VARESE, 28 luglio 2024-di GIANNI BERALDO-
Davvero sorprendente la rivisitazione della classica tragedia greca Baccanti di Euripide, messa in scena ieri sera a Leggiuno dall’ associazione KERKÍS. TEATRO ANTICO IN SCENA.
Associazione fondata nel 2011 da un gruppo di docenti, studenti ed ex studenti dell’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano , con la finalità di promuovere la messinscena di spettacoli della tradizione classica greca e latina. Palinsesto al quale negli anni si sono poi aggiunte rappresentazioni più moderne ma sempre adottando una chiave di lettura alternativa rispetto all’originale.
Ma torniamo allo spettacolo di Leggiuno, organizzato dall’associazione culturale Le Rupi, partendo da due considerazioni: la prima è la scelta di organizzare lo spettacolo nel caratteristico teatro inserito nella casa di riposo Domus Pacis et Vitae (che ospita suore in ‘congedo’); la seconda quella relativa a una notevole partecipazione di pubblico (qualcuno proveniente da fuori provincia) per una tragedia greca impegnativa (seppur rivisitata) organizzata al chiuso in un’afosa serata d’estate. Segnale importante che evidenzia ancora una volta come la qualità delle scelte artistiche solitamente paga.
Insomma un successo che ha visto i bravissimi attori e attrici, (gran parte under 30 come le ‘ragazze che rappresentavano iil coro delle Baccanti) coinvolgere il pubblico in maniera quasi catartica per oltre un’ora mezza di un atto unico.
La tragedia, scritta mentre l’autore Euripide era alla corte di Archelao, re di Macedonia, tra il 407 e il 406 a.C. (morì qualche mese dopo averla completata), è stata rivisita in maniera decisamente efficace e originale grazie all’originale traduzione di Ezio Savino.
Così le «’Mpazzite», le Baccanti eroiche pellegrine di Dionìso cantano un cantico (anche qui rivisitato convertendolo nelle Laudi di Jacopone da Todi) che, in qualche modo, rispecchia il magma sonoro e formale presente nell’originale e che carica di significato tutte le vicende che si susseguono nella tragedia, a partire da quell’incomprensibile sdoppiamento di creature che, nella schiavitù al dio, conquistano la libertà.
Una racconto dal sapore antichissimo ma con punte sperimentali in grado di rendere ancora più efficaci certi frame della trama, tenendo incollato lo spettatore alla poltrona.
E questo fin dall’inizio, quando il coro della Baccanti in modo quasi mistico introducono la prima scena avvolgendo uno dei protagonisti, Dioniso, come fluttuando nell’aria con il cantico in sottofondo quasi sussurrato.
Pochi gli effetti scenici e uno sfondo minimale, quanto basta per esaltare maggiormente la qualità e professionalità messa in atto da tutti i protagonisti capaci di rendere ancora viva questa immortale tragedia greca con alcuni passaggi anche ilari, resi importanti dalla metrica adottata frutto di anni di prove e dalla caparbietà nel volere tenere viva la tradizione drammaturgica greca.
Insomma un’atmosfera quasi ipnotica che dal palco si è diffusa in platea dopo soli pochi minuti dall’inizio della rappresentazione. Tutto questo grazie anche grazie ad una sapiente regia la cui mano si è vista anche durante lo spettacolo andato in scena ieri sera.
Alla fine applausi calorosi e fragorosi nei confronti di tutti i protagonisti (Roberto Bernasconi, Benedetta Drago, Matteo Fasolini, Francesca Ferrari, Marta Ferrarini, Marialuce Giardini, Tancredi Greco, Giada Kogoj, Giacomo Lisoni, Madalina Lupascu, Francesca Redaelli, Arianna Sangiuliano e Lisa Zanzottera), stremati dal gran caldo ma felici del risultato finale. Così come il pubblico.