VARESE, 7 dicembre 2023- di GIANNI BERALDO-
Una serata, un incontro speciale e importante quella svoltasi questa sera nella sede dell’associazione varesina Un’Altra Storia, che ha visto protagoniste Alba Bonetti, presidente nazionale di Amnesty International e la dottoressa Emanuela Dyrmishi (Itree – Immigrazione Integrazione Inclusione). Incontro pubblico dove si è parlato di guerre, conflitti e diritti umani, moderato da Giuseppe Musolino, presidente di Un’altra Storia,
Dopo una breve introduzione dello stesso Musolino, a fare chiarezza sullo stato delle cose in ambito di Diritti Umani ci ha pensato ovviamente la presidente Bonetti, raccontando di come Amnesty International Italia in 60 anni di attività (organizzazione non governativa fondata da Peter Benenson nel 1961)sia sempre stata artefice di grandi lotte per mettere in primo piano i diritti umani, l’essere come persona e non oggetto da sfruttare, torturare, seviziare o sopprimere a livello psicologico. Tutto questo indipendentemente dal contesto: sia esso un conflitto, una guerra, scenari migratori, ma pure su temi di strettissima attualità come la violenza di genere.
Bonetti dall’alto della sua ultra decennale esperienza in Amnesty, ha saputo calamitare l’attenzione dei presenti (saletta piena) con quella verve dialettica che la contraddistingue, ma soprattutto raccontando fatti e avvenimenti inconfutabili che hanno visto Amnesty in primo piano.
E di lavoro in tal senso purtroppo ve ne è parecchio. E non solo per Amnesty International ma pure per le numerose e attivissime altre associazioni che operano in ambito umanitario in situazioni spesso molto difficili.
Giusto per citare qualche dato, basti pensare che attualmente nel mondo vi sono 59 guerre in corso, tra cui ovviamente quella tra Russia e Ucraina oppure il conflitto Israele- Palestinese.
Fronti caldissimi dove i diritti umani solitamente vengono calpestati ma non dimenticati. Atti brutali di torture, stupri e quant’altro purtroppo tipico di ogni guerra o conflitto ma non solo.
<<Ci troviamo in un periodo di massima conflittualità dalla seconda guerra mondiale in poi.
Amnesty International riconosce l’uso della forza nel caso di legittima difesa, difendiamo i diritti umani di tutti, anche dei prigionieri di coscienza ma anche quelli politico., Per questo chiediamo che vi sia un processo equo secondo il diritti internazionale.
Vi sono delle regole anche in guerra, ad esempio il fatto che vi siano degli uomini armati davanti a un ospedale non fa sì che esso sia un obiettivo militare>>, dice Bonetti.
Interessante l’aspetto riguardante la Giurisdizione Universale per Crimini internazionali alla quale hanno aderito 123 Paesi al mondo, ma non Russia e Stati Uniti che non si riconoscono in questa forma di giudizio.
Diritto Internazionale che non sempre si può attuare ma a spesso funziona. Come spiega ancora Bonetti con un esempio <<In Germania sono arrivati dei profughi siriani terrorizzati ma insieme a loro sono arrivati anche dei delinquenti. Segnalati da un richiedente asilo, la Germania ha attivato il la Giurisdizione Universale facendone arrestare 6. L’Italia non ha attivato questo Giudizio e non abbiamo traccia che l’abbia chiesto qualche volta per dei crimini particolari>>
Durante l’incontro viene ricordato come nel 2011 il tribunale militare dell’ex Jugoslavia abbia stabilito che tutte le violenze subite dalle donne durante la guerra, siano stati classificati come crimini contro l’umanità: una sentenza storica.
Lo stupro è uno dei reati che ha meno condanne al mondo: 10% in tempo di pace molto meno durante le guerre.
La presidente di Amnesty da noi intervistata prima dell’incontro ci parla della dolorosa vicenda che ha visto triste protagonista il giovane ricercatore universitario Giulio Regeni, torturato a morte dai servizi segreti egiziani, vicenda che Amnesty ha seguito e supportato fin dalle prime fasi <<Siamo molto soddisfatti che i quattro autori siano stati condannati seppur in contumacia i quali, vorrei ricordare, sono ritenuti gli esecutori materiali, anche se pubblicamente non state divulgate notizie a riguardo dei mandanti di un omicidio efferato e terribile>>.
A seguire interessante pure l’intervento di Emanuela Dyrmishi, medico che ha operato negli anni in varie zone a rischio, oltre a maturare grandi esperienze in ambito internazionale collaborando come analista per la Farnesina prima e con la nato successivamente. Ora vive e lavora nel Canton Ticino raccontando che <<Nasco come medico, la guerra e conflitti li ho vissuti personalmente. Poi conosciuti attraverso i mie pazienti che arrivavano e arrivano da zone di guerra o conflitti>>. La dottoressa Dyrmishi racconta episodi diversi della sua formazione, della sua storia senza dimenticare il trattamento nei confronti dei migranti <<Già mettere queste persone nei centri è una violenza. Tutti noi dovremmo leggere Orgoglio e Pregiudizio, un classico della letteratura internazionale che aiuta a riflettere.
I miei pazienti mi hanno insegnato molto, gente che ha vissuto la violenza direttamente>>,
Parlando di Diritti Umani aggiunge <<Per il diritto mi viene in mente che una volta ho avuto come pazienti due donne: una vittima di violenza delle Tigri Tamil e un’altra donna, che aveva subito lo stesso tipo di violenze, era dall’altra parte della barricata: insomma vittima e carnefice erano sullo stesso piano a livello di conseguenze. Questa è la brutalità della guerra, dei conflitti dove le donne spesso sono quelle che subiscono maggiormente e in ogni caso. Le guerre sono sempre state così e le violenze sono da tutte le parti>>.
Tanti e diversificati i temi trattati durante la serata, che ha pienamente soddisfatto le aspettative del pubblico presente.
Serate come queste aiutano a prendere consapevolezza di quanto sia importante il rispetto della persona, delle sue idee, della sua caparbietà nell’andare contro le regole se esse sono deleterie e improponibili, nei riguardi della libertà che ognuno di noi dovrebbe avere senza subire maltrattamenti, sevizie o vessazioni psicologiche.
In poche parole il rispetto per i diritti umani.