LONATE POZZOLO, 25 aprile 2025-Da mesi, il gruppo Imprima, importante realtà italiana attiva nel settore della stampa tessile con due stabilimenti produttivi a Lonate Pozzolo (VA) e Bulgarograsso (CO), e due unità di conversione a Cantù (B-Blosson e Guarisco) e Fiano Romano (S.E.T.), sta attraversando una fase di grave difficoltà. Le radici della crisi affondano in scelte manageriali passate giudicate discutibili, che hanno progressivamente minato la solidità del settore e ora mettono a serio rischio il futuro occupazionale di oltre 300 famiglie.
La situazione è precipitata nell’ottobre 2024, quando, nonostante la ferma opposizione delle organizzazioni sindacali, l’azienda ha attivato la cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale. Contestualmente, Imprima ha avviato una procedura di composizione negoziata della crisi d’impresa, uno strumento previsto dal Codice della crisi entrato in vigore nel 2022. “Il vaso è colmo”, commenta con preoccupazione Antonio Monsurrò, componente della segreteria della FEMCA CISL dei Laghi, sottolineando la crescente esasperazione dei lavoratori.
Le aspettative di un miglioramento, tuttavia, sono state disattese. “Abbiamo sottoscritto l’accordo per la cassa integrazione straordinaria con un forte senso di responsabilità, con l’obiettivo primario di tutelare l’occupazione e assicurare la sostenibilità aziendale nel lungo periodo. Tuttavia, riteniamo imprescindibile che questo strumento venga impiegato in modo coerente con le reali necessità produttive e con equilibrio, per non gravare ulteriormente sui dipendenti, già duramente provati dalla crisi del settore e dal costante aumento dei costi”, dichiara Cinzia Francescucci, segretaria generale della FILCTEM CGIL di Como. La sindacalista evidenzia inoltre come le ripetute richieste di coinvolgimento dell’esperto nominato per la composizione negoziata negli incontri di monitoraggio siano rimaste inascoltate.
Carlo Dovico, della segreteria FILCTEM CGIL di Varese, rincara la dose: “L’apertura di un vero tavolo di crisi avrebbe reso evidente come il piano industriale presentato per ottenere la Cassa Integrazione fosse, nei fatti, privo di qualsiasi credibilità. Una strategia che si è rivelata più un tentativo di procrastinare i problemi che una reale soluzione”.
L’ultimo incontro aziendale ha acuito ulteriormente le tensioni. I vertici di Imprima avrebbero tentato di creare divisioni tra i lavoratori e le loro rappresentanze sindacali, prospettando un fermo tecnico nello stabilimento di Lonate Pozzolo – con la conseguente interruzione dell’attività di una caldaia cruciale – e annunciando l’intenzione di ricorrere alla cassa integrazione a zero ore per i dipendenti coinvolti.
“La pazienza dei lavoratori ha raggiunto il limite”, concludono congiuntamente Monsurrò, Francescucci e Dovico. “Da mesi siamo costretti a confrontarci con una gestione approssimativa e opaca, con problematiche che emergono in maniera estemporanea nei diversi siti del gruppo, senza che la dirigenza si assuma le proprie responsabilità. I lavoratori non sono disposti a pagare il prezzo dell’incompetenza o dell’immobilismo di chi dovrebbe guidare l’azienda. Forte del mandato ricevuto dalle assemblee, siamo pronti ad avviare una mobilitazione generale a difesa dell’occupazione, dei salari e per un utilizzo corretto della cassa integrazione, che deve essere uno strumento per gestire un’eventuale flessione dell’attività produttiva, non per coprire inefficienze gestionali”.
Qualora non si assista a un deciso cambio di rotta nella gestione del lavoro, in un settore ritenuto strategico per i territori di Como e Varese, Cgil, Cisl e Uil non escludono la messa in atto di azioni di mobilitazione, anche di natura dimostrativa, non appena le attività riprenderanno. La preoccupazione per il futuro di Imprima e dei suoi dipendenti è palpabile, e la mobilitazione sindacale sembra essere l’unica strada rimasta per far sentire la voce dei lavoratori e chiedere un intervento concreto per salvaguardare il tessuto produttivo locale.