La polemica: ”Come docente varesino per vaccinarmi dovró recarmi a Como: é assurdo!”

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Alessandro Pepe

VARESE, 9 marzo 2021-«Il gran giorno del vaccino è finalmente arrivato. Mercoledì 10 marzo dovrò andare a fare la prima dose contro il Covid19 riservata al personale docente. C’è solo un piccolo problema: la sede del punto vaccinale. Io varesino devo recarmi a Como per fare il vaccino. Tutto ciò è assurdo». Con queste parole inizia la nota polemica di Alessandro Pepe che, oltre a essere docente, è anche consigliere comunale del Partito Democratico nella città di Varese.

«Nella giornata di martedì 9 marzo – spiega il consigliere comunale di Varese – ho ricevuto, come molti altri colleghi docenti, la comunicazione che in tanti vorrebbero ricevere: la conferma dell’appuntamento per effettuare la prima dose di vaccino contro il Covid 19 riservata al personale docente. Una volta aperta la comunicazione, però, ecco due grandi sorprese: la prima è che sono un sessantottino (a mia insaputa), la seconda – ben più grave –  è la sede del punto vaccinale: devo recarmi a Como per farlo».

«Questa è una situazione assurda e paradossale – continua il consigliere di Palazzo Estense –, non solo perché lavoro in provincia di Varese, ma anche perché sono residente nel Capoluogo. Il buonsenso avrebbe voluto che mi fosse assegnata la sede più vicina alla mia residenza, ma è andata diversamente».

«Purtroppo – argomenta Alessandro Pepe – non mi è stato possibile neanche cambiare la sede. Nel documento presente all’interno del mio Fascicolo Sanitario Elettronico è presente la seguente dicitura: “Le operazioni di revoca e spostamento devono avvenire entro 3 giorni lavorativi precedenti all’appuntamento, altrimenti la Struttura Sanitaria si riserva la possibilità di addebitare una penale”. Peccato che abbia ricevuto la comunicazione ufficiale via SMS il giorno precedente alla vaccinazione. Come si fa a cambiare? È impossibile».

«Questo evento – conclude l’esponente del Partito Democratico – non solo dimostra i limiti del sistema regionale delle ATS, ma evidenzia soprattutto la mancanza di coordinazione da parte di Regione Lombardia su un tema cruciale come quello sanitario».