A Milano un Convegno medico sulla prevenzione andrologica per la Terza età

0
475

MILANO, 6 dicembre 2024 – Una vita di qualità anche nella “Terza Età”. Il problema è attuale e molto rilevante, se si considera che in Italia ben 14 milioni di persone sono over 65, il che significa che un quarto della popolazione italiana si confronta, quotidianamente, con le esigenze, i problemi, le patologie correlate all’età avanzata ma, anche, le aspettative dei Senior per una vita soddisfacente, con un’attenzione particolare alla sessualità e a quanto è necessario per preservare a lungo identità e rapporti di coppia.

Se ne parlerà in un Convegno medico organizzato dalla Società italiana di Andrologia che riunirà a Milano (12 e 13 dicembre – Hotel Radisson Blu) urologi, andrologi, sessuologi, psicologi e operatori sanitari di tutta Italia. Il tema del convegno è quello della prevenzione della salute sessuale maschile. Fra i temi cruciali e di primo piano “Se sia possibile preservare la funzione erettile nell’anziano”. Ne parlerà il dottor Enrico Conti, specialista in Urologia e Andrologia, già Primario Urologo a La Spezia e, attualmente, medico professionista

Lo specialista conferma la crescente attenzione degli uomini italiani per questi aspetti, nonostante il pubblico maschile, a prescindere dall’età, sia, in genere, reticente (1 uomo su 8 non si è mai rivolto a un urologo e solo il 10-20% si sottopone a visite preventive) e il Servizio sanitario nazionale presenti innumerevoli criticità legate alle liste d’attesa, al difficile accesso alle terapie, al gap fra Regioni. “Una delle domande più frequenti dei maschi della terza età”, commenta il dottor Enrico Conti , “è come preservare, conservare, prevenire i problemi legati alla disfunzione erettile, cioè l’incapacità, ricorrente o costante, di raggiungere o mantenere un’erezione adeguata nel rapporto sessuale, una patologia che- segnala ancora lo specialista – “coinvolge circa la metà degli uomini italiani all’età di 70 anni”.

Secondo la letteratura scientifica e le statistiche il primo step per il trattamento della disfunzione erettile è farmacologico. In molti casi, però, la risposta ai trattamenti orali o iniettivi, con prostaglandine iniettate direttamente nel tessuto del pene, può risultare inadeguata. Altre soluzioni terapeutiche innovative sono ancora poco conosciute come, per esempio, il trattamento con ultrasuoni a bassa intensità (LI-SWT) . Di questo, che consiste nella somministrazione di onde d’urto per 6 o 12 cicli di sessioni in funzione della gravità della disfunzione, è riconosciuta l’efficacia in pazienti con disfunzione erettile lieve-moderata, ma anche diabetici, pazienti con vasculopatia o da riabilitare dopo prostatectomia radicale per tumore prostatico. La terapia non è gravata da effetti collaterali, ma è ancora poco diffusa. Non va dimenticato che la maggior parte delle disfunzioni erettili gravi, ovvero cosiddette end-stage o non responder a terapia farmacologica, sono secondarie a un intervento di prostatectomia radicale per tumore della prostata. Ogni anno, infatti, a 40.000 uomini italiani viene diagnosticato un tumore alla prostata, e di questi circa 20.000 subiscono l’intervento chirurgico.

I numeri danno la dimensione del problema. Per fortuna, la moderna tecnologia sanitaria mette a disposizione soluzioni terapeutiche, efficaci e risolutive, anche per pazienti di questo tipo. Si tratta delle protesi peniene, innovazione che può concretamente restituire una normale vita sessuale e buona qualità di vita. Le protesi peniene vengono impiantate mediante intervento chirurgico. I dispositivi protesici possono essere di diversa tipologia, semirigidi o idraulici, e consentono un’erezione non dissimile da quella naturale, con la medesima sensibilità e capacità di orgasmo, di eiaculazione e immutata funzione urinaria. Tutte le componenti della protesi sono impiantate all’interno dei genitali e non sono visibili dall’esterno, un elemento fondamentale per l’accettazione e la rassicurazione dei pazienti che riferiscono, peraltro, un elevato tasso di soddisfazione per tale terapia.

Purtroppo la terapia protesica è una delle criticità strutturali del Servizio sanitario. La protesi peniena è una prestazione non prevista dalla Sanità pubblica, in quanto diritto dei pazienti operati per tumore della prostata. Inoltre, il sistema dei DRG ( le procedure di classificazione e finanziamento dell’attività ospedaliera ) prevede rimborsi ampiamente inadeguati per tali procedure. Contrariamente a quanto raggiunto sul fronte femminile che, ormai, contempla la piena rimborsabilità delle protesi mammarie a seguito di una mastectomia, le protesi peniene dopo prostatectomia non sono ancora ancora inserite nei LEA, i Livelli essenziali di assistenza, e nelle procedure previste dal Servizio Sanitario nazionale, nonostante ne siano riconosciute l’efficacia terapeutica e il carattere di intervento “non estetico” ma risolutivo per tutelare la salute psicofisica di migliaia di uomini.

L’auspicio è che Il convegno di Milano e le testimonianze di clinici di primo piano possano contribuire a “fare il punto” su tanti aspetti, individuali e sociali legati all’invecchiamento della popolazione, sui diritti irrinunciabili alla salute degli uomini italiani e, complessivamente, sulle prospettive del Servizio sanitario nazionale e della Società del nostro Paese.