Intervista a Beppe Facchetti dei Superdownhome: ”Con l’etichetta Dixiefrog puntiamo al mercato internazionale”

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VARESE, 1 maggio 2021- di GIANNI BERALDO-

Sono reduci da otto giorni di presentazioni a Parigi live set, interviste e molto altro catapultandoli in una dimensione internazionale come capita a pochi artisti, frutto della nuova collaborazione con la DIXIEFROG, etichetta discografica francese conosciuta in tutto il mondo con un roster di artisti blues, rock blues e folk di altissimo livello.

Stiamo parlando dei SUPERDOWNHOME, duo italiano composto da Beppe Facchetti ( batteria e percussioni varie) e Harry Sauda (cigar box guitar e qualsiasi altro tipo di chitarra), difficilmente catalogabile se non per la loro spiccata verve blues, rock blues ma pure rock e pop.

Attivi dal 2017 pubblicando tre album, il loro debutto con la Dixiefrog è avvenuto lo scorse mese di aprile con una compilation intitolata ”No Balls, No Blues chips” (titolo che non lascia spazio a compromessi formali), in attesa del nuovo album previsto per il 2022.

Insomma una realtà davvero interessante che sta conquistando la scena internazionale.

Di questo e molto altro ne abbiamo parlato con Beppe Facchetti

I brani che compongono questa compilation sono stati scelti da voi oppure dai responsabili dell’etichetta?

Diciamo in collaborazione, loro ci hanno segnalato le canzoni preferite e in effetti ci siamo

Beppe Facchetti

trovati d’accordo quasi su tutto, abbiamo solo modificato qualcosina

La Dixiefrog è un’etichetta davvero importante, come vi hanno scelto?

La nostra book agent francese ci ha chiesto se eravamo interessati a inviare loro del materiale, nel caso fossero interessati poi ci avrebbero contattati. Abbiamo inviato un paio di canzoni che sono piaciute, a quel punto abbiamo iniziato a confrontarci»

Secondo il tuo parere sono 12 canzoni che vi rappresentano al meglio?

In realtà il motivo per il quale hanno deciso di collaborare con noi non è questo disco ma pezzi che abbiamo registrato negli Stati Unti l’anno scorso e che farà parte del prossimo disco. Infatti la loro scelta a livello promozionale sarebbe stata quella di unire cose registrate in passato con qualcosa di più recente ma noi l’abbiamo vista come una sorta di zibaldone. Per questo abbiamo preferito tenere i pezzi nuovi esclusivamente per il prossimo disco. Come dire, per farci conoscere anche all’estero abbiamo puntato sul meglio dei nostri primi 3 dischi, compilation che sarà come una sorta di introduzione conoscitiva dei Superdownhome suscitando così interesse utile all’uscita del nuovo album previsto per il mese di marzo del 2022.

In Francia l’etichetta vi ha organizzato un settimana di incontri e concerti promo come una grande band

E’ successo il mese scorso. Abbiamo trascorsi 8 giorni pazzeschi a Parigi trattati benissimo con interviste televisive, radiofoniche e sui principali quotidiani nazionali, oltre all’edizione francese della rivista Rolling Stone. Oltre a tutto questo anche concerti in teatri dove abbiano riscosso un grande successo. Insomma ai ‘capi’ dell’etichetta piacciamo parecchio, anche per il look un pó particolare e d’altronde non investirebbero tanti soldi se il prodotto non funzionasse.

Puoi anticiparci qualcosa del nuovo disco?

Lo stile non cambia molto rispetto ai nostri lavori precedenti, ma cambiando produttore certamente la forma cambia senza ripetere il solito stilema. Risulta un disco fresco e innovativo seppur non semplice come formula da far funzionare visto che suonare in due non è esattamente come essere una band.

Parli di variabili musicali che in due non sono così semplici da mettere in atto immagino.

Esattamente. Anche quando il suono è particolare risulta sempre molto simile a sé stesso. Mi vengono in mente i Police ad esempio che dopo 5 dischi la formula iniziava a risentire di ripetitività. Gruppo che a me piace tantissimo.

Nuovo album registrato a New Orleans…

Sì, l’abbiamo registrato con un produttore locale molto bravo. Poi abbiamo scoperto che la nostra musica piaceva parecchio ad un promoter di New Orleans organizzatore di un grande festival dove si è aperto uno slot nel programma invitandoci quindi a suonare tra l’altro ben pagati. Che dire, avere la possibilità di suonare blues dal vivo in America mi pareva fosse tutto così folle. In realtà quel concerto fu un grande successo, tanto che quest’anno ci avevano invitati nuovamente per una cifra tripla rispetto a quella esibizione, poi purtroppo causa pandemia abbiamo potuto partecipare solo virtualmente, però l’idea di essere stati richiamati in un festival al quale partecipavano personaggi di altissimo livello ci ha riempito di orgoglio oltre a scoprire una grande realtà legata alla cigar box, con festival dedicati organizzati in tutto il mondo.

La vostra rimane sempre un’anima dalla forte impronta blues

Sicuramente blues, quando spogliamo i brani dal loro suono particolare finiscono per risultare brani dall’essenza blues come in fondo erano all’origine prima che li lavorassimo alla nostra maniera. Però troviamo pure un’anima pop non solo per il fatto che le nostre canzoni hanno spesso dei ritornelli cosa che nel blue non troviamo, ma anche perché il pop ha quell’approccio più commerciale. La musica blues è più ancorata al fatto del fare quello che mi sento senza pensare all’aspetto meramente commerciale, questo ovviamente per il blues delle origini perché oggi in realtà anche il blues ha la sua bella parte commerciale, mentre il pop nasce con un intento comunicativo certamente maggiore sia a livello musicale che di mentalità con quell’aspetto che erroneamente viene percepito come più laccato ma certamente più commerciale del quale noi non vogliamo essere esenti perché questo nuovo progetto discografico dovrà funzionare bene.

Certo che suonare come duo non è semplice

Due che però produciamo suoni come fossimo una band, situazione che ci ha permesso di salire su palcoscenici importanti aprendo concerti grandi artisti, senza snaturare il nostro suono come invece accade a gruppi che devono suonare in apertura solo in acustico.

Quindi l’idea di formare una band non vi sfiora

In realtà appena sarà possibile tornare a esibirsi dal vivo abbiamo intenzione di suonare anche come quartetto dove, oltre a noi due, si aggregherebbero Dennis Greaves e Mark Feltham dei Nine Below Zero, così da recuperare e ricordare il loro talento mettendo anche un pó di freschezza al nostro sound all’interno anche del loro repertorio. Ovviamente questa collaborazione per noi sarebbe un grande onore visto i loro trascorsi ma anche il presente considerando che suonano ancora come gruppo. Nella nostra prima formazione vi era anche un bassista ma il suono non era poi così originale. Essere musicalmente diversi come i Superdownhome paghi anche dei costi in un ambiente tradizionale come quello della musica blues, soprattutto in Italia, dall’altra parte ti rende originale e apprezzato per la diversità della proposta.

Immagino che la Dixiefrog vi abbia scelto soprattutto per questo motivo

Indubbiamente nel roster della book agency vai a riempire dei buchi di proposte fino a quel momento scoperto proponendo una proposta musicale sicuramente originale.

Il vostro sound tra l’altro risulta accattivante anche per le giovani generazioni di fruitori di musica blues e rock.

Mi piace questa idea pur non essendo più tanto giovani noi. Speriamo possano aumentare prossimamente visto che abbiamo preparato del materiale che effettivamente punta verso una direzione musicale che probabilmente potrebbe attecchire su di un pubblico più giovane. Ad esempio poco prima che ci sentissimo, mi ha chiamato un giovane dj che ha fatto un remix di nostri pezzi, non propriamente una novità visto che è già successo negli anni Novanta con lavori della Jon Spencer Blues Esplosion o più recentemente con qualcosa di R.L. Burnside, però fa piacere essere presi in considerazione fuori dai soliti circuiti artistici.

Come vi hanno accolto fuori dall’Italia?

Devo dire che nelle dieci date di supporto al tour europeo di Popa Chubby abbiamo ottenuto un clamoroso successo con un riscontro di vendite anche a livello di merchandising incredibile: roba da non credere per una opening band!

Ora non resta che attendere di tornare sul palco

Guarda, penso che si riprenderà con una voglia incredibile di fare festa e ovviamente di suonare il più possibile