VARESE, 6 febbraio 2025-L’anno appena conclusosi si chiude con un dato tragico: 1.090 morti sul lavoro in Italia, un incremento preoccupante rispetto ai 1.041 decessi del 2023. Il dato rappresenta un aumento del 4,7%, con 49 vite spezzate in più in un solo anno. È quanto emerge dall’analisi dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega di Mestre, presieduto da Mauro Rossato, che commenta con grande preoccupazione l’andamento delle morti sul lavoro.
Anche la provincia di Varese, sebbene non tra le più colpite a livello nazionale, ha registrato dei numeri preoccupanti. A fine 2024, il numero delle vittime sul lavoro nella provincia è aumentato rispetto all’anno precedente. Varese segue la tendenza nazionale, con un incremento significativo delle denunce di infortunio e un aumento degli incidenti mortali.
“Dietro a queste morti si nascondono probabilmente le ombre del precariato, le lacune organizzative e la carenza di formazione”, sottolinea Rossato. In particolare, il settore delle costruzioni continua a essere il più a rischio, ma i dati mettono in evidenza anche altre problematiche gravi: il dramma colpisce soprattutto i lavoratori stranieri e quelli ultrasessantacinquenni.
Le regioni più a rischio: dal rosso al bianco
A fine dicembre 2024, alcune regioni italiane si distinguono per un’incidenza di morti sul lavoro superiore al 25% rispetto alla media nazionale (34,1 morti per milione di lavoratori). In “zona rossa” troviamo Basilicata, Valle d’Aosta, Umbria, Trentino-Alto Adige, Campania, Sardegna e Sicilia. La “zona arancione” include Molise, Calabria, Emilia-Romagna e Puglia, mentre Veneto e Marche sono le uniche regioni in “zona bianca”, con il rischio più basso.
Lavoratori stranieri e anziani: le categorie più vulnerabili
Un altro aspetto allarmante riguarda le vittime straniere, che continuano a essere fortemente colpite: nel 2024, sono stati 227 gli stranieri morti sul lavoro, 176 dei quali durante l’attività lavorativa. Il rischio di infortunio mortale per un lavoratore straniero è infatti più del doppio rispetto agli italiani: 74,2 morti ogni milione di occupati contro i 29,7 degli italiani.
Inoltre, i dati evidenziano che i lavoratori più anziani sono quelli maggiormente esposti ai rischi mortali. La fascia di età 65+ è quella con la più alta incidenza di mortalità (138,3 decessi per milione di occupati), seguita dai lavoratori tra i 55 e i 64 anni, con 54,5 morti per milione.
Il settore delle costruzioni resta il più pericoloso
Anche nel 2024, il settore delle costruzioni è il più colpito, con 156 morti sul lavoro. Al secondo posto si trovano i trasporti e magazzinaggio (111 morti), seguiti dalle attività manifatturiere (101) e dal commercio (58).
I numeri delle denunce di infortunio
Le denunce totali di infortunio sono aumentate dello 0,7% rispetto al 2023, passando da 585.356 a 589.571. Le attività manifatturiere registrano il numero più alto di denunce (70.842), seguite dalle costruzioni (37.220), sanità (36.425), trasporti e magazzinaggio (34.698) e commercio (33.050).
Il giorno più tragico: il martedì
Il martedì continua a essere il giorno più letale della settimana, con il 19,9% delle morti sul lavoro registrate in quel giorno. Un dato che conferma una tendenza preoccupante, destinata a sollevare ulteriori interrogativi sulle cause di tale concentrazione di incidenti.
In un contesto così drammatico, la riflessione è d’obbligo. “È fondamentale prendere coscienza di questi numeri e agire concretamente per invertire questa tragica rotta”, conclude Rossato. Le azioni necessarie includono una maggiore attenzione alla sicurezza sul lavoro, l’introduzione di politiche mirate per proteggere i lavoratori più vulnerabili e una riforma che affronti le lacune organizzative e formative nelle aziende italiane.