Presentato a Varese il docufilm sulla vita di Mauro della Porta Raffo: ospiti molti amici tra cui Salvi e Memo Remigi

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Mauro della Porta Raffo (da sx)

VARESE, 25 febbraio 2023-di GIANNI BERALDO-

Un filo di commozione ed emozione ma pure tanta ironia e voglia di scherzare dall’alto di una vita vissuta a cento all’ora di Mauro della Porta Raffo non è cambiata negli anni. Certo l’aspetto fisico come tutti risente del passare degli anni (quest’anno sarannpo 79 candeline). Poi ci mancava il covid che lo ha colpito nel 2021 rendendo la sua salute meno salubre e più precaria (oggi si muove aiutandosi con l’ossigeno) ma fondamentalmente rimane lo stesso istrione di un tempo. Quel giornalista, scrittore, saggista e politologo, ma soprattutto personaggio stimato e rispettato da tutti, non foss’altro per quell’elevato spessore culturale che lo ha sempre contraddistinto e che tante soddisfazioni gli ha regalato sotto il profilo professionale.

Mauro della Porta Raffo però è molto altro. Per capirlo e conoscerlo più a fondo sarebbe

Il presidente Fontana con Raffo

sufficiente vedere il docufilm ‘Due o tre cose che so di me’, opera del regista e giornalista Gianluca Mattei, presentato questa mattina in anteprima alla Sala Giove del Cinema Multisala Impero di Varese. Una sala stracolma di amici, conoscenti ed estimatori che in parte consocevano la sua lunga e attivissima vita ma con diverse chicche delle quali pochi erano al corrente.

Un appuntamento importante al quale, oltre al protagonista, hanno partecipato in veste di amicizia e non istituzionale anche alcuni personaggi politici come sindaco di Varese Davide Galimberti o il neo eletto Presidente della Regione Attilio Fontana chiamato da Mauro sul palco prima dell’inizio proiezione raccontando altri simpatici aneddoti <<Ho sempre stimato e apprezzato Mauro, anche

Memo Remigi

quando si candidò sindaco contro di me alle elezioni amminstrative. Certo quei 4 voti che prese potevano fare la differenza>>, scherza Fontana a suo agio nella sua città al cospetto di tanti amici comuni. Sul palco oltre al regista anche il gironalista e granbde intenditore di cinema Diego Pisati bravo nel presentare il personaggio in una veste attoriale, cosa ribatito dallo stesso regista Mattei <<girando le scene tra le mille nuove cose che ho scoperto di Mauro anche la sua infinita pazienza nel girare più volte alcune scene, scoprendo che ha del talento anche come attore. Come se non bastasse tutto il resto>>.

In effetti l’oretta del docufilm girato nel 2020 (quando della Porta Raffo non era ancora stato colpito da covid) scorre agevolmente tra le varie scene girate in quelle località che hanno inciso in maniera indelebile nella vita di Mauro.

Il docufilm inizia con delle bellissime sequenze girate sul lungolago di Bissone (nel Canton Ticino) sotto la pioggia, dando al tutto una sorta di oniricità come conviene al personaggio. Prime scene che raccontano la storia della sua famiglia, di mamma e papà che hanno formato in maniera impoortante il piccolo Mauro predisponendolo a una visione della vita dove arte e cultura potessere essere importanti fondamenti della su crescitaà Certo, in un simile contesto le cose risultano poiù semplici, ma Mauro di suo ci ha messo un’intelligenza fuori dal comune e quella voglia di vivere la vita in tutte le sue mille sfacettature come fosse una perenne scena alla ‘Amici miei’.

Un’ora durante la quale scorrono gran parte degli episodi che ne hanno caratterizzato al sua vita, come la consocenza e amicizia con il grande scrittore luinese Piero Chiara che

Sala Giove stracolma per la prima del film

lo ha iniziato al gioco frequentando ippodromi, casinò, o bische casalinghe <<dove vi era un tavolo da gioco io c’ero. A un certo punto, per l’ennesimna volta ritrovatomi squattrinato, decisi di dire basta cambiando vita>>, narra Mauro nel film alla sua maniera apparentemente scanzonata.

Se Mauro si racconta, nel docufuilm vi sono amici che invece lo raccontano. Come Vittorio Sgarbi, Aldo Cazzullo, Francesco Salvi, Memo Remigi ma soprattutto l’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli che con lui ha condiviso diverse situazioni di taglio culturale spesso invitato anche ai Salotti di Mauro della Porta Raffo chd si svolgevano al mai dimenticato Caffè Zamberletti dove sono transitati negli anni ben 250 ospiti tutti di rilievo.

Girato e montato molto bene il docufilm non annoia, anzi appssiona sempre più mentre le scene si dipanano a livello temporale. Tra queste da segnalare quelle girate ad Arcumeggia dove Mauro e Piero Chiara idearono quello che poi è diventato per tutti il paese degli artisti. Qui Mauro si dilunga raccontando insieme ad artisti e abitanti del luogo, i suoi anni trascorsi in questo luogo scoperto dal papà decenni anni prima.

Interessanti anche i primi piani sequenza così come le zoomate su alcuni dettagli che accompagnano virtualmente lo spettatore in altro luoghi di Varese a lui cari, come ad esempio la trattoria Bologna <<qui vi ho portato a pranzare tutti i miei ospiti del Salotto ma anche altre persone. Una delle poche trattorie rimaste con un ambiente ancora familiare grazie alla tradizione da padre e figlio>>.

Un pizzico di nostalgia pervade il protagonista quando alcune scene lo riprendono in pieno centro città, in corso Matteotti per la precisione, dove Mauro racconta diverse storie del passato ma anche del presente bazzicando la sede fissa del Bar Biffi, luogo di incontri

Una delle sequenze inziali del docufilm

sempre interessanti. Ovviamente si parla pure della sua grande passione per gli Stati Uniti, per la sua letteratura, la sua storia ma soprattutto la sua politica, Mauro infattì è considerato uno dei massimi esperti al mondo di elezioni presidenziali americane: peccato che lui negli Stati Uniti non vi sia mai stato <<basta aprire un capitolo di un libro, di un romanzo americano e si vola verso una nuova storia. Tutto questo senza muoversi. Ma d’altronde spesso la storia di un paese la racconta meglio che in quel posto non vi è mai stato, approfondendo le conoscenze attraverso al lettaratura certamente più obiettiva, dando pure via libera alla fantasia>>.

Insomma ‘Due o tre cose che so di me’ è una bella, vera, storia di una personaggio unico e inimtabile che ha ancora tante cose da raccontare e che tutti dovrebbero conoscere. E questo docufilm riesce benissimo nell’intento.

direttore@varese7press.it