TRADATE, 14 maggio 2024-Le riforme si scrivono insieme e sono vere riforme se rispettano i principi fondamentali della nostra Costituzione. L’invito, o meglio, il monito del Capo dello Stato indirizzato alle forze politiche è apparso come un avvertimento per evitare pasticci istituzionali. Un monito caduto nel vuoto.
Il Governo va avanti sulla riforma del premierato approdata al Senato dopo essere stata emendata dalla commissione affari costituzionali del Senato. Inizia così l’iter previsto dall’art.138 Cost. fino alla approvazione della riforma. Le riforme sono necessarie per il nostro Paese e del resto, la stessa costituzione prevede dei meccanismi di modifica costituzionale. Ma quando si tratta della Costituzione le riforme devono salvaguardare e non mettere in discussione i principi fondamentali della Repubblica e quei pesi e contrappesi previsti dai Costituenti per evitare che il Paese potesse sprofondare nella deriva plebiscitaria ed assumere una piega autoritaria. La proposta del governo purtroppo si muove nella direzione che i Costituenti volevano evitare. Loro guardavano lontano quando hanno scritto la nostra Costituzione. Non questa classe dirigente. Una classe dirigente non legittimata dal voto popolare, se non formalmente, perchè eletta da una legge palesemente incostituzionale poiché i cittadini non scelgono i propri rappresentanti in palese violazione dell’art. 1 Cost.
Le giustificazioni addotte dal governo per il varo della riforma del premierato sono di comodo e non permettono comunque di superare l’evidente incompatibilità della riforma con i principi costituzionali. Ma questo non importa. Conta portare a casa la madre di tutte le riforme. Una riforma che con l’elezione diretta del presidente del consiglio provocherebbe uno squilibrio, uno sbilanciamento tra organi dello Stato e lo strumento dello scioglimento anticipato delle Camere diventerebbe arma di ricatto del premier eletto dai cittadini da esercitare nei confronti dei parlamentari riottosi o poco inclini ad esaudire le volontà del capo di governo eletto a suffragio universale.
Anche la durata della carica ( due mandati, anche un terzo in determinate condizioni) con gli ulteriori meccanismi previsti dalla riforma cancella quella alternanza che è il sale della democrazia.
La deriva plebiscitaria e la piega autoritaria che si nascondono nella sbornia dell’elezione diretta del premier segneranno l’alba di una democratura. Il Presidente della Repubblica e il Parlamento svuotati della loro funzione si accomoderanno in panchina. In campo ci sara’ il solo premier eletto , arbitro indiscusso delle vicende italiche, con ampi poteri. L’esatto contrario di ciò che prescrive la nostra Costituzione.
Questa riforma non serve al Paese. Al nostro Paese serve una legge elettorale proporzionale con la doppia preferenza per garantire la rappresentatività ad un Parlamento oggi delegittimato e che lo sarebbe maggiormente con la riforma del premierato che trasferisce la funzione legislativa nelle mani del premier eletto dai cittadini ( delega e decretazione d’urgenza). Per tornare ai partiti con radici culturali e valoriali. Così si combattono l’astensionismo e quel deficit di partecipazione democratica alla vita istituzionale del Paese. La riforma del premierato costituzionalizzerà il sistema maggioritario, in luogo di quello proporzionale previsto dalla carta, quindi un gran pasticcio istituzionale che gli italiani hanno il dovere in sede referendaria di rispedire al mittente, mancando i numeri in Parlamento ( la maggioranza dei 2/3 in ciascuna Camera) per l’approvazione diretta del testo di legge.
Le riforme sono condivisibili solo quando non mettono in discussione la democrazia e la liberta’. E sempre che siano veramente necessarie.
L’opposizione in Parlamento e nel Paese sul testo in discussione al Senato deve essere dura e senza sconti.
Noi faremo la nostra parte. Siamo una comunità di donne e uomini di liberta’ e ci muoveremo guidati dal ricordo di Giacomo Matteotti, ucciso dai fascisti il 10 giugno 1924 per avere difeso appunto la democrazia parlamentare. La sua lezione non sara’ dimenticata. Ieri come oggi.
NO ALLA RIFORMA.SI ALLA DEMOCRAZIA!
Luigi Ferro Presidente Associazione SOCIALISMO XXI