venerdì, Luglio 5, 2024
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In provincia di Varese chiude un negozio ogni due giorni. Cresce a dismisura il commercio online

VARESE, 5 luglio 2024 – Le vetrine continuano a spostarsi dalla strada alla rete, ma il risultato nuoce ai comuni. Nei primi tre mesi del 2024 nella provincia di Varese sono scomparse 58 imprese del commercio al dettaglio per una media di un negozio ogni due giorni.

Un crollo cui corrisponde la crescita inarrestabile degli acquisti online: secondo le stime di Confesercenti lieviteranno del +13% nel corso del 2024, generando quasi 11 milioni di spedizioni ai clienti della Provincia di Varese, in media circa 1250 consegne di pacchi all’ora.
Tra chiusure e mancate aperture, il numero di negozi di vicinato al servizio della comunità Varesina è calato in modo continuo dal 2016 in poi. Erano 6.575 a fine 2023, sono 6.633 al primo trimestre 2024 (Dati Unioncamere).
Se le vetrine scompaiono – e con loro il servizio sul territorio per i cittadini – le consegne di acquisti online, funzionano alla grande. Secondo le stime di Confesercenti, infatti, quest’anno dovrebbero arrivare a 734 milioni a livello nazionale, di cui oltre un terzo nelle tre regioni più interessate: Lombardia (oltre 124,7 milioni di consegne – 17% della popolazione interessata – 14.243 consegne all’ora), Lazio (71,2 milioni circa – 9,7%
della popolazione interessata – 8131 consegne all’ora) e Campania (69,6 milioni circa – 9,5% della popolazione interessata – 7946 consegne all’ora).
Con la riduzione dei negozi, si riduce anche la base imponibile per il fisco. Secondo le stime di Confesercenti, dal 2014 ad oggi il tessuto commerciale italiano ha perso oltre 92mila imprese. E con loro, l’Irpef, la tari, e gli altri tributi – dall’occupazione suolo pubblico alla pubblicità – solitamente pagati dai negozi.

In media, la desertificazione commerciale ha portato ad una perdita cumulata di 5,2 miliardi di euro di tasse negli ultimi dieci anni. A perderci sono soprattutto fisco centrale ed enti locali. Del gettito sfumato, infatti, il 17,4% – 910 milioni di euro – sarebbe stato di IMU, il 12,6% – 660 milioni di euro – di TARI, il 42,7% (2,24 miliardi) di Irpef,
cui si aggiungono 223 milioni (il 4,3%) di addizionale regionale e comunale Irpef, 700 milioni di euro di Irap (il 13,4%) e infine 510 milioni di euro di altri tributi comunali (9,7% del totale). Anche per questo la sede territoriale di Varese di Confesercenti Regionale Lombardia sostiene in Regione Lombardia il Progetto di legge regionale che chiede di trattare le logistiche alla pari della Grande Distribuzione Organizzata (GDO).
Il Progetto di legge mira a creare un processo di pianificazione e valutazione più strutturato per gli insediamenti logistici di rilevanza sovracomunale. L’obiettivo di armonizzare la pianificazione urbanistica tenendo conto di fattori e interessi comuni è essenziale – afferma Bernardo Bianchessi, Presidente territoriale di Varese. Tuttavia, gli ambiti territoriali idonei per gli interventi logistici legati al commercio
elettronico dovrebbero essere valutati considerando diversi aspetti. Tra questi l’accessibilità e la connettività, la prossimità ai centri urbani e la capacità di gestione del traffico.

Molte sono le opportunità del commercio elettronico e molti sono i problemi: mancato gettito fiscale dovuto alla chiusura dei negozi, impatto ambientale, più inquinamento, più imballaggi. Infine, un tasso più alto di resi comporta maggiori costi ambientali legati al trasporto.

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