BUSTO ARSIZIO, 9 aprile 2025 – Non emergono elementi decisivi a favore degli imputati Douglas Carolo e Michele Caglioni dall’udienza celebratasi in Corte d’Assise a Busto Arsizio, nel processo per l’omicidio di Andrea Bossi, il ventiseienne trovato senza vita nel suo appartamento di Cairate tra il 26 e il 27 gennaio 2024.
La testimonianza del medico legale Luca Tajana ha posto l’accento sulle numerose ecchimosi riscontrate sul volto della vittima, lesioni che potrebbero essere state causate da una padella rinvenuta accanto al cadavere. Un altro elemento che getta ombre sulla posizione dei due giovani sono le impronte di due paia di scarpe distinte – un paio di sneakers Nike e degli scarponcini Doctor Martens – trovate sulla scena del crimine, un dettaglio che sembrerebbe avvalorare l’ipotesi della presenza di entrambi gli indagati nell’abitazione di Bossi la notte del delitto.
Particolarmente toccante è stata la deposizione di Tino Bossi, il padre di Andrea, presente ieri in aula. Con lucida compostezza, l’uomo ha ripercorso il drammatico momento in cui scoprì il corpo senza vita del figlio. «Mi si gelò il sangue», ha dichiarato Bossi, rivelando di essersi recato a casa di Andrea con un terribile presentimento, dopo aver ricevuto risposte mancate ai suoi messaggi. Un presentimento, purtroppo, che si è tragicamente concretizzato.
L’udienza, dunque, non ha portato elementi di novità in grado di scagionare Carolo e Caglioni, anzi, le evidenze presentate dal medico legale e il racconto del padre della vittima contribuiscono a delineare un quadro accusatorio che resta ancora denso di interrogativi e dolore. Il processo prosegue, con l’obiettivo di fare piena luce su questo tragico fatto di sangue che ha sconvolto la comunità di Cairate.