COMO, 8 luglio 2024-Notizie non buone per il Lago di Como e per la qualità delle sue acque. Su 11 punti campionati da Goletta dei laghi nel 2024, ben 7 sono risultati fortemente inquinati e solo quattro entro i limiti di legge. Tra i sette punti fortemente inquinati – tre foci, quelle del torrente Cosia, torrente Albano e Meria – confermano le criticità già riscontrate nei monitoraggi 2023; mentre gli altri quattro punti – le foci dei torrenti Inganna, Esino, Caldone e Gallavesa nel lecchese – che lo scorso anno erano tutti entro i limiti di legge, sono risultati nel 2024 fortemente inquinati.
I risultati del monitoraggio sul Lario sono stati presentati questa mattina in conferenza stampa dal portavoce di Goletta dei Laghi, Emilio Bianco che ha commentato così i dati. “Sul lago di Como continueremo a insistere con i monitoraggi, perché sul bacino lacustre persistono alcune criticità che riscontriamo da anni e che, al di là dell’eccezionale momento metereologico che continua a interessare il Nord Italia, richiedono particolare attenzione”.
All’incontro organizzato a Bellano (LC) hanno partecipato: Barbara Meggetto – presidente Legambiente Lombardia, Costanza Panella – presidente Circolo Legambiente Bellano (LC), Enzo Tiso – presidente Circolo Legambiente Como e Diletta Negri – circolo Legambiente Lecco. Quella di oggi è la quarta tappa in Lombardia per Goletta dei Laghi, la storica campagna di Legambiente che monitora lo stato di salute dei principali bacini lacustri della Penisola, portando in primo piano anche il tema del turismo sostenibile e delle buone pratiche. Dopo aver passato al vaglio il lago di Garda, l’Iseo, i laghi di Lugano e di Como, la campagna di Legambiente chiuderà il suo “giro” lombardo martedì 9 luglio a Laveno-Mombello (VA) dove il protagonista sarà il Lago Maggiore.
“Purtroppo, dobbiamo constatare che poco è cambiato rispetto alle criticità evidenziate negli anni precedenti dalle analisi di Goletta dei Laghi – dichiarano i Circoli Legambiente di Bellano e Lecco (LC) e di Como. Una fotografia che, a fasi alterne, si ripresenta puntuale soprattutto nei punti dove, ancora oggi non sono state messe in atto azioni per potenziare le reti fognarie, i collettori o il recapito finale ai depuratori. Periodi di forte siccità o, al contrario, di piogge intense pongono un interrogativo ancora più stringente rispetto agli investimenti che ancora mancano e a quelli fatti finora. Emblematiche continuano a essere le situazioni della città di Como con il torrente Cosia, ricettacolo di scarichi non controllati, del torrente Caldone a Lecco che riceve, evidentemente, reflui non collettati. Chiediamo di accelerare i controlli e i conseguenti interventi sulle fognature, per evitare di alimentare l’inquinamento del lago già messo sotto pressione da navigazione, cementificazione e pressione turistica”.
Il dettaglio delle analisi microbiologiche effettuato sulle acque del Lago di Como. Il 14 e il 17 giugno, i volontari e le volontarie di Legambiente hanno campionato 11 punti sulle sponde del lago di Como, quattro nel comune di Como e sette in quello di Lecco. I risultati delle analisi microbiologiche mostrano che sette di questi punti hanno concentrazioni di escherichia coli ed enterococchi intestinali ben al di sopra dei limiti di legge. A essere risultati fortemente inquinati sulla sponda comasca sono le foci del torrente Cosia, nei pressi del Tempio Voltiano, e quella del torrente Albano a Dongo, mentre per il versante lecchese del lago, ben oltre i limiti consentiti dalla legge sono le foci del torrente Inganna a Colico, quella del torrente Esino a Perledo, la foce del torrente Meria a Mandello del Lario, del torrente Caldone e in ultimo, la foce del torrente Gallavesa. Le quattro foci risultate nei limiti sono invece, le foci del torrente Telo ad Argegno e quella del torrente Breggia a Cernobbio, entrambe in provincia di Como, mentre le foci del torrente Valle dei Mulini a Bellano e la foce del rio Varrone a Dervio sulla sponda lecchese.
Rispetto al 2023, i punti con concentrazioni al di sopra dei limiti di legge sono aumentati: solo tre dei punti campionati (foci torrente Cosia, torrente Albano e Meria) confermano alte concentrazioni microbiologiche, mentre i rimanenti quattro, ossia le foci dei torrenti Inganna, Esino, Caldone e Gallavesa nel lecchese erano risultati, lo scorso anno, tutti a norma. Per quanto riguarda la segnaletica relativa al divieto di balneazione, i volontari e le volontarie di Legambiente ne hanno notato la presenza solo presso la foce del torrente Cosia, sulla sponda comasca.