MILANO, 17 luglio 2024-La presidenza diocesana dell’Azione cattolica ambrosiana prende posizione sull’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario approvata dal Parlamento. «Di questa legge preoccupa il tentativo di cancellare il necessario riferimento alla solidarietà nazionale, all’unità e indivisibilità del Paese, oltre che all’attenzione e vicinanza ai territori più svantaggiati, che potrebbe aggravare le differenze territoriali (a partire dalle differenze economico-sociali tra il Nord e il Sud Italia)», si legge nel documento pubblicato sul sito dell’associazione ecclesiale (e in allegato a questo comunicato).
L’Ac della diocesi di Milano fa notare che l’autonomia differenziata e la riforma costituzionale del premierato sono «due riforme speculari e potenzialmente contrastanti: da una parte è stato approvato un provvedimento che interviene sulle funzioni delle Regioni, allargandone l’autonomia e i poteri, con il rischio di creare disuguaglianze territoriali e ulteriori conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato; dall’altra parte, invece, con la prospettiva del premierato si cerca di accentrare responsabilità, prerogative e legittimazione dell’esecutivo sul Presidente del Consiglio, per cercare di perseguire una maggiore stabilità del Governo ed evitare il rischio di crisi politiche repentine e ripetute. In questo caso, lo si intenderebbe fare attraverso ipotesi di razionalizzazione del rapporto fiduciario che potrebbero determinare una ulteriore marginalizzazione del Parlamento, mentre influirebbe sul ruolo del Presidente della Repubblica, organo istituzionale che è stato in grado di garantire equilibrio ed equidistanza politica negli ultimi anni».
«Trattandosi di riforme con un impatto diretto e profondo sulla struttura e organizzazione del nostro tipo di Stato (regionale) e della forma di governo (parlamentare)», scrive ancora la presidenza di Ac nel documento, «sarebbe necessario procedere con prudenza e riflessione approfondita, scevra da ideologismi e divisioni di parte, attraverso un dialogo aperto, e cercando di giungere a un sostegno parlamentare il più ampio possibile. Si potrebbe ancora osservare che le riforme in atto affrontano questioni non meramente tecnico-giuridiche, bensì investono il sistema dei diritti civili, sociali e politici, e quindi la vita concreta di persone e comunità. Il Paese», conclude il documento dell’Ac ambrosiana, «non ha bisogno di leggi approvate a “colpi di maggioranza” che modificano radicalmente l’assetto istituzionale, ma di seri, condivisi e graduali processi di cambiamento per il bene dei cittadini, della società civile e dei territori che lo compongono».