MILANO, 31 maggio 2022 – Un lavoro quotidiano lungo 50 anni, fianco a fianco con le persone più fragili. Un lavoro i cui frutti sono evidenti per chiunque abbia tra i propri parenti, familiari o amici uno dei 50mila italiani costretti a sottoporsi a dialisi tre volte a settimana o uno dei 30mila che convive ogni giorno con un organo trapiantato e con i farmaci antirigetto necessari.
La festa per i 50 anni di Aned Onlus, l’Associazione nazionale Emodializzati, Dialisi e Trapianto – che si è tenuta sabato 28 e domenica 29 maggio a Milano e ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri, Massimo Cardillo, direttore del Centro nazionale Trapianti e Piergiorgio Messa, presidente della Società italiana di Nefrologia – è diventata l’occasione per fare il punto sui risultati conseguiti e su come sono cambiate le condizioni di vita dei pazienti dializzati e trapiantati.
I progressi medico scientifici, ad esempio, hanno permesso di passare dai 2793 trapianti del 2001 ai 3778 del 2021, dei quali 500 in più sono solo trapianti di reni. Ma questo incremento dell’attività chirurgica non basta per dare una ragionevole speranza alle oltre 50mila italiani che attualmente vivono con l’incubo della dialisi.
Anche per questo Aned, negli ultimi anni, ha allargato il proprio raggio d’azione, aggiungendo all’assistenza ai pazienti la promozione della prevenzione. In particolare per quando riguarda la diagnosi precoce, visto che, secondo le stime, in Italia sono 5 milioni le persone a rischio di sviluppare una malattia renale se non diagnosticata e affrontata per tempo.
“In questi anni – spiega il presidente di Aned Onlus, Giuseppe Vanacore – abbiamo fatto tanto sul fronte della prevenzione e della consapevolezza della malattia. Al di là delle patologie ereditarie, chi finisce in dialisi spesso lo fa a causa di disturbi del metabolismo accumulati in molti anni di errati stili di vita, per ragioni di ipertensione o malattie cardiovascolari o per ragioni collegate a diabete e obesità. Tutti fattori di rischio che possono essere ridotti attraverso piccoli accorgimenti quotidiani”.
Ma oltre alla prevenzione, Aned in questi 50 anni ha raggiunto traguardi importanti sul fronte dei servizi di assistenza ai pazienti. Primo tra tutti il trasporto per i dializzati a carico del servizio sanitario nazionale, l’esenzione dal pagamento del ticket per prestazioni specialistiche, l’estensione della 104 e il riconoscimento della fragilità di queste persone durante la pandemia da Covid. Tanti altri traguardi, tuttavia, rimangono da raggiungere.
“Bisogna incrementare la dialisi domiciliare, riducendo al minimo quella lontana dal luogo di residenza, che causa infiniti disagi alle persone – spiega Vanacore -. E bisogna investire sempre di più in ricerca per incrementare il numero di trapianti e ridurre liste d’attesa che ancora sono infinite. Il futuro di migliaia di persone dipende dal progresso scientifico nel campo della Nefrologia”.
Prendersi cura delle persone, dunque, curando la malattia. Con questo spirito Aned è nata 50 anni fa e continua ancora ad operare in tutta Italia e in ogni centro dialisi della penisola.
“Siamo prima di tutto un’associazione di pazienti e di famigliari di pazienti – conclude il presidente – pronti a sostenere le battaglie necessarie a garantire un futuro migliore a decine di migliaia di persone. Perché nessuno può farcela da solo”.