VARESE marzo 2025-di GIANNI BERALDO
Aisha Badru è una folksinger newyorkese ma dalle evidenti origini indiane che rimarca con orgoglio anche in musica, riflettendo quelle tradizioni olistiche atte a concentrasi sulla persona nella sua totalità tramite la connessione tra mente e corpo. Mantra che Aisha Badru ha fatto suo fin dal suo primo album del 2018 intitolato Pendulum (sì, proprio come l’omonimo del 1970 targato Credence Clearwater Revival la cui musica nulla però nulla a che vedere con Aisha) accolto benissimo da pubblico e critica identificandola come una delle voci più promettenti nel panorama indie-folk.
Mantra che prosegue con il nuovo album, The Sun Still Rises, che segna una netta evoluzione nel suo percorso artistico.
“Con ‘The Sun Stille Rises’, sono stata molto più chiara con me stessa, con la musica e con il mio pubblico, e ho cercato di renderla un medicinale che possa calmare le emozioni. Questo album racchiude tutta la mia crescita”, sottolinea l’artista americana che intende raffinare ancora di più il rapporto tra natura, mente e corpo producendo una vincente terapia musicale che lascia sbalorditi per la notevole qualità artistica che si rinnova ad ogni ascolto.
The Sun Still Rises è un album che abbraccia una varietà di atmosfere sonore, spaziando dal folk acustico alle sonorità più elettroniche e ambient, con una grande attenzione alla produzione. Le tracce sono caratterizzate da arrangiamenti minimali che mettono in risalto la sua voce delicata ma potente, ma ci sono anche incursioni in territori più sperimentali, con l’introduzione di sintetizzatori, percussioni morbide e suoni naturali.
Per capire di cosa stiamo parlando approcciatevi con la mente sgombra al primo pezzo intitolato Little Mad, un testo semplice ma diretto che non lascia spazi a equivoci sulla sua ecletticità artistica ma nel contempo dotata di una semplice personalità, con quel tono soffuso della voce che prende maledettamente in tutti i 2 minuti e 17 secondi del brano.
Tanta roba anche nella successiva Life to Live dove Aisha sfida le sue capacità vocali senza mai esagerare nei toni così come la musica che l’accompagna donando al tutto un gradevole effetto folk/pop dove il sound della chitarra acustica aiuta non poco a immergersi in certe atmosfere.
In the Making è una Folk song 2.0 molto bella dove Aisha, pur non cambiando di molto il tono di voce, rende giustizia a questo genere.
Tra folk e americana, questi i caratteri di Boundaries, altra bella e riflessiva canzone solo voce a chitarra che spiazza ancora una volta.
Interessante come in tutte le tracce dell’album (con arrangiamenti minimali), l’artista americana sembra voglia raccontare una storia di crescita personale, di riscoperta della forza interiore e di un mondo che a volte può risultare spietato. Ma lei non molla e grazie a quella sua voce delicata ma potente, spiazza per la semplicità con la quale voglia infondere speranza per un mondo migliore.
Tra le cose migliori sicuramente The Sun Still Rises dove ancora una volta delicati arpeggi e linee vocali eteree, creano una sensazione di calma e serenità che lascia basiti.
L’album si chiude con The Calm (non che il resto del lavoro non lo sia!) brano strumentale dove veniamo idealmente catapultati in una situazione onirica, aiutati in questo dal tappeto sonoro dettato da un delicato sound profuso dal pianoforte e da sontuosi effetti creati ad hoc dal synth. Pezzo e album meraviglioso.