VARESE, 8 dicembre 2020-Lo sciopero proclamato per il 9 dicembre 2020 da FP CGIL, CISL FP, UIL FPL e UIL PA è l’inevitabile conseguenza delle richieste inascoltate e delle ripetute sollecitazioni fatte al Governo per l’apertura delle trattative su diversi temi dell’innovazione, delle assunzioni, della sicurezza e del rinnovo del CCNL di tutti i comparti pubblici.
Non c’è stato dialogo né contrattazione.
Nel nostro sistema democratico costituzionale quando non c’è dialogo tra lavoratori e datore di lavoro, esiste il diritto di rivendicare le proprie richieste anche con forme di mobilitazione collettiva.
Questo diritto è lo SCIOPERO, che può essere esercitato anche se il datore di lavoro è lo Stato.
Alcuni intellettuali, politici, opinionisti, parte della stampa, e non solo, ritengono che la presa di posizione di CGIL CISL e UIL sia “inopportuna” in questo momento. La proclamazione dello sciopero non è stata fatta a “cuor leggero” anzi è stata una decisione sofferta, nata da un intenso dibattito all’interno del mondo del lavoro pubblico già da qualche mese.
La libertà di pensiero e di espressione nel nostro Paese sono costituzionalmente garantiti, esattamente come il diritto di sciopero. Sono fisiologici i commenti quando ci sono ricadute nell’erogazione dei servizi ma sono inaccettabili e demagogiche le posizioni che mettono in discussione il diritto di sciopero, che ha lo scopo di aprire un confronto per la difesa dei diritti dei lavoratori, a qualunque categoria essi appartengano.
Il 9 dicembre sciopereranno lavoratori che hanno pagato un prezzo altissimo in questa pandemia, lavoratori precari di tutti i settori (circa 350.000), lavoratori che sono sempre più in affanno perché non riescono più a sopperire alle gravi carenze di organico che si sono create per effetto di 20 anni di tagli lineari alla spesa pubblica.
Basti pensare che nel solo comparto degli enti locali si sono persi 93.000 addetti in 10 anni, esempio emblematico – tra i molti analoghi nel nostro territorio – è rappresentato dalla Provincia di Varese in cui si è passati da circa 600 dipendenti nel 2010 a meno di 350 nel 2020, mantenendo sostanzialmente le stesse funzioni.
La spesa pubblica complessiva cresce a ritmi spaventosi e il risparmio arriva solo dai tagli al personale con enorme danno a cittadinanza e imprese e riduzione dei servizi o esternalizzazioni.