VARESE, 19 giugno 2021-di VINCENZO ANDRAOUS-
Stavo tornando a casa dopo una giornata di lavoro piuttosto pesante, a rendermi ancora più insofferente, sul telefonino leggo di quel furgoncino che si schianta in tangenziale con un’altra auto.
Ho pensato a un incidente come ne accadono tanti, invece non era proprio così. Tre adolescenti hanno rubato “per gioco”, non per una qualche utilità seppure delinquenziale, ma “ per gioco” un furgone, iniziando a pigiare con il piede martello sull’acceleratore. Tra una morsa allo stomaco e un digrignare di denti, mi sono ritrovato negli occhi il sequel di un vecchio film. A volte, non sempre, ma accade, il passato sta disegnato in un presente da apnea asfissiante. Tre giovanissimi alla ricerca di qualcosa, la postura inquieta, poi, accade tutto come nella frazione di uno sparo, e colmo della sfiga, perché di sfiga si tratta, le chiavi sono inserite nel cruscotto. Un rombo, una sgommata, l’auto parte come una scheggia impazzita, adesso è un siluro che taglia a metà la città, un bisturi che divide in due il proprio destino e purtroppo quello degli altri.
Niente e nessuno può fermare quel bolide, il piede ben calcato sul pedale dell’acceleratore, le risate sempre piu’ alte, la musica a paletta.
E’ tutto un dritto, non ci sono curve, intersezioni, stanno volando. Niente e nessuno li può fermare. Però d’improvviso ecco l’ostacolo, quello che non t’aspetti, duro come pietra che dura, ben più duro di te. L’impatto è inevitabile, si frana per terra, si rimane lì, con il respiro imprigionato nei polmoni. Si rimane sulle ginocchia, con la fronte imperlata di sudore, e quel sudore ha un nome preciso; è la paura. Ora lo spaccone, il duro, il bullo di cartone è scomparso, s’è dileguato, portandosi via ogni altra certezza.
Ma c’è di più, non è ancora finita la sofferenza, il dolore, la disperazione, perché dalla fronte c’è qualcosa che si mischia con quel sudore, scende e sbatte sulle palpebre, sul naso, sulle labbra. Sì, quello è il tuo sangue. No, non è ancora finita la tragedia che segue a questa irresponsabile follia, perché quello non è più soltanto il tuo sangue, ma è il sangue degli altri, degli innocenti, di quelli, che spesso, sempre più spesso rimangono senza giustizia.
Tre giovanissimi, nella trasgressione ormai divenuta devianza, la spinta a non subordinare mai le passioni alle regole, disconoscendo la carta di identità della libertà, della responsabilità, nella capacità di fare delle scelte consapevoli, interpretando malamente quella libertà con il fare tutto quello che voglio. In questa sequenza di reati, perché di reati si tratta, c’è la sfida, la voglia di primeggiare con gli strumenti dell’illegalità e della violenza, c’è il “coraggio” di sfidare la morte, finchè non rimani piegato e piagato sulle ginocchia, se ti va bene, perché è bene sapere che chi scommette contro la morte, è destinato a perdere, al più misero dei fallimenti, perché la morte vince sempre.
Non ci sono eroi in questi accadimenti, gli eroi sono ben altra cosa, qui abbiamo tre ragazzini allo sbaraglio e una platea plaudente o forse soltanto distratta, anch’essa colpevole in tutta la sua indifferenza.