VARESE, 19 settembre 2020- – Si è svolta in modalità on line l’assemblea annuale di Avis Provinciale Varese, la sessantesima dalla fondazione dell’ente di coordinamento delle 43 Avis Comunali, che rappresentano un presidio territoriale fondamentale per la promozione del dono e della solidarietà e per la tenuta del sistema di donazione del sangue. La modalità on line – suggerita dalle normative ancora in essere sul distanziamento – non ha impedito di utilizzare questo momento (inizialmente previsto per il mese di marzo) per tracciare un bilancio non solo sul 2019, ma anche sui primi sei mesi del 2020. Per lo svolgimento della Assemblea il solo consiglio direttivo si è riunito a Villa Cagnola di Gazzada, mentre tutti gli altri hanno seguito on line i lavori.
Donazioni e lockdown
«Sono stati mesi impegnativi per Avis e per i donatori – sottolinea Giampiero Badanai, presidente di Avis provinciale Varese -: da una parte c’era l’esigenza di tutelare la salute dei donatori e dell’altra quella di non far venire meno il loro dono, al fine di continuare a garantire l’autosufficienza del sistema. È stato fatto un grande sforzo da parte di tutti». Questo si è tradotto in una sostanziale tenuta delle donazioni: il confronto tra il primo semestre del 2019 e quello del 2020 ci dice che il calo delle donazioni è stato del 10%, (si è passati da 21.432 a 19.281), una percentuale che tiene conto di una flessione delle donazioni di sangue e di un aumento invece per le plasmaferesi. «Sul dato del plasma – spiega ancora Saturni – ha influito un progetto sperimentale per la raccolta, messo in atto da Avis Sovracomunale Medio Varesotto che si è concretizzato proprio nei primi mesi di quest’anno e che prosegue ancora oggi». Vale la pena precisare che la flessione delle donazioni di sangue durante il lockdown è stata frutto di una programmazione che ha avuto l’obiettivo di adeguare le quantità di sangue raccolto, rispetto alla minore esigenza dovuta al rallentamento delle attività ospedaliere connesse agli interventi non urgenti.
Grande è stata anche la generosità dimostra proprio nei mesi più difficili del lockdown. Solo attraverso il modulo on line a disposizione sul sito internet di Avis provinciale Varese sono arrivate 570 candidature tra gennaio e agosto 2020, con un significativo incremento da marzo in avanti, a fronte di 500 candidature arrivate nel corso dei 12 mesi del 2019.
«Al di là del gesto di generosità tipico delle situazioni di emergenza – dice Vincenzo Saturni, direttore sanitario di Avis provinciale Varese – resta da valutare se effettivamente queste candidature si tradurranno in donatori effettivi e periodici. Non ci stanchiamo di ripetere che il bisogno di sangue non cessa mai e che per diventare donatori, al fine di garantire sicurezza sia per chi dona che per chi riceve, ci sono dei tempi tecnici in cui si devono effettuare visite e controlli. Insomma, come abbiamo ripetuto spesso nei mesi scorsi: la generosità corre veloce, la sicurezza della donazione ha bisogno di tempo». Solo alla fine dell’anno si potrà dunque valutare la effettiva portata di questi dati.
Uno sguardo sul 2019
In attesa di tirare le somme di questo particolare anno, i numeri del 2019 ci dicono che il nostro territorio si conferma autosufficiente rispetto al bisogno di sangue: a fine anno i donatori totali erano 23.932, un numero di poche unità differente rispetto a quello dell’anno precedente. I 2008 nuovi donatori hanno rappresentato un numero sufficiente per assorbire il calo fisiologico dei donatori che smettono ogni anno di donare per problemi di salute o per limiti di età.
Le donazioni totali sui 12 mesi sono state 42.464 mila raccolte sul territorio provinciale. L’identikit del donatore? Tra i donatori del varesotto sono più numerosi gli uomini che le donne e le donne sono proporzionalmente più presenti nella fascia di età più giovane, compresa fra i 19 e i 35 anni; pressoché costante anche il numero di donatori stranieri che effettuano la donazione sul nostro territorio.
«Il 2019 – dice il presidente di Avis Provinciale Varese, Gianpiero Badanai – ci ha visti impegnati su diversi fronti, non ultimo quello relativo ai festeggiamenti del nostro sessantesimo, attraverso la proiezione di alcuni film con un filo conduttore legato ai temi della solidarietà e del dono. Diversi sono stati anche i momenti di riflessione e per la formazione abbiamo voluto offrire in particolare una occasione formativa dedicata alle fake news in ambito sanitario a giornalisti, comunicatori e studenti di comunicazione, grazie alla collaborazione con l’Università dell’Insubria. Una occasione molto importante, anche alla luce di quanto accaduto quest’anno».
Varese, 19 settembre 2020