“La salute delle mamme e dei bambini libici passa dalla formazione delle ostetriche”, inziativa del dottor Marco Nedbal dell’ospedale di Gallarate

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GALLARATE, 16 marzo 2022-Un’esperienza di formazione rivolta a operatori sanitari libici. Maturata a dicembre dello scorso anno in Tunisia. Poi il rientro in Italia, alla routine di sempre. La guerra in corso in Ucraina ha richiamato alla memoria motivazioni, senso e valore di quelle giornate.

Il dottor Marco Nedbal, Direttore della Pediatria dell’Ospedale di Gallarate, ha formato diciotto ostetriche libiche. Con lui anche il dottor Rossano Rezzonico, già Direttore della Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale Rho e il dottor Alessandro Alfei, Dirigente Medico del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale di Rho.

“Da sempre l’ambito sanitario costituisce un valido modo per costruire un dialogo tra persone e gruppi molto distanti ideologicamente e culturalmente, se non addirittura in conflitto – racconta – Per tale motivo ho aderito molto volentieri alla iniziativa effettuata tramite l’ong ICU (Istituto per la Cooperazione Universitaria) di Roma. Ho partecipato come istruttore al corso “Emergenze in sala parto e addestramento alla rianimazione del neonato e del bambino”, rivolto a un gruppo di ostetriche della Libia, nazione in grande difficoltà per la sua situazione politica instabile con zone di guerriglia complicata dalla difficile gestione dei profughi. Il nostro obiettivo era insegnare a fare le prime manovre cliniche in maniera corretta in una fascia d’età che va dal pre-parto fino ai 5-6 anni di vita”.

Il dottor Nedbal non è nuovo a simili iniziative.

“Avevo partecipato a un’esperienza di formazione analoga nel marzo 2019, poi la pandemia aveva interrotto queste trasferte. Il corso, alla seconda edizione, si è tenuto in Tunisia ad Hammamet, perché la Farnesina non autorizza, per ragioni di sicurezza, l’ingresso per tali attività in territorio libico. Mi auguro di partecipare anche a una terza edizione, stiamo valutando di allargare il progetto coinvolgendo operatrici e operatori sanitari delle aree rurali tunisine, è tutto ancora allo studio. Vorremmo mantenere una cadenza almeno annuale”.

Il corso comprendeva una prima parte di rianimazione neonatale e di rianimazione pediatrica, tenuto dal dottor Rezzonico e dal dottor Nedbal, e una seconda parte relativa alle emergenze ostetriche in sala parto affidata al dottor Alfei.

“Gli insegnamenti sono stati molto impegnativi, usavamo principalmente la lingua inglese e un po’ di francese per comunicare, con l’aiuto di un traduttore, e avevamo preparato le diapositive in arabo per facilitare le lezioni frontali. In questo tipo di lezioni una parte importante è quella delle esercitazioni pratiche con i manichini, dove singolarmente si applicano e si verificano le manovre apprese durante la parte teorica. Manichini che, al termine, abbiamo lasciato affinché le ostetriche possano trasferire ad altre colleghe le competenze acquisite, generando a loro volta formazione, innescando così un circolo virtuoso”.

Lo scambio è stato proficuo.

“Abbiamo avuto qualche iniziale imbarazzo, subito superato, a lavorare in stretta vicinanza con donne che provenivano dal mondo islamico e alcune di loro vestivano il burka. Al termine di ogni corso è stata effettuata una verifica finale superata da tutte le partecipanti. E’ stata una esperienza interessante e produttiva, non spetta a noi dirlo ma ci sembra di aver trasmesso (oltre a delle nozioni tecniche) anche la nostra empatia a questo gruppo di ostetriche che operano in condizioni per noi inimmaginabili, in ospedali dove manca tutto e in una realtà dove per le donne tutto è difficile o proibito. Solo per fare un esempio, nel mondo islamico più conservatore, le donne non possono viaggiare sole e anche nel nostro caso tutte le ostetriche per recarsi in Tunisia sono state accompagnate da un adulto maschio, marito, fratello o padre. Un grande sforzo economico per ICU, che ha sostenuto le spese relative al corso”.

Oggi un altro scenario impegna la coscienza del medico: “Ho dato la mia disponibilità al Direttore della Pediatria del Fatebenefratelli di Milano a partire per l’Ucraina, qualora le condizioni lo permettano”.