VARESE, 19 marzo 2022-I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Varese hanno dato esecuzione a due decreti di sequestro preventivo d’urgenza, emessi dal Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Busto Arsizio, di beni fra i quali immobili ubicati nelle province di Milano e di Brescia, nonché cospicue disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di oltre 5,5 milioni di euro.
Nei provvedimenti sono stati riconosciuti gli esiti delle indagini preliminari svolti dai Finanzieri del Gruppo Busto Arsizio, avallati dalle sopravvenienze investigative raccolte a seguito degli arresti e delle perquisizioni dello scorso mese di dicembre, a carico di due aziende lombarde che hanno beneficiato, annotando in dichiarazione le fatture per operazioni inesistenti emesse da alcune società cartiere, di tanto ingenti quanto indebiti risparmi d’imposta.
L’applicazione delle misure reali rappresenta un altro importante tassello nell’ambito
delle articolate investigazioni di polizia economico-finanziaria svolte dalle Fiamme Gialle di Busto Arsizio in seguito all’esecuzione di tre ordinanze di custodia cautelare nei confronti degli amministratori di fatto delle suddette società missing traders, le quali limitavano la propria esistenza “cartolare” a un periodo di tempo brevissimo e strettamente funzionale a creare l’evasione di cui beneficiavano “i clienti” delle medesime, per poi sparire senza lasciare alcuna traccia.
I “clienti”, ora destinatari dei provvedimenti patrimoniali, una volta pagate le fatture false ricevute, ottenevano la restituzione del denaro contante (corrispondente all’importo indicato nella fattura emessa) al netto di una provvigione variabile costituente il compenso per il “servizio” reso dal sodalizio criminale. Tale sistema permetteva anche a soggetti possessori di ingenti quantità di denaro contante, di dubbia provenienza, di ripulire il denaro reinserendolo nel circuito legale.
L’analisi della documentazione, sequestrata nel corso delle perquisizioni del 13 dicembre scorso presso le sedi delle società utilizzatrici, non ha fatto altro che confermare i falsi rapporti commerciali permettendo di ricostruire le sommme guadagnate per le annualità 2018 – 2019 – 2020, pari ad oltre 16 milioni di euro. Tali costi illeciti hanno generato indebiti risparmi d’imposta ai fini IRES ed IVA pari ad oltre 5,5 milioni di euro per tali società, operative nel settore del recupero e del commercio di metalli ferrosi.
Oggetto dei sequestri preventivi, anche nella forma per equivalente sono state ingenti somme detenute sui conti correnti delle società, sui conti personali, fondi pensione, denaro contante, quote societarie ed immobili nella disponibilità degli amministratori indagati.
A fronte di tali elementi, il GIP presso il Tribunale di Busto Arsizio, nel decreto di convalida, ha dato atto che i beni oggetto di sequestro preventivo d’urgenza sono da ricondurre a quanto riportato nelle indagini e rappresentano il profitto conseguito con la frode scoperta ed ha convalidato i decreti di urgenza in considerazione della gravità dei fatti in esame e della natura particolarmente volatile dei beni oggetto di sequestro.