CUVEGLIO, 25 aprile 2021-Oggi a Cuveglio, nella frazione di Cavona si è tenuta una dimessa cerimonia del 25 aprile, organizzata dal sindaco Francesco Paglia.
A differenza della tradizione che vuole venga celebrata nella piazzale antistante il comune, oggi occupato da un piccolo mercatino di produttori agricoli locali e dove affissa alla facciata del palazzo comunale esiste la targa dedicata alla prima battaglia partigiana d’Italia che aprì alla svolta che rese possibile il 25 aprile, svoltasi nel 1943 in cima alla montagna che sovrasta il nostro comune, è stato scelto di celebrare la cerimonia scegliendo poche ed elitarie persone a presenziare la manifestazione.
Tra gli invitati, leggiamo nella locandina del Comune, i rappresentanti le associazioni della frazione: una scelta esclusiva, un club ristretto certamente dal quale è stata volutamente esclusa l’ANPI e il suo rappresentante, che tuttavia ligio al dovere istituzionale è intervenuto con la bandiera dell’ANPI che sventolava nel vento, tenendo le debite distanze di sicurezza.
Al termine della stringatissima cerimonia, il discorso del sindaco e l’ammaina bandiera, nonostante fossero giá spetni i microfoni spenti il presidente dell’ANPI, Luca Zambonin, ha pronunciato il suo discorso alla presenza di quanti, sinceri democratici resistenti, consci dell’importanza del 25 aprile, tenendo ovviamente le distanze di sicurezza.
Il discorso:
Cos’è il venticinque aprile?
Non è la ricorrenza di nostalgici vecchietti come alcuni credono o desiderano far credere.
Il 25 aprile è la trasmissione di una coscienza civile che travalica e supera la diffusione del pensiero unico perpetrata dalle dittature nate dalla prima orribile guerra mondiale, la prima ad usare mezzi scientifici e industriali per la sconfitta degli avversari attraverso lo sterminio ( gas, carri armati e aerei fecero lì il loro debutto ). Da molti venne definita la guerra che avrebbe messo fine a tutte le guerre, invece trasformò tragicamente l’ Europa in un vulcano che dopo pochi anni avrebbe eruttato la sue terribili forze distruttive accendendo una guerra ancora più assurda e mostruosa della prima. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che in quegli anni tragici, non ostante tutto, si formarono quelle coscienze che si opposero e poi sconfissero il consenso e la supina accettazione alla dittatura.
Fu quel desiderio di libertà, quella cognizione di essere correttamente nel giusto, la lungimiranza, la forza e la certezza di quegli uomini che impedendo conseguenze ancor più rovinose hanno contribuito alla costruzione della nostra repubblica. Ciò che noi celebriamo oggi è il passaggio di quella prospettiva che andò oltre ogni sacrificio, compreso il bene più prezioso di ogni essere umano: la vita, per un’Italia migliore e libera che seppur sconfitta seguendo quella forza propulsiva e vitale seppe ricrescere e fondare, assieme alle altre nazioni coinvolte nella guerra, con una più ampia prospettiva un’Europa comune senza confini o diversità. Celebriamo oggi l’eredità che ci hanno consegnato: la speranza e una società in divenire certamente, diversa giustamente, con ancora immense contraddizioni, tuttavia con il nostro passaggio del ricordo alle future generazioni per formare un ponte tra passato presente e futuro, avendo la certezza che uniti si può migliorare.
Celebriamo anche il dono della nostra costituzione nata dalla resistenza, che ci ha fornito uno scudo contro le guerre, che ha formato la nostra società in pace per tanti anni. Un richiamo dunque il 25 aprile al ricordo di quanti per darci tutto questo hanno sacrificato la loro vita consapevolmente. W l’Italia liberata, W i partigiani, W il 25 aprile.
Consentitemi ora una nota personale:
Fortunati noi, meno fortunati altri popoli ai cui confini si stanno addensando le nere nuvole di guerra, il mio pensiero va a nazioni un tempo amiche e sorelle, Ucraina e Russia ora trasportate da interessi forestieri in una guerra dimenticata con più di diecimila morti. Nazioni che stanno ammassando ai confini un tempo comuni, soldati, armi e odio reciproco fomentato dalla propaganda. Noi come ANPI condanniamo ogni forma di risoluzione dei contrasti attraverso la violenza e la guerra, non possiamo che auspicare la risoluzione pacifica di queste ostilità che potrebbero trascinare nel contrasto armato con coalizioni e alleanze anche l’Europa pacifica, trasformandolo nell’ennesimo e forse definitivo conflitto mondiale.
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