VARESE, 14 novembre 2019-di GIANNI BERALDO-
Clamorosa svolta nelle indagini per truffa, corruzione e finanziamento illecito ai partiti nella cosidetta operazione “mensa dei poveri”.
In manette sono finiti questa mattina l’ex eurodeputata Lara Comi e il famoso imprenditore varesino Paolo Orrigoni (entrambi agli arresti domiciliari) patron della catena supermercati Tigros nonchè consigliere comunale a Varese.
Con loro anche il dg di Afol Metropolitana Giuseppe Zingale.
L’ordinanza di custodia cautelare è stata firmata dal gip Raffaella Mascarino e chiesta dai pm Silvia Bonardi, Luigi Fumo e Adriano Scuderi.
Una indagine che parte da lontano e della quale ne avevamo giá parlato sul nostro giornale alcuni mesi fa.
“Oggi io dirò che non ho mai preso 17k e non ho mai avuto consulenze con Afol nè società a me collegate che non esistono….Se mi chiedono perchè dicono questo posso dire che tu facevi loro consulenza”, questa una delle telefonate effettuate da Lara Comi all’avvocato Bergamaschi, intercettata dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza, dove la Comi farebbe riferimento a 17mila euro che avrebbe ottenuto da Afol per gestire le sue società e finanziare campagna elettorale per le elezioni europee.
Le accuse a vario titolo per tutti loro è di corruzione, finanziamento illecito e truffa.
Significative in tal senso una parte del testo relativo all’ordinanza che dice “Nonostante la giovane età, Lara Comi ha mostrato nei fatti una non comune esperienza nel fare ricorso ai diversi e collaudati schemi criminosi volti a fornire una parvenza legale al pagamento di tangenti, alla sottrazione fraudolenta di risorse pubbliche e all’incameramento di finanziamento illeciti”, un’altra parte della stessa ordinanza cita ” Nella Comi emerge la peculiare abilità nell’acquisire e sfruttare al meglio la sua rete di conoscenze, al fine di trarre dal ruolo pubblico di cui era investita per espressione della volontà popolare, il massimo vantaggio in termini economici e ampliamento della propria sfera di visibilità”.
Arresti avvenuti dopo i numerosi e continui interrogatori nei confronti del “grande imputato” Nino Caianiello che ha deciso di raccontare ai magistrati come avvenivano gli scambi di favori (e di soldi).
Il nome di Orrigoni nelle indagini è spuntato perchè ha parlato l’imprenditore Pietro Tonetti raccontando che, d’intesa con lui, Orrigoni avrebbe versato l’anticipo di 50mila euro della presunta tangente mascherata sotto forma di incarico a uno studio di ingegneristica, per ottenere la variante di destinazione d’uso di un terreno a Gallarate, dove avrebbe aperto un nuovo supermercato Tigros.
Da segnalare inoltre che nel filone di indagini compare pure il nome del giornalista varesino Andrea Aliverti, addetto stampa della Comi, che veniva retribuito con 1000 euro al mese rimborsati dall’Europarlamento. Aliverti ai pm ha dichiarato che in realtà di soldi al mese ne riceveva 3000 di cui 2000 tramite fatture gonfiate, soldi che venivano girati a Nino Caianiello permettendo in questo modo di pagare, tra l’altro, affitto e spese della sede provinciale di Forza Italia- che si trova in via Carrobbio a Varese- in quanto la Comi non era preposta ai tali esborsi (allora era anche coordinatrice provinciale di FI).
Ora vedremo come andrà a finire l’inchiesta e come risponderanno (e si difenderanno) tutti gli indagati alle gravi accuse poste in atto dalla magistratura nei loro confronti.
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