ROMA, 12 settembre 2024 – In riferimento alla conferenza “Non c’è pace senza giustizia, Verità per Luca Attanasio, Vittorio Iacovacci e Mustapha Milambo”, svoltasi oggi presso la sala stampa della Camera dei Deputati e organizzata dall’Associazione Amici di Luca Attanasio, rendo noto che sono totalmente estranea all’iniziativa in questione e prendo le distanze da quanto emerso nel corso di detto evento.
Rispetto il desiderio di verità di chi ha dato impulso a questa e ad altre iniziative del medesimo tenore, perché non appagato dalle sentenze rese in Congo e, più di recente, dal Tribunale di Roma. Questo desiderio è anche il mio.
Chi ha conosciuto Luca Attanasio sa, però, che proprio per il suo profilo di alto rappresentante delle Istituzioni mai avrebbe accettato questo vento di contestazione nei confronti del Governo italiano. Mai avrebbe pensato di mettere in discussione il superiore interesse all’equilibrio dei rapporti fra l’Italia e le organizzazioni internazionali di cui fa parte. Mai avrebbe voluto che fossero oggetto di critica il Ministero degli esteri e i suoi stessi funzionari, ai quali si contestano dichiarazioni rese sotto giuramento nel processo, poi conclusosi con la declaratoria del difetto di giurisdizione in conseguenza dell’accertamento dell’immunità diplomatica riconosciuta agli imputati.
Era il suo senso delle Istituzioni, quello che ispirava tutte le sue azioni.
Questo clamore mediatico spettacolarizza e appesantisce una drammatica vicenda, con polemiche che non aiutano neppure chi su di essa sta ancora lavorando. In queste polemiche ho sempre preferito non entrare e se oggi ho deciso di intervenire è solo perché sento che il mio silenzio sta lasciando spazio a un equivoco.
Sono stata la moglie di Luca Attanasio e sono la madre delle sue figlie; ho condiviso con lui gran parte della sua esperienza da diplomatico: so chi era, so cosa pensava e so che giammai avrebbe messo qualcosa davanti all’interesse della sua Italia. Da lui ho imparato questo senso e questo rispetto per le Istituzioni e per le decisioni di chi le governa, indipendentemente dall’area politica a cui appartenga.
Preferirei che si parli di lui, dei suoi valori, del suo desiderio di unire e non di dividere; vorrei che al centro resti Luca, la sua statura, il suo essere servitore delle Istituzioni. Sento la responsabilità di fare in modo che la memoria pubblica di mio marito, del nostro Ambasciatore Luca Attanasio, sia preservata per quello che Lui è realmente stato e resti un patrimonio comune di tutto il popolo italiano.
Zakia Attanasio, presidente della Fondazione Mama Sofia