VARESE, 19 agosto 2024-L’Associazione Luca Coscioni, attiva a tutela dei diritti, tra cui quello alla salute, ha inviato 102 diffide della Direzioni generali delle Aziende Sanitarie Locali delle città dove si trovano i 189 istituti penali italiani. (Segue dettaglio regione per regione).
Si tratta di diffide ad adempiere al proprio compito stabilito dalla legge: procedere a sopralluoghi nelle strutture penitenziarie di loro competenza con il fine di apprezzare le circostanze relative all’igiene e le profilassi delle stesse, della fornitura di tutti i servizi socio-sanitari e di agire di conseguenza, qualora esse non siano a norma.
Una iniziativa lanciata alla luce della pressoché totale mancanza nel recente decreto carceri di misure strutturali volte a garantire il diritto alla salute nei 189 istituti di pena in Italia che tiene in considerazione il fatto che ai direttori generali delle aziende sanitarie spetta il compito di riferire al Ministero della Salute e quello della Giustizia sulle visite compiute e sui provvedimenti da adottare. E’ infatti onere delle ASL accertare, anche attraverso visite ispettive agli istituti di pena, che le condizioni di igiene siano rispettate e, in caso contrario, intervenire per interrompere eventuali gravi mancanze.
QUI il testo predisposto dagli avvocati Francesco Di Paola, Simona Giannetti e Silvia Sole Savino coordinato da Filomena Gallo, avvocata e segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni e Marco Perduca, promotore dell’iniziativa per l’Associazione Luca Coscioni.
“L’Associazione Luca Coscioni ha deciso di lanciare questa iniziativa perché la totale mancanza di attenzione dedicata alla salute nell’ultimo decreto del Governo in materia di carceri, oltre che quanto denunciato sistematicamente dai rapporti dei Garanti cittadini e regionali, da notizie di stampa e resoconti di visite ispettive parlamentari, fanno emerge una situazione di patente violazione strutturale, tra gli altri, del diritto alla salute delle persone ristrette nel nostro Paese”, hanno dichiarato l’avvocata Filomena Gallo e Marco Cappato, segretaria e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, insieme all’ex senatore Marco Perduca che coordina l’iniziativa, “In quanto organizzazione della società civile, pur concordando con le rare proposte di depenalizzazione e decarcerizzazione e sostenendo la necessità e l’urgenza di misure deflattive come indulto o amnistia, mai evocate nel dibattito parlamentare, potevamo “solo” attivare quanto previsto dal nostro ordinamento e non restare inerti di fronte all’illegalità diffusa contro cui le istituzioni continuano a non adottare misure all’altezza della gravità della situazione. Nella speranza che le consuete visite in carcere del mese di agosto possano aumentare la consapevolezza dei trattamenti disumani e degradanti a cui vengono sottoposte oltre 61.133 persone presenti nei 189 istituti di pena – un terzo delle quali in attesa di sentenza definitiva! -, nel caso in cui le nostre diffide dovessero cadere nel vuoto torneremo a interessare le autorità competenti regionali e cittadine nelle forme previste dalla legge nazionale e gli obblighi internazionali dell’Italia affinché la salute in carcere venga fatta godere pienamente come diritto”.
L’Associazione Luca Coscioni ha agito reagendo a notizie di stampa, raccolte in particolare dal sito Ristretti Orizzonti, con gli strumenti attivabili dalle organizzazioni della società civile. Le diffide, tra le altre cose, ricordano come al 31 luglio 2024, 64 persone si siano tolte la vita negli istituti di pena con motivazioni le più varie ma che, stando ai resoconti delle cronache, risultano legate alle condizioni di vita in carcere dove oltre allo stress da sovraffollamento si aggiungono condizioni igienico-sanitarie fuori norma, con presenza di pulci e cimici nelle celle, nidificazione di piccioni negli spazi aperti non puliti, pessima qualità del servizi igienici, spesso condivisi con zone cottura in celle sovraffollate, scarsa o inadeguata ventilazione dei locali, scarsità d’acqua e/o mancanza di acqua calda, mancanza di docce nelle celle, docce in comune con muffe e locali insalubri, zone destinate al passeggio non adatte a creare condizioni di riparo dagli agenti atmosferici (caldo estivo, freddo invernale) e che a questo già drammatico dato devono aggiungersi i sette rappresentanti della polizia penitenziaria che si sono suicidati per motivi legati al loro lavoro, appesantito e reso frustrante dalla cronica mancanza di personale.
Secondo i dati che sono pubblici sul sito del Ministero della Giustizia, al 31 luglio 2024 nei 189 istituti di pena erano presenti 61.133 detenuti, di cui 2.682 donne, 21 delle quali con 24 figli, oltre a 523 ristretti negli istituti penali per minorenni.
SOVRAFFOLLAMENTO
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nella Regione Abruzzo 1.602 uomini e 88 donne, per un sovraffollamento del 101%;
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nella Regione Basilicata 460 uomini, per un sovraffollamento del 125%;
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nella Regione Calabria 2.918 uomini e 67 donne, per un sovraffollamento del 110%;
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nella Regione Campania 7.200 uomini e 331 donne, per un sovraffollamento del 120%;
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nella Regione Emilia-Romagna 3.541 uomini e 172 donne, per un sovraffollamento del 124%;
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nella Regione Friuli-Venezia Giulia 651 uomini e 27 donne, per un sovraffollamento del 140%;
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nella Regione Lazio 6.409 uomini e 433 donne, per un sovraffollamento del 129%;
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nella Regione Liguria 1.268 uomini e 66 donne, per un sovraffollamento del 120%;
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nella Regione Lombardia 8.349 uomini e 464 donne, per un sovraffollamento del 143%;
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nella Regione Marche 905 uomini e 21 donne, per un sovraffollamento del 110%;
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nella Regione Molise 355 uomini, per un sovraffollamento del 129%;
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nella Regione Piemonte 4.186 uomini e 160 donne, per un sovraffollamento del 109%;
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nella Regione Puglia 4.037 uomini e 220 donne, per un sovraffollamento del 144%;
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nella Regione Sardegna 2.128 uomini e 50 donne, per un sovraffollamento dell’83%;
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nella Regione Sicilia 6.497 uomini e 252 donne, per un sovraffollamento del 104%;
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nella Regione Toscana 3.059 uomini e 85 donne, per un sovraffollamento del 99%;
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nella Regione Trentino-Alto Adige 426 uomini e 46 donne, per un sovraffollamento del 91%;
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nella Regione Umbria 1.531 uomini e 69 donne, per un sovraffollamento del 119%;
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nella Regione Valle d’Aosta 146 uomini, per un sovraffollamento dell’80%;
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nella Regione Veneto 2.513 uomini e 131 donne, per un sovraffollamento del 135%.