VARESE, 10 aprile 2025-Il tanto agognato “posto fisso” nel pubblico impiego non esercita più lo stesso fascino di un tempo, trasformandosi sempre più in un “piano b” per molti. A rivelarlo è una recente indagine promossa dalla Cisl FP Lombardia e condotta da BiblioLavoro, il centro studi regionale del sindacato, nell’ambito della campagna di ascolto “I Care” che ha coinvolto circa 15 mila iscritti. I dati, elaborati su un campione di oltre 1.000 persone, dipingono un quadro preoccupante del settore pubblico lombardo, con Milano epicentro di dinamiche comuni a tutto il territorio regionale.
Stipendi inadeguati, carriere bloccate, stress crescente, contratti precari e un clima lavorativo spesso ostile: questi sono solo alcuni dei fattori che stanno minando l’attrattività del lavoro negli enti locali, nei ministeri, negli ospedali e nelle altre diramazioni della pubblica amministrazione. Non sorprende, dunque, che l’età media dei dipendenti pubblici lombardi si attesti sui 51,8 anni, un chiaro segnale di un mancato ricambio generazionale e di un progressivo invecchiamento del comparto. Oggi, persino l’iconico impiegato dell’Ufficio provinciale caccia e pesca interpretato da Checco Zalone in “Quo vado?” potrebbe seriamente considerare un cambio di rotta professionale.
Salari al minimo storico e scarsa valorizzazione:
“Lo scenario evidenziato dalla ricerca è preoccupante,” afferma Angela Cremaschini, segretaria generale della Cisl FP Lombardia. “C’è un’insoddisfazione crescente, a partire dai salari. Il blocco contrattuale del periodo 2010-2019 ha eroso il potere d’acquisto nel pubblico impiego del 16% rispetto al privato. Riteniamo fondamentale rinnovare al più presto i contratti scaduti, le risorse ci sono e sono già state stanziate.”
Oltre alla questione salariale, l’indagine evidenzia come la mancanza di valorizzazione e riconoscimento del lavoro svolto (51,5%) e le poche opportunità di crescita professionale e avanzamento di carriera (55,2%) siano fattori chiave nella disaffezione dei dipendenti pubblici. A ciò si aggiunge una percezione negativa del lavoro pubblico da parte della società (23,5%), che non contribuisce certo a migliorare il morale e l’immagine del settore.
Stress lavoro-correlato: un’emergenza silenziosa:
Un dato allarmante riguarda lo stress lavoro-correlato: ben il 60% degli intervistati si sente “spesso o sempre” stressato. A soffrirne maggiormente sono le donne, il personale sanitario e i lavoratori su turni. Le cause principali di questo stress sono l’eccessivo carico di lavoro (50,5%), le carenze di organico (42,6%) e, in misura significativa, il comportamento degli utenti (28,3%). Preoccupante anche il dato relativo alla sicurezza (12%), con una recrudescenza di episodi di aggressione, soprattutto in ambito sanitario.
La ricerca sottolinea inoltre come circa sette lavoratori su dieci dichiarino di non ricevere alcun supporto per la gestione dello stress dalla propria struttura, evidenziando una grave carenza di attenzione al benessere psicofisico del personale. Le conseguenze dello stress sono pesanti: difficoltà nel bilanciamento vita-lavoro (93,4%), problemi fisici e disagio psicologico (92%), demotivazione e insoddisfazione (88,4%) e isolamento (83,1%).
Sanità al collasso: turni massacranti e insicurezza:
Il settore sanitario emerge come particolarmente critico. L’insoddisfazione lavorativa è elevata, alimentata dalle scarse opportunità di carriera (80,6%), dal mancato riconoscimento del merito (78,7%), dal poco supporto e dalle modeste risorse (74,5%) e dal basso livello dello stipendio (71,5%). La frustrazione cresce a causa dei turni estenuanti, delle aggressioni verbali e fisiche da parte dell’utenza e di un senso di insicurezza costante.
Angela Cremaschini sottolinea l’importanza della tutela contro le aggressioni: “Nel contratto non siglato della sanità avevamo introdotto il supporto psicologico per le vittime, oltre alla costituzione dell’ente come parte civile nei processi: non si possono lasciare sole le persone che mentre lavorano subiscono atti di violenza.”
Inefficienza organizzativa e ambienti di lavoro inadeguati:
Oltre sei intervistati su dieci (oltre il 60%) giudicano l’organizzazione del lavoro non efficace. I problemi principali riscontrati sono la carenza di personale (40,8%), il poco supporto da parte della dirigenza (36,6%), la mancanza di comunicazione interna (36,5%) e l’eccessiva burocratizzazione (36,4%).
Un dato significativo riguarda le condizioni fisiche dei luoghi di lavoro: il 46,5% le ritiene “inadeguate”, con una punta del 58,4% tra gli addetti della sanità. Le lamentele più frequenti riguardano le “attrezzature informatiche obsolete”, la “scarsa pulizia”, la “manutenzione scarsa” e gli “spazi insufficienti”.
“I dati della ricerca della Cisl Lombardia confermano ciò che raccogliamo ogni giorno nei luoghi di lavoro: un disagio profondo, che nasce da stipendi inadeguati, carichi di lavoro spesso insostenibili e sistemi di valorizzazione insussistenti. Come Cisl Fp dei Laghi, siamo impegnati a tutti i livelli – anche in occasione delle RSU – per rivendicare il rinnovo dei contratti, più tutele per chi subisce aggressioni, soprattutto nel settore sanitario, e percorsi di crescita reale per tutte le lavoratrici e i lavoratori pubblici, a partire dagli enti territoriali. Vogliamo un lavoro pubblico che torni ad essere scelto, non un ripiego in attesa d’altro“, dice Nuzio Praticò, segretario generale Cisl Fp dei Laghi.
Un appello al cambiamento:
La ricerca della Cisl FP Lombardia lancia un chiaro allarme sulla tenuta del sistema pubblico, un pilastro fondamentale per il benessere della collettività. Il mito del “posto fisso” si è infranto contro la dura realtà di stipendi inadeguati, stress logorante e mancanza di prospettive. È urgente un cambio di passo, a partire dal rinnovo dei contratti e da investimenti mirati per valorizzare il personale, migliorare le condizioni di lavoro e rendere nuovamente attrattivo il pubblico impiego per le nuove generazioni. Altrimenti, il rischio è quello di un progressivo depauperamento di competenze e di un ulteriore invecchiamento di un settore già in affanno.