(n) PCI su chiusura stabilimento Whirlpool Napoli: “Vogliono produrre in altri Paesi a costi minori”

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Interno stabilimento Whirlpool di Cassinetta

VARESE, 10 agosto 2020-I dirigenti della Whirlpool hanno ribadito che tra poche settimane chiuderanno lo stabilimento di Napoli. I portavoce degli Agnelli-Elkann hanno avvertito i padroni delle aziende che forniscono componenti per le 600 mila auto che FCA (ex FIAT) produce ancora in Italia che nel giro di pochi mesi FCA non acquisterà più i loro prodotti (e si tratta di aziende dove attualmente lavorano circa 60.000 operai). L’elenco potrebbe continuare.

Sono forse cattivi i dirigenti della Whirlpool e i portavoce degli Agnelli-Elkann? Non è questo il problema! Semplicemente la Whirlpool può produrre gli stessi elettrodomestici altrove a un costo minore.

Per i proprietari del capitale della Whirlpool e i proprietari del capitale della FCA la legge suprema è che il loro capitale cresca. I capitalisti esistono ognuno per far crescere il suo capitale. I dirigenti di aziende e i loro portavoce se non obbediscono a questa legge, quelli di loro che sono poco abili nel far valere questa legge del capitale, vengono sostituiti da individui più abili. Le aziende non esistono per produrre quello che è necessario, ma per far aumentare il capitale dei loro padroni. Quanto alla sorte degli operai che lavorano nelle aziende destinate a chiudere, i più buoni degli amministratori del capitale si preoccupano di non far troppo pesare il futuro dell’azienda sulla vita degli operai: si tratta di mettere a punto con le autorità politiche ammortizzatori sociali, cassa integrazione, prepensionamento e altre soluzioni analoghe, nel migliore dei casi di creare posti di lavoro suppletivi.

In decine, centinaia e migliaia di aziende oggi si ripete questa stessa situazione anche se con forme e parole diverse. Sembra persino sciocco ripetere queste cose. Eppure ancora pochi giorni fa alcuni esponenti del M5S si complimentavano con membri del P.CARC e scrivevano: “riteniamo che siete mossi da un sincero desiderio di cambiamento nella direzione a cui anche noi (personalmente e come M5S) stiamo guardando, in relazione soprattutto alla dignità e ai diritti sociali dei cittadini-lavoratori e a una visione del mondo che mira essenzialmente al Bene Comune”. E non c’è ragione di credere che gli scriventi sono degli imbroglioni, che ostentano buoni propositi solo per prendere qualche voto in più alle prossime probabili elezioni. Purtroppo c’è da pensare che credano davvero in quello che scrivono, tanti sono i pulpiti e i palchi da cui piovono prediche sul “bene comune”, a incominciare dal Vaticano. Come un tempo compito comune di nobili e plebei era la gloria di dio, oggi capitalisti, proletari e “tutti quanti” dovrebbero dedicarsi al “bene comune”. Come se il bene a cui i capitalisti aspirano e che con le loro autorità impongono fosse lo stesso dei proletari, cioè di quelli che hanno di che vivere solo se ognuno trova qualcuno che compera la sua capacità lavorativa, di quelli la cui regola di vita è vendere ognuno la sua capacità lavorativa al migliore offerente.

La fonte del malandare della nostra società, dalla disoccupazione all’inquinamento, dalla miseria all’ignoranza, dalla distruzione della terra su cui viviamo all’abbrutimento di tanti individui, dalla precarietà all’insicurezza generale, dalla menzogna dilagante alla corruzione, la fonte di tutto questo sta proprio nella relazione tra capitalisti e proletari che permea tutto il sistema delle relazioni sociali. Anche la personalità, la mentalità e la concezione del mondo dei singoli individui vengono da essa: ogni individuo è formato dalle circostanze in cui si trova a nascere e crescere

Nei giorni scorsi, in occasione del trentesimo anniversario delle stragi di Ustica e di Bologna abbiamo sentito i mandanti delle stragi di Stato e i loro complici ed eredi invocare in piazza verità e giustizia contro le stragi di Stato! Da Sergio Mattarella a Giuseppe Conte e i suoi ministri e parlamentari (mancava solo Giorgio Napolitano!) vi è stata la gara a chi più ostentava tra le masse popolari la richiesta di verità e giustizia per le stragi di Stato che da Portella della Ginestra (1° Maggio 1947) in qua costellano la vita della Repubblica Pontificia. E al tempo stesso, da Napoli a Torino passando per Piacenza, il massimo della giustizia è che poliziotti, carabinieri e secondini abbrutiti pagano le responsabilità dei loro dirigenti e comandanti. I governi M5S diventano giorno dopo giorno sempre più complici dei partiti delle Larghe Intese tra PD e la coalizione Berlusconi, agli ordini della NATO e dell’Unione Europea. Sono tutti eventi che alla stregua delle stragi del Ponte Morandi e delle Case di Soggiorno per Anziani (regione Lombardia in testa) mostrano a che punto la borghesia imperialista e il Vaticano hanno condotto il nostro paese. Tutto a difesa del modo di produzione capitalista.

Presidio lavoratori alla Whirlpool di Napoli

In realtà per la società attuale non c’è altro futuro prossimo che il socialismo: le aziende che producono beni e servizi in mano pubblica e gestite secondo un piano per produrre i beni e servizi necessari alla popolazione e alle relazioni di solidarietà, cooperazione e scambio con gli altri paesi; il potere nelle mani di uno Stato formato dagli operai e dagli altri lavoratori organizzati e capace di far fronte all’aggressione della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti; tutte le risorse di cui la società dispone dedicate alla formazione delle nuove generazioni e a promuovere la partecipazione della massa della popolazione alle attività specificamente umane, politiche e culturali, da cui da sempre le classi dominanti sistematicamente escludono gran parte della popolazione.

È il messaggio che quasi duecento anni fa il movimento comunista cosciente e organizzato ha incominciato a diffondere dando un indirizzo alle lotte contro i capitalisti e le loro autorità che i proletari già avevano iniziato a condurre. La vittoria cento anni fa della Rivoluzione d’Ottobre e la costruzione dell’Unione Sovietica hanno sollevato in ogni angolo del mondo rivoluzioni democratiche e socialiste che hanno costretto la borghesia sulla difensiva, riducendola a cercare come far esaurire quell’ondata. A causa dei limiti di noi comunisti nella comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe la borghesia è riuscita nel suo proposito e negli ultimi quarant’anni abbiamo avuto modo di constatare a cosa conduce la sua ritrovata liberà di far valere nel mondo la legge della valorizzazione del capitale, il suo “bene comune”.

Abbiamo la conferma che dobbiamo instaurare il socialismo e riprendere la strada verso il comunismo.

È alla luce di questo obiettivo generale che dobbiamo discutere dello stato delle cose nei singoli campi e stabilire cosa fare. I discorsi sul “bene comune” se non sono imbrogli, sono pregiudizi fuorvianti.