Busto Arsizio, confiscati beni per un valore di oltre 1 milione di euro a 34enne pregiudicato

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Una villa confiscata

VARESE, 23 dicembre 2021-I Finanzieri del Comando Provinciale di Varese, su delega della Procura della Repubblica di Lodi, hanno dato esecuzione ad un ordine di confisca della Sezione Misure di prevenzione presso il Tribunale di Milano con il quale, tra l’altro, è stata disposta la confisca di 11 unità immobiliari, autovetture e preziosi per un valore complessivo di 1,2 milioni di euro illecitamente accumulato da un 34enne residente a Pieve Fissiraga (LO), dedito alle truffe realizzate attraverso il sistema di intermediazione creditizia denominato “hawala” (in lingua araba “trasferimento”).

Il provvedimento giudiziario è giunto a conclusione dell’iter per l’applicazione delle misure di prevenzione seguito ad attività di polizia economico-finanziaria condotta, secondo il principio investigativo del cd. “doppio binario”, dal Gruppo della Guardia di Finanza di Busto Arsizio.

Il sistema fraudolento messo in atto prevedeva che gli ignari clienti consegnassero somme di denaro in valuta locale in vari Stati, tra cui Emirati Arabi, Hong Kong e Russia, e i truffatori, in lussuose hall di albergo, restituissero valigette piene di soldi falsi prima che potesse essere scoperto il raggiro. La figura degli intermediari (con il sistema informale “hawala”) consentiva di eludere qualunque tipo di tracciabilità del denaro.

Prima l’arresto, avvenuto al termine delle indagini penali nel mese di settembre 2017, al termine dell’operazione “LA STANGATA” che ha visto i finanzieri di Busto Arsizio sgominare un sodalizio serbo dedito a tali truffe convenzionalmente denominate “rip-deal”, poi altri due anni di indagine nell’ambito di una collegata misura di prevenzione, per ricostruire i beni illecitamente accumulati. Recentemente è intervenuta la confisca su quei beni a seguito della sentenza definitiva pronunciata dalla Sezione Autonoma Misure di Prevenzione del Tribunale di Milano.

In applicazione del c.d. Codice Antimafia, infatti, le Fiamme Gialle hanno effettuato approfondite indagini patrimoniali non solo nei confronti degli indagati, ma anche dei loro prestanome i quali possedevano beni in evidente sproporzione rispetto ai redditi dichiarati da tutto il loro nucleo familiare. Individuati i prestanome, è stato possibile avviare il procedimento di prevenzione che ha portato all’attuale confisca.

Il patrimonio, dislocato tra i comuni di Monza (MB), Corno Giovine (LO), Pieve Fissiraga (PV) e Champorcher (AO), è così passato nella disponibilità dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc), la quale li destinerà alle comunità e ai territori attraverso il loro impiego per scopi sociali o istituzionali.

L’aggressione dei patrimoni illeciti, infatti, consente allo Stato di colpire le organizzazioni criminali e, più in generale, i soggetti “socialmente pericolosi” che vivono in tutto o in parte con i proventi di attività delittuose, nel vivo dei propri interessi economici, patrimoniali e imprenditoriali e di restituire alla collettività, per finalità sociali, i beni illegalmente accumulati dai medesimi.