Riflessioni di Vincenzo Andraous: ”Tutti i bimbi sono Gesú”

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VARESE, 11 dicembre 2021- di VINCENZO ANDRAOUS-

Anche quest’anno ci saranno in prima fila ben allineati i ciechi ed i sordi che non sono, i soliti furbetti dell’albero di Natale. Come l’anno scorso e quello prima  ancora, la Croce rimarrà nell’angolo scuro, dove vedere diventa opportunatamente difficile. Ci saranno in compenso le solite dolcezze e carezze per il nuovo nato, le preghiere di buona attesa e i canti di giubilo del consueto arrivo.

Anche quest’anno però le immagini sono sempre quelle, anzi, peggiori delle precedenti, quel Bimbo Gesù da poco nato, non potrà sbalordirsi per quanto l’umanità abbia perduto il senso, lo scopo, la strada maestra da seguire. Nei campi dell’abbandono e della crudeltà più ottusa, c’è quella bambina vestita di niente, quei suoi piedini nudi nella neve fredda dove non è dato giocare. Rimane scalza nel ghiaccio con intorno gli sguardi della più vergognosa impotenza, con addosso i morsi disperanti della sopravvivenza. Quel Bimbo nella culla fortunatamente non potrà ancora stupirsi per la dis-umanità che appare di volta in volta sempre meno giustificata, per gli ultimi tra gli ultimi depredati di ogni salvezza e dignità. Quella bimba con il volto trafitto dal dolore e dalla sofferenza non potrà rendersi conto di esser stata appiedata a mezzo metro di distanza da ogni giustizia. Per quel Bimbo che nasce non è ancora tempo di grida dal basso, di fosse alla terra, di squarci al cielo, in mezzo al mare sommerso di prossimità  che non riescono più a sollevarsi.

Quella bimba vestita di indifferenza e strattonata dalla meschinità del più forte, riporta la realtà nel suo significato preciso, c’è bisogno, c’è necessità, di quel Bimbo che arriva frutto di evoluzione, di bontà e onestà, che diventa sangue, che diventa lotta, piu’ ancora di mille preghiere, di tante e troppe promesse. Quel viso di bambina innocente, che nulla ha commesso,  sebbene a quell’età avrebbe tutti i diritti del creato per commetterne,  rimane il viso contratto dal freddo e dal gelo,  in  quegli occhi disperati di chi più nulla si aspetta di ricevere, neppure la compassione di un aiuto irrimediabilmente tradito e umiliato.

I bimbi sono Gesù, lo sono in ogni anfratto martoriato dalle etiche e dalle morali d’accatto, nel fallimento di generazioni tradite e colpite alle spalle, dalla politica dei potenti e dagli interessi che non bisogna assolutamente rimestare. Sono tutti Gesù, e chiunque faccia orecchie da mercante, peggio, da insignificante mercante di morte,  sarà bene che lo ricordi, perché volente o nolente sarà sospinto nel vicolo cieco, dove non c’è copione da correggere, storia da barare.

Quel bimbo che nasce, sta dentro gli occhi di quella bimba rifiutata, ferita, spinta alle spalle al baratro,  dunque, almeno quest’anno, il Natale ci costringa a uscire dal nostro comodo rifugio, dalle lontananze imposte, dalle nostre preghiere prive di intercessione. Quel volto di bimba rimanga avvinghiato su tutti i muri, su tutti i fili spinati, su tutti i confini in fiamme che questo Natale dovrà rammentare.

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