Recensioni: “Dear America” nuovo straordinario album di Eric Bibb

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Eric Bibb

VARESE, 8 settembre 2021-di GIANNI BERALDO-

“Ora vedi i giovani ed é incredibile. Con il movimento Black Lives Matter é come se vi fosse una sorta di riverbero di quella energia tipica degli anni Sessanta. E’ un momento stimolante per scrivere canzoni”.

E ‘un Eric Bibb riflessivo ma carico al punto giusto quello che si presenta con il nuovo album Dear America (Povogue/Mascot Label), con una copertina iconica che ritrae il bluesman newyorkese (ma che vive a Stoccolma da diverso tempo) con una bandiera degli Usa in una mano e una chitarra acustica nell’altra, perso in un enorme campo agricolo.

Scelta grafica non casuale. Messaggio semplice ma dal forte impatto sociale come sempre sono i testi delle sue canzoni, cosí diretti e incisivi riflessi in una trentina di album a partire da Seans the best del 1972.

E di storie da raccontare ne ha ancora parecchie Bibb, che dall’alto dei suo 70 anni (compiuti lo scorso mese di agosto) non teme certamente giudizi o pregiudizi. Cosí come non ha mai accettato compromessi che potessero influire negativamente sulle sue scelte artistiche, sul suo modo di essere e raccontare storie dall’importante valenza sociale.

In Dear America Bibb ripercorre in musica-in chiave blues ovviamente-la storia di un America che negli anni si é spesso confrontata con battaglie per i diritti civili, dove lo stesso padre di Eric (cantante folk e attore) ebbe un ruolo importante partecipando alla marcia di Selma con Martin Luter King.

Per incidere Dear America il songwriter statunitense ha chiamato a raccolta nomi importanti. Come nel brano di apertura Whole lotta Lovin’ con il contrabassista jazz Ron Carter ad accompagnare in maniera discreta ma efficace voce e arpeggi di blues acustico, con Bibb che rende omaggio alla tradizione del rural blues richiamando echi artistici ”alla” Keb’ Mo’ tanto per capirci.

Sul solco della tradizione pure la successiva Born a Woman con la bella voce di Shaneeka Simon (cantante dai trascorsi gospel) a fare da contraltare alla slide guitar.

L’album inizia a prendere quota (elettrica) grazie al chitarrista Eric Gales che sfoggia tutta la sua classe nel pezzo Whole Word Got The Blues il cui ritmo cadenzato da giro di basso, chitarra e batteria é la perfetta colonna sonora a significative bad stories cantate magnificamente da Bibb accompagnato dallo stesso Gales, per una delle tracce piú belle dell’album.

Dopo l’efficace brano che regala il titolo all’album, molto bello anche il successivo Different Picture , altro bluesaccio intriso di pedal steel guitar con protagonista il talentuoso Chuck Campbell (The Campbell Brothers).

Tutto l’album si mantiene su alti livelli. Anche in brani piú rilassanti come Tell Yourself  pezzo country venato di blues con la voce di Bibb che si erge a protagonista. Bella pure la malinconica Emmest Ghost (ancora in compagnia di Ron Carter) dove si narra la vicenda di Emmett Till, linciato per motivi razzisti nel 1955. Con White and Black si cambia genere ma la sostanza non cambia: solo musica dall’alto tasso emotivo dove blues e soul accarezzano con delicatezza i timpani dell’ascoltatore regalandoci un’altra perla sonora.

E che dire di Talking’bout Train Part1 dove Bibb cala i pezzi da novanta con la presenza dello straordinario armonicista Billly Branch, altro splendido 70enne di Chicago che soffia alla sua inimitabile maniera, dando l’essenziale contributo ad un pezzo dal ritmo ossessivo, ipnotico e cadenzato determinato da una partitura quattro quarti che farebbe sobbalzare chiunque. Gran pezzo.

Vi é pure la parte 2 di questa song, che vira decisamente verso lidi funk ed errebí con tanto di sezione fiati che non lascia certamente indifferenti.

Sfumature di nu jazz invece nella successiva Loves Kingdom con la partecipazione del cantante Glenn Scott e il bassista Tommy Sims che regalano ancora note di qualitá.

Un album di simile portata non poteva che concludersi con un altro brano che lascia il segno. Stiamo parlando di Oneness of Love, lentone pazzesco (chissá perché lo immaginerei cantato dall’indimenticabile Willy de Ville) dove la voce di Lisa Mills duetta con Bibb mentre sullo sfondo le note dell’acustica, violino e pianoforte raccontano che affetti e amore non sono mai banali.

Cosí come non lo é questo bellissimo album.

direttore@varese7press.it