Ci scrivono: “Vittima di violenza da parte degli utenti al Pronto Soccorso, dopo anni di professione ho deciso di cambiare vita”

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VARESE, 24 settembre 2024-

Leggo con estrema vicinanza e consapevolezza circa l’evento accaduto a due colleghi la scorsa notte nel presidio di Varese. 

Scrivo in quanto nella mia carriera lavorativa, nei miei “molti ma non troppi” anni di pronto soccorso sono stata anche io vittima di violenza da parte di utenti. E conosco a fondo tutte le dinamiche che si instaurano.
Stalking, minacce di morte per le quali chiamata a testimonianza, e recentemente, nello stesso pronto soccorso, vittima di un pugno in faccia da parte di una paziente, che in realtà avrebbe dovuto raggiungere un’altra collega.
Tutto questo “dimenticato” perché probabilmente non accadeva nel periodo mediatico giusto, dimenticato perché si sa, l’essere umano dimentica facilmente, o perché il danno non è stato abbastanza incisivo.
Dimenticata è la parola esatta, perché in realtà di supporti non se ne ricevono. Per cultura, per costi, per mancanza di procedure, perché in fondo è stato solo uno schiaffo, poteva andare peggio no?!
Si gestisce solo il danno tangibile. 
La realtà è che eventi del genere ti cambiano, ti affondano, generano ansia, paura, delusione, depressione, anticipazioni che generano meccanismi di difesa poco utili a chi deve ascoltare l’utente, difficoltà a gestire sofferenza altrui.
Io dopo anni, dopo un amore incondizionato per il pronto soccorso che ha comportato sacrifici enormi, insieme ad altre dinamiche, ho deciso di cambiare vita.
Ho deciso che non era più tempo di insulti, che non era più tempo di mani alzate, di sputi, di minacce di morte.
Spero che nel tempo le cose possano cambiare, spero davvero di non dover sentire più certe notizie. 
Spero davvero che ci si possa sentire liberi di essere professionisti al servizio di una cittadinanza che ci stima, ci apprezza, che ci riconosca e ci protegga.
Eh sì, perché anche noi professionisti vogliamo sentirci così.
Lettera firmata