Ci scrivono: ”Della Quercia di Crugnola è rimasto un orribile moncone a far da guardiano alla statua della Madonna”

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 VARESE, 14 gennaio 2024-Spettabile redazione,
ho trascorso un giorno delle festività natalizie a Mornago (VA) in cui non ero mai stata. Durante una passeggiata nella frazione Crugnola, ho visto lo scempio di cui è stata vittima una Quercia in via Fratelli Cairoli. Mi è stato raccontato della sua recente stroncatura nonostante non avesse problemi particolari tant’è che la scorsa Estate ha resistito a cinque eventi atmosferici traumatici.
Ho visto alcune fotografie scattate qualche mese fa alla Quercia che mi sembrava in ottimo stato. In ogni caso mi accerterò delle ragioni del taglio facendo una richiesta di accesso agli atti presso il Comune di Mornago che spero abbia agito per il bene dell’albero e della comunità tutta anziché per l’interesse di qualcuno.
Ciò che appare allo stato attuale è un orribile moncone rimasto a far da guardiano alla statua della Madonna, nota appunto come Madonna della Quercia, che adesso non può più fregiarsi di tale titolo. L’albero aveva un significato simbolico anche in virtù del suo legame con la religione; suppongo che il suo taglio non sia stato gradito da chi è credente.
Inoltre nello stemma del Comune di Mornago appaiono rami di Quercia, forse a testimonianza di un legame speciale del genere Quercus con il territorio: legame così speciale da meritare una stroncatura.
Il taglio degli alberi è una questione sempre più dibattuta; alla base ci sono incapacità gestionale e mancanza o assenza di sensibilità per la vita di esseri viventi vegetali, peraltro indispensabili alla vita umana. Gli alberi, più che essere tutelati, sono perseguitati: trasformati in bacheche per locandine abusive, verniciati e incisi con scritte e disegni, ridotti a scheletri, potati selvaggiamente, capitozzati, sbracati, stroncati… e via elencando con violenze, maltrattamenti e vandalismi.
Solo una politica votata al cattivo gusto, incurante del decoro, può permettere ciò.
A proposito di monconi, comprendo che, nel trattare alberi morti o malati, non sempre sia possibile sradicarli, ma bisognerebbe farlo nel caso in cui lo sradicamento non comportasse un dissesto della pavimentazione. Se non è possibile sradicarli, almeno si rendano i monconi decorosi, trasformandoli in fioriere o seggioline per bambini, come accade in certe località turistiche attente al decoro urbano.
Il termine “robur” è il nome latino della Quercia e ha anche il significato di forza, a testimonianza che parecchie società sportive hanno questo termine nel loro nome.
La Quercia di Crugnola era davvero priva di forza al punto da non poter più vivere una vita dignitosa per sé e da essere considerata un pericolo per la comunità?
Il taglio alla Quercia è compiuto, tuttavia spero che il Comune faccia tutto il possibile con le cosiddette “opere compensative”. Per esempio, spero che su territorio comunale sia applicata la Legge 113/1992 “Obbligo per il comune di residenza di porre a dimora un albero per ogni neonato, a seguito della registrazione anagrafica.” modificata dall’art. 2 della Legge 10/2013 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani.” e che siano applicati in modo particolare l’art. 1 “Disposizioni in materia di Giornata nazionale degli alberi” e l’art. 6 “Promozione di iniziative locali per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”.
Per quel che ho potuto vedere a Crugnola, penso che la Quercia costituisse un bene prezioso per la comunità.
Qualcuno si è seduto all’ombra di quell’albero perché qualcun altro l’ha piantato molto tempo fa. Il minimo che possa fare il Comune è garantire la stessa ombra, nello stesso posto, alle generazioni future, pertanto invito il Comune di Mornago alla piantumazione di un’altra Quercia nello stesso posto. Ogni albero ha la prerogativa dell’unicità, ma almeno si onori la morte di un albero, donando la vita a un altro albero; sarebbe un segnale di civiltà che vorrei trovare al mio ritorno a Crugnola.
«Per me, i bambini devono sempre scoprire e imparare nuove parole. Non dico mai “questo è un albero”, dico “è una quercia, o un faggio” ». (Tomi Ungerer)
Cordiali saluti.
Paola Re