Impiantato a Tradate il primo pacemaker con catetere in branca sinistra

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Un intervento chirurgico (immagine d'archivio)
VARESE, 10 maggio 2022-Non è una metodica particolarmente recente, ma solo negli ultimi due anni, grazie all’introduzione di nuovi materiali, si sta diffondendo. Stiamo parlando del primo posizionamento di pacemaker con catetere avvitato nel muscolo cardiaco corrispondente alla branca sinistra, anziché appoggiato alla parete del ventricolo destro, come solitamente accade.
In particolare, sono stati gli ultimi sei mesi a vedere un’accelerazione in tal senso, con circa 2mila casi in tutta Italia, concentrati quasi esclusivamente nei grandi centri cardiologici.
Il primato aziendale spetta alla Cardiologia di Tradate, guidata dal Dott. Massimo Bignotti, artefice, insieme alla sua équipe, .
La differenza è squisitamente tecnica, ma sostanziale: se il catetere del pacemaker viene inserito nella branca sinistra, infatti, la stimolazione avviene seguendo la via fisiologica ed evita quindi in misura netta il rischio che il paziente, a lungo andare, si scompensi.
La nuova metodica è certamente più complessa, richiede una tecnica raffinata e una precisione massima nella fase di impianto del pacemaker – spiega il Dott. Bignotti – ma per quei pazienti in cui è più alto il rischio di scompenso, che può arrivare anche al 40% dei casi, inserire il pace maker ancorandolo alla branca sinistra significa praticamente azzerare il rischio che tale scompenso si verifichi. La stimolazione cardiaca fisiologicamente infatti parte dalla branca sinistra e non dalla parete del ventricolo destro, dove invece normalmente si appoggia il catetere del pacemaker. Con questa nuova metodica, invece, si asseconda la fisiologia del cuore e si riducono rischi importanti“.
Il primo pace maker con defibrillatore collegato alla branca sinistra del cuore è stato impiantato settimana scorsa nel blocco operatorio dell’Ospedale Galmarini su un cinquantenne. L’intervento è durato circa tre ore, il doppio del tempo normalmente necessario per l’impianto del pacemaker, proprio per la metodica più raffinata e complessa.  
Questo primo caso ci ha aperto la strada – conclude Bignotti – Siamo pronti a procedere in questo modo per tutti quei pazienti che devono curare un disturbo della conduzione del ritmo cardiaco e che hanno maggiori probabilità di sviluppare scompenso per una depressione della funzione contrattile. Tale metodica, infatti, potrebbe riguardare, sviluppandosi, circa il 7 – 10 % degli impianti di pace maker“.