La donna, grazie alla guida dell’ostetrica, può scegliere se stare a letto oppure utilizzare qualcuno dei dispositivi presenti che possono aiutarla a trovare la posizione migliore: la sfera, la vasca, la liana, il materasso. Dopo il parto, mamma, papà e bebè restano insieme. Il neonato, appena nato, viene posto sul petto materno e lì resta tranquillo per un paio d’ore, quando arriva la puericultrice per lavarlo e sottoporlo alle profilassi.
Entrando nella Stanza della Cicogna, l‘impressione è quella di trovarsi in una casa: un bilocale con parquet, una piccola libreria, delle candele, dei quadri alle pareti dipinte di un caldo color pesca, che dà alle due stanze un’atmosfera accogliente e intima. Non tutte le gravide, però, possono partorire nella Stanza della Cicogna: requisito fondamentale è che la gravidanza sia stata fisiologica, per garantire la massima sicurezza di mamma e bambino.
Ma se anche ad una donna venisse preclusa la possibilità di partorire nella Stanza della Cicogna, la filosofia perseguita in tutti i punti nascita dell’ASST Sette Laghi è da tempo quella di ‘portare la cicogna fuori dalla Cicogna’: “Il nostro impegno – spiega il Prof. Fabio Ghezzi – è quello di rendere il parto un momento ‘famigliare’, intimo e il più naturale possibile per tutte le quasi 4mila donne che ogni anno scelgono di partorire nei nostri tre punti nascita. Tutto questo, però, senza risparmiare in sicurezza, che resta una priorità“.
Anche nelle sale parto, di Cittiglio, come di Varese e Tradate, le gravide trovano, infatti, la possibilità di vivere il parto in maniera dolce: “Dopo le restrizioni che si sono rese necessarie durante l’emergenza covid, e che certamente ci hanno molto penalizzato nella possibilità di declinare appieno questa impostazione – precisa Ghezzi – i nostri punti nascita stanno reintroducendo quelle misure che permettono alla coppia di vivere il parto in tutta la sua portata di valori ed emozioni“.
La novità più significativa reintrodotta a partire da oggi, primo febbraio, all’Ospedale Del Ponte, è la riattivazione di un’esperienza avviata nel 2019, grazie alla strettissima collaborazione con la Neonatologia diretta dal Prof. Massimo Agosti: si tratta del ‘cesareo dolce’, che prevede, tra le altre cose, la presenza del papà in sala operatoria per i cesarei programmati e in assenza di situazioni di rischio per mamma e bebè.
Inoltre, l’orario di visita in tutti i reparti di Ostetricia è tornato dalle 14.00 alle 18.00, fermo restando il diritto di ogni donna, qualora ne avesse necessità e ne facesse richiesta, di avere accanto il proprio caregiver (compagno, mamma o persona di fiducia) concordandone la presenza con il personale, nel rispetto delle altre degenti.
Nelle sale parto di tutti i punti nascita, inoltre, sono presenti i dispositivi per rendere il parto più comodo, assecondando le preferenze e le necessità di ogni donna, e viene proposto il bonding materno precoce, un termine tecnico che indica la pratica di appoggiare il neonato sul petto materno subito dopo la nascita, se non ci sono controindicazioni.
“Queste attenzioni all’aspetto ‘dolce’ del parto ci stanno a cuore tanto quanto la sicurezza di mamma e bambino – tiene a precisare il Prof. Ghezzi – Quando le condizioni di salute sconsigliano una pratica, lo spieghiamo alla paziente e cerchiamo di adattare la nostra organizzazione e le diverse opportunità alle esigenze di ciascuna. Non è facile mantenere questa impostazione con quasi 4mila parti all’anno, ma questi numeri sono significativi non solo perché confermano l’attrattività dei nostri punti nascita, ma anche perché rappresentano la premessa stessa della sicurezza che offriamo alle pazienti. Una rete che ospita così tanti parti è garanzia di sicurezza e completezza del servizio offerto, oltre che della grande esperienza e professionalità di chi vi presta servizio, e non mi riferisco solo ai ginecologi, alle ostetriche e agli infermieri della mia struttura, ma a tutta la squadra che collabora con noi, a partire dai neonatologi e dagli anestesisti“.