VARESE, 12 marzo 2024-Mentre i Cristiani osservano la Quaresima e i Musulmani si preparano a onorare il mese di Ramadan, il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (JRS) si unisce alla Comunità Religiosa Islamica Italiana (COREIS) nel sollecitare un radicale ritorno agli insegnamenti fondanti delle nostre rispettive religioni, le quali esortano ad amare l’unità al di sopra delle divisioni, nel rispetto delle differenze, e a portare costante dignità per la vita di ogni persona.
Rivolgiamo questo appello per un immediato cessate il fuoco a Gaza e per la incondizionata liberazione di tutti gli ostaggi rapiti il 7 Ottobre 2023 in Israele. L’impegno a nutrire e curare dalle ferite la nostra umanità condivisa ci spinge a piangere e pregare per ogni singola vittima della terribile violenza che pervade il mondo, senza distinzioni di provenienza
Durante questo tempo di preghiera e digiuno, ci appelliamo ai credenti e a tutti coloro che si dispongono al bene per sostenere l’umanità condivisa che è tanto cara alle nostre fedi e in particolar modo per moltiplicare gli sforzi per l’ottenimento di una immediata e definitiva fine delle violenze di ogni genere a Gaza che permetta a Ebrei, Cristiani e Musulmani di vivere pienamente il beneficio sacro della Quaresima e di Ramadan e delle festività religiose di Eid al-fitr, Pasqua e Pesach.
Lanciamo inoltre l’appello affinché venga dato tutto il supporto possibile alle coraggiose e profetiche persone che, pur sperimentando la violenza nelle proprie vite, sono ancora capaci di pensare a un tale futuro per ognuno nella regione. Sono essi gli attori che dovrebbero venire ascoltati e rafforzati in questa situazione.
Insieme, esprimiamo solidarietà alle vittime della violenza e ci uniamo alle loro accorate richieste di pace e di rispetto per l’umanità che condividiamo.
Insieme, continuiamo a farci ispirare dalle parole di Papa Francesco e dell’Imam Ahmad al-Tayyeb nel Documento sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune (2019), che ci invita ad “adottare la cultura del dialogo come via; la collaborazione comune come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio” e condanna “il terrorismo esecrabile che minaccia la sicurezza delle persone, sia in Oriente che in Occidente, sia a Nord che a Sud, spargendo panico, terrore e pessimismo (che) non è dovuto alla religione – anche se i terroristi la strumentalizzano – ma è dovuto alle accumulate interpretazioni errate dei testi religiosi, alle politiche di fame, di povertà, di ingiustizia, di oppressione, di arroganza; per questo è necessario interrompere il sostegno ai movimenti terroristici attraverso il rifornimento di denaro, di armi, di piani o giustificazioni e anche la copertura mediatica, e considerare tutto ciò come crimini internazionali che minacciano la sicurezza e la pace mondiale. Occorre condannare un tale terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni.”