VARESE, 6 marzo 2024-FemVa aderisce all’ottavo sciopero globale femminista e transfemminista indetto da Non Una di Meno e, in Italia, da diversi sindacati a livello nazionale e regionale, e organizza per il secondo anno consecutivo un corteo cittadino a Varese.
“Aderiamo invitando tutte le donne del territorio a scioperare venerdì 8 marzo dal lavoro produttivo e riproduttivo. Cosa significa? Significa astenersi dal lavoro salariato, ma anche da tutte quelle mansioni di cura di cui le donne si fanno carico tutto l’anno, in maniera ovviamente non retribuita: occuparsi dei figli, cucinare, pulire e così via. Le donne sono quasi sempre le caregiver di qualcuno, e sappiamo quanto sia difficile astenersi da un tale ruolo anche solo per 24 ore. Sappiamo che molte donne non hanno alternativa, e venerdì saremo in piazza anche per loro”.
L’appuntamento è alle 17.00 in Piazza Monte Grappa a Varese. Il benvenuto alla piazza sarà dato dalle allieve e dagli allievi circensi di Spazio Kabum, da sempre associazione amica e sostenitrice di FemVA, e dal collettivo stesso.
Il corteo partirà verso le 17.30 per snodarsi attraverso le strade cittadine, e non solo nel centro pedonale: “Sarà un corteo particolare, percorreremo anche strade un po’ fuori dai classici percorsi delle manifestazioni” racconta il collettivo “per riappropriarci di uno spazio pubblico che in questo momento storico e politico significa tanto: significa libertà di movimento, significa libertà di espressione, libertà di dissenso. Lo faremo coi nostri corpi e con le nostre voci”.
Il corteo prevede infatti, come quello dello scorso anno, alcune tappe di stop, dove verranno letti dei brevi interventi al microfono. I topics di quest’anno? “Ancora una volta l’educazione, ovviamente. Perché non ci stancheremo mai di chiedere, anzi pretendere, una vera educazione sessuale e affettiva nelle scuole: non una qualunque, magari gestita dai Centri Pro Vita o dalle associazioni cattoliche. Ma un’educazione sessuale laica, sistemica, retribuita, aggiornata, fondata sul tema del consenso, sulla formazione alla parità ma anche alle differenze. Questo tema ovviamente mette in discussione il sistema educativo nel suo complesso: non è un caso che le professioni educative siano tra le più femminilizzate e al contempo tra le meno retribuite, meno riconosciute e più invisibili d’Italia” racconta Letizia Milan.
“Non possiamo non parlare di violenza, anche quest’anno, sempre” continua Giulia Franceschina. “Credete che dopo il clamore sollevato dal femminicidio di Giulia Cecchettin il numero di femminicidi sia diminuito? Niente affatto. I numeri parlano sempre di una donna uccisa ogni tre giorni, come media. Il 25 novembre a Varese abbiamo avuto centinaia di persone in piazza con noi contro questo sistema patriarcale che ci uccide, ci opprime ed è all’origine non solo dei femminicidi ma di ogni violenza di genere. Pensate a una piramide: la punta della piramide sono i femminicidi, ma alla base ci sono tutta una serie di violenze di tipo diverso che sostengono quei femminicidi.
Dalle cosiddette “chiacchiere da spogliatoio” al catcalling, dalla violenza economica a quella psicologica, dallo stalking alle minacce, alle botte, allo stupro. Si chiama proprio “piramide della violenza”. Questo 8 marzo porteremo quindi in piazza la giornata-tipo di una donna italiana del 2024: dimostreremo che la violenza patriarcale ci perseguita da quando ci alziamo la mattina a quando andiamo a dormire. Ma ovviamente non potremo tacere quello che stanno subendo in questi mesi le donne palestinesi: la guerra è l’espressione massima della violenza patriarcale, e in quanto tale ha nelle donne, nei bambini e nelle persone queer le sue prime vittime. Quello che è in corso è un vero e proprio genocidio, e come donne transfemministe lo denunciamo a voce alta. Saremo in piazza anche per una Palestina libera”.
Tra le novità di quest’anno, un affondo sul tema del lavoro e dell’anticapitalismo. “Il capitalismo, con la sua parola d’ordine “accumulare”, è un intreccio di sessismo, colonialismo, razzismo, classismo ed esclusione di ogni soggettività ai margini, e soprattutto di sfruttamento della Terra che abitiamo. È un sistema che si fonda sulla prevaricazione, come il patriarcato. Per questo, un movimento femminista e transfemminista che vuole essere plurale ed intersezionale non può che essere anticapitalista. Pensiamo al lavoro di cura che svolgiamo in quanto donne: gratuito e infinito, ci rimane appiccicato addosso anche quando approdiamo a quello salariato, costringendoci a un equilibrismo forzato tra casa e lavoro. Un secondo lavoro non ci ha mai liberate dal primo, ci ha solo rese più stanche, più sovraccaricate, più sole, più esposte agli abusi e alle violenze e con meno tempo per lottare contro entrambi. Vogliamo un lavoro diverso. Ci rifiutiamo di seguire la strada che il capitalismo e il patriarcato hanno tracciato per noi” afferma Anna Calò.
“Riprenderemo il tema della salute e della sanità di genere con cui avevamo aperto l’8 marzo 2023, ma lo faremo attraverso due contributi cartacei che distribuiremo in piazza: una mappatura dei consultori della provincia di Varese e un Vademecum sulla violenza ostetrica e ginecologica. Sono il frutto di un lavoro lungo un anno” conclude Silvia Resteghini, “Mentre questo 8 marzo lo apriremo parlando di un tema per noi altrettanto prezioso: quello dei corpi. Cosa vuol dire oggi parlare di corpi? Come viene trattato il corpo della donna dalla società? Come questo essere un corpo di donna si intreccia all’essere un corpo grasso, queer, con disabilità, neurodivergente, vecchio o razzializzato? Ci sono corpi che siamo abituat3 a considerare corpi “non conformi”, “corpi ai margini”, eppure sono in mezzo a noi, siamo noi. Quella marginalizzazione noi vogliamo dirla, denunciarla: siamo stanch3 di subire pregiudizi e discriminazioni. Anche del nostro corpo facciamo una questione politica”.
Per Varese, in questo 8 marzo sarà chiaro che la lotta femminista va di pari passo con la lotta che portano avanti i popoli oppressi, con quella degli attivisti per il clima, con il pacifismo, con l’antirazzismo, con l’anticapitalismo. “Tenere insieme tutto questo è complesso, i femminismi stessi sono in continua evoluzione e non abbiamo la pretesa, come collettivo, di essere onniscienti. Per questo, l’8 marzo ci prendiamo uno spazio e un tempo pubblico e cerchiamo di condividerlo con quelle realtà che portano avanti, sul nostro stesso territorio, altre lotte, diverse dalla nostra ma parallele e ugualmente importanti (pensiamo ad esempio a Fridays for Future Varese o al Comitato per la Palestina). Per quanto ci riguarda, portiamo in piazza la nostra lotta femminista simbolicamente un giorno, l’8 marzo, per darle visibilità e coinvolgere più persone possibile; ma la nostra lotta è quotidiana e dura 365 giorni l’anno”.
Per tutta la durata del corteo sarà presente un’interprete LIS sul furgone di testa; sarà inoltre possibile leggere e scaricare gli interventi e i materiali dai social di FemVA o tramite QRCode.