Turismo: enogastronomia sostiene i piccoli borghi. Il cibo in testa per il budget-vacanze

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(foto toscanapromozione.it)

VARESE, 24 giugno 2024 – Dai formaggi, ai salumi, al miele in tutte le loro più diverse declinazioni: il legame tra agricoltura e turismo continua a essere vincente nel Varesotto, mentre cibo è diventato la voce principale del budget della vacanza in Italia con oltre un terzo della spesa destinato alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per cibo di strada o souvenir enogastronomici in mercati, feste e sagre di Paese.

Una domanda che spinge anche i piccoli borghi dove le presenze dei turisti superano quelle del periodo pre-pandemia, rafforzate anche dall’incremento di un turismo di prossimità: ciò è evidente anche nella provincia prealpina, complice in primis la vicinanza sia con la metropoli milanese che con il bacino svizzero-ticinese. Per questo è ancor più importante valorizzare i territori interni, tenendo presente anche che nei comuni con meno di cinquemila abitanti dove nasce il 92% delle produzioni tipiche nazionali, una ricchezza conservata nel tempo dalle imprese agricole con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture storiche.

Il Made in Italy dal campo alla tavola vede complessivamente impegnati – sottolinea Coldiretti – ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio. Un record trainato da un’agricoltura che è la più green d’Europa con – evidenzia la confederazione – la leadership Ue nel biologico con 80mila operatori, il maggior numero di specialità Dop/Igp/Stg riconosciute (325), 529 vini Dop/Igp e 5547 prodotti alimentari tradizionali e con Campagna Amica la più ampia rete dei mercati di vendita diretta degli agricoltori”, diffusa anche in provincia di Varese con diversi appuntamenti settimanali.

Primati che vanno però difesi dal fenomeno del “fake in Italy”, conclude Coldiretti, “il cibo straniero spacciato per italiano sfruttando il concetto di ultima trasformazione sostanziale per gli alimenti, quello che tecnicamente si chiama codice doganale”.