La denuncia di Fnp Cisl: ”In Lombardia le Rsa non sono ancora attrezzate per visite parenti”

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VARESE, 27 giugno 2021-”La strada è ancora in salita, per parenti e ospiti delle RSA Lombarde. Ordinanza del ministro Speranza e indicazioni dell’assessore Moratti, per molte farmacie della regione, sono lettera morta. Troppe non sono attrezzate, molte chiedono il pagamento del tampone necessario per la visita del proprio caro all’interno delle strutture”. Emilio Didonè, segretario generale di FNP CISL Lombardia, lancia l’ennesimo attacco contro il lassismo imperante in Regione, ATS e RSA nella gestione delle aperture delle strutture per anziani e per disabili.

Secondo Regione Lombardia, i parenti possono entrare con il “Green Pass” (o Certificato di vaccinazione) o in alternativa sottoponendosi almeno 48 ore prima a un tampone che abbia  esito negativo. E per fare il tampone ai potenziali visitatori, Regione Lombardia ha autorizzato le stesse RSA, oppure la rete ambulatoriale degli erogatori pubblici e privati accreditati presenti nel territorio, o le farmacie. Il costo è del tampone è a carico del servizio sanitario, e il visitatore deve semplicemente compilare un apposito modulo di autocertificazione. Queste indicazioni sono già operative e vincolanti, come confermato dalle stesse ATS.

“Da una nostra verifica, invece, emerge che la stragrande maggioranza delle farmacie, private o comunali che siano, non applica questa delibera, anche se è attrezzata per fare i tamponi con tanto di cartello esposto. Li fanno pagare, e quindi non svolgono questo servizio indicato da Regione Lombardia. Le RSA, inoltre, potrebbero, all’ingresso, sottoporre a tampone i visitatori utilizzando i loro kit, originariamente destinati a dipendenti e ospiti, ma per quanto ne sappiamo sono poche quelle che lo fanno. Nella maggior parte dei casi, senza la certificazione richiesta, i parenti non possono entrare nelle strutture. Insomma, l’annuncio alla stampa è stato fatto, la delibera è stata inviata, tutti l’hanno letta, ma non viene applicata. E tutto tace. Perché le farmacie, anche quelle pubbliche, si rifiutano di fare i tamponi gratuiti? Perché ATS, ASST, Direzione Generale Welfare non intervengono, e non prendono provvedimenti?”.

L’8 maggio scorso, l’Ordinanza del Ministro della Salute Roberto Speranza consente le visite in piena sicurezza in tutte le strutture residenziali sanitarie e sociosanitarie nel rispetto delle indicazioni formulate nel documento. Il 14 giugno successivo, dopo più di un mese, anche Regione Lombardia finalmente recepisce l’ordinanza del Ministro per il via libera alle visite di familiari agli ospiti ricoverati presso le circa 670 strutture residenziali lombarde.

“Con enfasi e molto risalto – continua Didonè -,  l’Assessore regionale al Welfare e vice Presidente di Regione Lombardia non perde l’occasione per annunciare ai quattro venti che: “Le RSA devono aprire, non possono più rifiutarsi di far entrare i parenti. Abbiamo notificato le istruzioni a tutti gli istituti che si stanno organizzando. D’ora innanzi nessuna RSA potrà rifiutarsi di far entrare i parenti in visita ai propri congiunti perché la direzione generale Welfare di Regione Lombardia ha inviato istruzioni precise a tutte le ATS che, a loro volta, le hanno comunicate alle direzioni delle strutture protette”.

Ancora una volta, invece, le conseguenze di disorganizzazione e pressapochismo le pagano i più fragili e famiglie. “In questo caso gli anziani e disabili che con impazienza attendono da troppo tempo di poter rivedere i volti dei loro cari. Una situazione paradossale che pretendiamo venga risolta in tempi brevissimi da Regione Lombardia, che ha ormai un indice di gradimento e credibilità sempre più vicino alla zero.  È ora di finirla-conclude il segretario regionale dei Pensionati della CISL-  di prendere in giro le persone con la politica degli annunci che poi non trovano mai riscontro nella realtà. Basta promesse ai cittadini per cercare di tranquillizzare la popolazione a cui però seguono sempre gravi ritardi nell’applicazione concreta dei provvedimenti. È ora di finirla con questa caratteristica comune in Italia dell’eccessivo intervallo di tempo che trascorre tra l’annuncio di un provvedimento e la sua effettiva applicazione”.