Successo di pubblico per la serata “Non dimenticar le mie canzoni”: da D’Anzi a Jannacci, un viaggio nella Milano di ieri

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Colaprico e Stride

VARESE, 22 marzo 2025- di GIANNI BERALDO

E alla fine tutto il pubblico varesino a cantare O mia Bela Madunina, canzone simbolo di Milano ma ‘esportata’ in tutto il mondo.

Così come il bis a sorpresa di El portava i scarp del tennis, una delle numerose hit di Enzo Jannacci con il quale si è concluso lo spettacolo ‘Non dimenticar le mie canzoni’, andato in scena ieri sera, 21 marzo, alla Sala Montanari di Varese dalla compagnia del Teatro Gerolamo di Milano.

Un successo la prima delle tre serate organizzate dall’assessorato alla Cultura di Varese (ieri sera presente con l’assessore Enzo Laforgia), una debutto dedicato al compositore milanese ma pugliese d’origine Giovanni D’Anzi, autore di oltre1000 canzoni tra le quali la già citata O mia bela Madunina, Non dimenticar le mie canzoni, Bellezze in bicicletta e molti altri grandi successi che hanno segnato un’epoca, un periodo storico importante a cavallo tra i decenni mussoliniani e un Dopoguerra di riscatto economico, sociale e culturale.

Sarah Stride

In poco meno di due ore lo spettacolo, scritto e diretto dallo scrittore, giornalista nonché storico Piero Colaprico (bravo pure a stare sul palco a raccontare i passaggi significativi della vita di D’Anzi così come ricordando le fasi cruciali di quei decenni, tutto questo dettando i tempi al resto della compagnia, composta dal bravissimo pianista Gigi Marson (già con Jannacci), dalla straordinaria cantante Sarah Stride, dalla nota attrice comica Domitilla Colombo (che interpretava la vera milanese presente tra il pubblico provocando il conduttore, di origini pugliesi per le biascicate dialettali), oltre alla presenza di Angelo Bissolotti, milanese doc che interpreta l’oste dell’osteria Gerolamo, oltre a cantare, lui che davvero ha svolto quel ruolo per molti anni.

“E’ la nostra prima trasferta speriamo di farvi divertire”, dice il bravo Colaprico.

Pungolato da Colaprico in veste di giornalista, l’oste Bissolati seduto a un tavolo d’osteria (ben riprodotta sul palco) inizia a raccontare aneddoti di D’Anzi e altri fedeli frequentatori di un luogo molto amato dai milanesi. Da qui si dipana tutta la storia, tra racconti, aneddoti e canzoni (dieci in totale oltre ai bis) scelte seguendo un percorso temporale importante, Partendo dall’infanzia difficile di D’Anzi, giovanissimo talento che suonava in pubblico già a 12 anni, ricevendo una sorta di paghetta. Poi l’incontro con grandi artisti dell’epoca, il successo fino ad arrivare all’esilio’ di Genova per alcuni anni, considerato quanto il cambiamento di costumi sociali e culturali del nuovo periodo l’abbia reso un po’ infelice.

Saluti  finali

Un velo di malinconia certo, anche pensando alla sua Milano alla sua gente operosa a come è quanto è cambiata nei decenni.

Così, guardando il Duomo e la Madonnina dorata che ci osserva da lassù, D’Anzi ha composto una tra le più belle e famose canzoni tradizionali: O mia bela madunina appunto, ancora oggi canzone immortale che identifica un’intera città. Insomma una gran bella serata attendendo la prossima.

redazione@varese7press.it