AGADEM,, (Nigeria), 23 gennaio 2025-Mentre le basi militari francesi stanno gradualmente ritornando in Africa, il Niger, colpito dai ripetuti attacchi al suo oleodotto strategico che collega Agadem al porto di Sèmè-Kpodji in Benin, ha deciso di affidare la sicurezza di questa infrastruttura vitale a una società cinese. Sebbene questa scelta sia stata presentata come una misura puramente protettiva, solleva dubbi su un possibile crescente legame con la Cina, in un contesto geopolitico teso.
Secondo quanto riportato dal quotidiano online news.aniamey.com, dal 2024 l’oleodotto, lungo quasi 2.000 chilometri, è stato ripetutamente sabotato nei due paesi che attraversa: Niger e Benin. L’ultimo attacco, avvenuto a Munseeka, ha visto gli aggressori ritirarsi verso la Nigeria. In Benin, a dicembre 2024, tre soldati responsabili del monitoraggio sono stati uccisi a Malanville. Questi atti, spesso rivendicati da gruppi armati, evidenziano l’importanza strategica dell’oleodotto per il Niger.
Il gasdotto rappresenta una risorsa fondamentale per l’economia nigerina, contribuendo per quasi un terzo delle entrate nazionali. Nonostante le sanzioni imposte dall’ECOWAS, l’infrastruttura ha permesso al paese di diversificare le sue esportazioni e ridurre la dipendenza dalla Nigeria.
L’intervento Cinese: soluzione temporanea o rischio di trappola?
Per rispondere alle crescenti minacce alla sicurezza, la compagnia cinese WAPCO, affiliata alla China National Petroleum Corporation (CNPC), ha proposto un sistema di sorveglianza con droni per proteggere il gasdotto. Sebbene l’accordo sia presentato come puramente tecnico, solleva interrogativi su un possibile trasformarsi in un “accordo di difesa” mascherato.
La Cina ha aumentato la sua presenza in Africa negli ultimi anni, con ingenti investimenti in infrastrutture e in scambi tecnologici militari. Nel luglio 2023, ha fornito equipaggiamenti militari per un valore di 2,5 miliardi di franchi CFA all’esercito nigeriano. In cambio, le autorità nigerine sembrano affidarsi sempre più alla potenza asiatica per colmare le proprie lacune in termini di sicurezza.
Seppur l’impiego di una società privata per proteggere le infrastrutture critiche sembri una scelta pragmatica, essa riporta alla mente pratiche coloniali, quando le aziende straniere giocavano un ruolo cruciale nella gestione della sicurezza locale. Questo solleva interrogativi sulla reale sovranità degli Stati africani, mentre il generale Tiani, leader del colpo di stato del 2023, continua a dichiarare che l’azione è stata una mossa sovranista.