Paziente affetto da febbre ignota trattato con Bacillo di Calmette-Guérin all’Ospedale di Busto Arsizio

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Il professore Ghiringhelli (foto malpensa24.it)

BUSTO ARSIZIO, 13luglio 2023 –Un altro studio condotto dal Dott. Paolo Ghiringhelli, Direttore di Struttura Complessa e Primario dell’Unità Operativa Complessa di Medicina 2 dell’Ospedale di Busto Arsizio è stato pubblicato sulla rivista medico-scientifica Hospital and Clinical Management.

Il caso in oggetto focalizza l’attenzione su un paziente ultrasettantenne sottoposto, negli anni, a diversi interventi come meniscectomia artrosco­pica del ginocchio sinistro, resezione trans-ureterale della prosta­ta per ipertrofia prostatica benigna e decompressione del tunnel carpale sinistro.

Nel 2022, il paziente precedentemente sottoposto a resezione trans-ureterale della vescica per neoplasia uroteliale, viene ricoverato per febbre nella UOC di Medicina Interna diretta dal dr. Paolo Ghiringhelli.

A seguito dell’intervento chirurgico, il paziente viene trattato per sei mesi consecutivi con instillazioni endovescicali ambulatoriali con il Bacillo di Calmette-Guérin (BCG), l’ultima delle quali eseguita nell’agosto del 2022.

Un mese prima dell’ultima somministrazione, tuttavia, compaiono nel paziente febbricola serotina, astenia e sudorazioni notturne. A seguito di ricovero presso il reparto di Medicina Interna e numerosi ulteriori accertamenti, dalla diagnosi finale emerge che il paziente è affetto da BCGite.

L’infezione da BCG a esordio precoce, come in questo caso, presenta manifestazioni sistemiche quali febbre, tosse, sudorazione, prostrazione e calo ponderale.

Nel caso del paziente in cura presso l’Ospedale di Busto Arsizio, i sintomi legati ad una malattia localizza­ta, associata a BCG intravescicale, possono essere indistinguibili da quelli attribuibili a un’infezione batterica del tratto urinario (UTI) non correlata a BCG. Per questo motivo, il sospetto clinico per M. bovis BCG come potenziale agente eziologico deve es­sere mantenuto nei pazienti che presentano sintomi di infezione delle vie urinarie (IVU) in un contesto clinico appropriato.

E’ stato quindi predisposto un protocollo terapeutico semestrale con antimicobatterico, senza l’uso di pirazinamide, che ha permesso un progressivo miglioramento e recupero fisico nel paziente, oltre alla scomparsa della febbre (che i ripetuti cicli di antibiotici non erano riusciti a risolvere).

“Il caso trattato mette in luce l’importanza di una rapida diagnosi per prevenire lo scadimento delle condizioni fisiche e ridurre gli sprechi sanitari”, sottolinea il Dott. Paolo Ghiringhelli, “A tale scopo, risulta fondamentale la raccolta dettagliata dell’anamnesi, specialmente nei casi di più difficile identificazione della patogenesi. E’ importante anche evitare l’uso indiscriminato di antibiotici, specialmente quando emo e urocolture sono negative, perché può determinare l’insorgenza di resistenze batteriche”.