VARESE, 27 gennaio 2023- di GIANNI BERALDO-
Una mattinata commovente, toccante, pregna di significati profondi che ancora una volta devono fare riflettere tutti noi.
Per la Giornata della Memoria il Comune di Varese e Anpi provinciale, hanno organizzato quello che a tutti gli effetti si può considerare un evento. Una data importate per la città che si colloca nell’alveo dei grandi avvenimenti di taglio sociale e culturale, ma che si permea della necessaria storicità utile a contestualizzare drammatici fatti storici,
Eventi tragici ricordati oggi con una serie di iniziative significative. Come la consegna delle medaglie d’onore concesse dal Presidente della Repubblica ai cittadini italiani, militari e civili, deportati e internati nei lager nazisti. Medaglie ritirate dai parenti tutti visibilmente commossi nel ricordo della sofferenze patite dai loro cari.
Sette le medaglie distribuite (con sottofondo musicale dal vivo) dal prefetto di Varese
Salvatore Pasquariello, al cospetto di un salone gremitissimo composto da una platea di giovani e giovanissimi studenti.
Le sette persone ricordate sono: Angelo Banfi, con medaglia ritirata dalla nipote Maria
Grazia e marito Silvano Martelozzo; Angelo Cedro, medaglia ritirata dal figli Armando; Francesco Pozzi, medaglia ritirata dal figlio Danilo e la pronipote Alice; Carmine Salomone, ritirata dai figli Antonella e Massimo; Pierino Sartoris, dal figlio Davide; Adelmo Turrini, dalla figlia Annamaria e pronipote Andrea; Santo Zanrosso, medaglia ritirata dal figlio Angelo.
Dopo l’introduzione da parte di rappresentanti istituzionali come il sindaco Davide Galimberti, il presidente della Regione Attilio Fontana e quello della Provincia Emanuele Antonelli, prima della consegna delle medaglie la mattinata ha previsto importanti interventi a carattere storico ricordando quel triste periodo. Narrazione come al solito efficace messa in atto dapprima dalla ricercatrice storica Francesca Boldrini poi dall’assessore alla Cultura, in questo caso calatosi nuovamente nel suo ruolo professionale di professore di storia, Enzo Laforgia bravo nell’evidenziare alcuni episodi antisemiti con conseguenti deportazioni avvenuti a Varese durante il fascismo. Laforgia che ha concluso il suo intervento con “L’importante è cercare il senso di quello che è accaduto”. Molto sentito pure l’intervento di Ester De Tomasi, presidente Anpi provinciale che ha concluso la prima parte della mattinata.
Poi l’evento forse più atteso, ossia la posa delle prime Pietre d’Inciampo le prime
nella storia della nostra città. Ricordiamo che le Pietre d’Inciampo sono dei piccoli blocchi quadrati di pietra (10×10 cm), ricoperto di ottone lucente, solitamente posto davanti la porta della casa nella quale ebbe ultima residenza un deportato nei campi di sterminio nazisti e mai più tornato. Sulla pietra viene ricordato il nome, l’anno di nascita, il giorno e il luogo di deportazione, la data della morte.
Nel caso specifico le Pietre d’inciampo, quattro, che sono state poste simbolicamente (alla presenza del vice sindaco Ivana Perusin) sul marciapiede di via Sacco, in prossimità dell’ingresso principale di Palazzo Estense (sede del Comune), ricorderanno a tutti i passanti, a tutti i cittadini quanto grandi siano stati Calogero Marrone, deportato e ucciso a Dachau; Antonio Paolo Virgani, deportato e ucciso a Mauthausen; Mario Molteni, deportato e ucciso a Gusen e Luigi Morellini, deportato e ucciso a Hinterbruhun
Anche in questo caso palpabile l’emozione sia dei parenti delle vittime che di tutti i
presenti alla cerimonia, trasferitesi dal Salone Estense al luogo della posa avvenuta verso le 11, con i quattro blocchetti sorretti tra le mani di altrettanto giovanissimi studenti che li hanno poi consegnati uno alla volta tra le esperte mani di un operaio addetto alla posa sul marciapiede.
“Ora finalmente siete tornati a casa per sempre”, ha ricordato Ester De Tomasi che in qualità di presidente provinciale Anpi ha fortemente voluto che Varese ricordasse i suoi martiri uccisi dalla follia nazifascista.