Varese vibra con Michael McDermott: una notte di musica indimenticabile

0
216

VARESE, 11 aprile 2025-di GIANNI BERALDO

Un concerto da inserire negli annali musicali della città, quello proposto ieri sera alla Sala Montanari di Varese, con protagonista il cantautore americano Michael Mc Dermott, in Italia per una serie di date sia in versione acustica che in versione più elettrica con la band.

Serata a ingresso gratuito organizzata dall’assessorato alla Cultura del Comune di Varese.

Il songwriter di Chicago ma da anni risiede a New York, raccogliendo il testimone di artisti seminali (i riferimenti a Bob Dylan sono imprescindibili), che hanno saputo raccontare NYCity e la società americana senza compromessi.

Parlando di Mc Dermott vale tutto questo, senza dimenticare Chicago ovviamente, città dove si è formato musicalmente, iniziando a esibirsi nei caffè di Chicago all’inizio degli anni ’90, incorporando elementi di musica irlandese in un sound folk rock americano.

Poi una crescita continua pubblicando album splendidi.

Come il suo lavoro discografico di debutto, “620 W. Surf” (del 1991) acclamato dalla critica, diventando un classico del folk rock mondiale.

Insomma qui stiamo parlando di un grande personaggio, un artista particolarmente apprezzato dal pubblico italiano (anche ieri sera la capiente sala era stracolma con gente in piedi) e che lui ripaga ogni volta con concerti da brividi.

Come ieri appunto, quando Mc Dermott, sul palco con sola chitarra, armonica e pianola elettrica ha regalato pure emozioni (a proposito, il concerto è stato aperto dalla cantautrice canadese Ostella, un mini set senza infamia né lode), saccheggiando canzoni da tutti i suoi album.

Soprattutto dal recente Lighthouse on the shore/East Jesus, proponendo ad esempio seduto al piano elettrico, la stupenda Whose Life im living, con la voce di Michael struggente e malinconica a raccontare storie di vite vere, di vite vissute, di realtà che spesso difficili da esprimere in musica. Brano pazzesco accolto da applausi scroscianti così come il resto della serata, con l’artista americano bravo nel raccontare aneddoti di vita personale, spesso riflessi nei suoi testi.

Storie come quella narrata ieri sera sulle sue avventure e disavventure una volta arrivato, giovanissimo, a NYCity cercando fortuna con la musica, ma dovendo poi confrontarsi con un’altra realtà. O storie familiari come il rapporto con suo padre.

Canzoni di forte intensità e capacità espressive grazie al suo stile unico.

Capacità di raccontare storie attraverso le sue canzoni, che hanno attirato l’attenzione di un

Ostella in apertura di serata

fan d’eccezione: lo scrittore Stephen King, il quale ha più volte espresso la sua ammirazione per McDermott, citando i suoi testi nei suoi romanzi e definendo la sua musica “una delle grandi esperienze della mia vita come fan del rock”. Passione quella di King, citata anche ieri sera da McDermott raccontando come lo scrittore americano si sia avvicinato alla sua musica.

Un concerto in crescendo, con Michael sempre più a suo agio sul bel palco della sala Montanari e con un pubblico decisamente caloroso ad accompagnare con cori e battito di mani a tempo, alcune canzoni che non mancano mai in scaletta.

Le stesse che lui propone sempre con passione e generosità, dandole ogni volta nuova vita. Come nel caso della bellissima e rockeggiante A wall I must club. O come non menzionare la straordinaria performance nel pezzo What dreams my come (dall’album Willow Springs del 2016). Insomma un concerto davvero molto bello che ha permesso a Varese (anche grazie all’agenzia Pomodoro Music di Andrea Parodi e la volontà dell’assessore Enzo Laforgia) di entrare, finalmente, nel giro dei concerti che contano.

Quelli dove la qualità delle proposte prevale su tutto.

redazione@varese7press.it