VARESE, 9 novembre 2022-Varese ospiterà nelle giornate dal 14 al 18 novembre prossimi l’annuale Convegno nazionale dei Santuari Italiani. L’iniziativa, ormai giunta alla sua 56esima edizione (le ultime due si sono svolte l’anno scorso a Roma e nel 2019 a Matera), vedrà affluire per alcune giornate di studio rettori e operatori di tanti luoghi di devozione che fanno riferimento al Collegamento Nazionale Santuari (CNS), presieduto dal rogazionista Padre Mario Magro, Rettore del Santuario di Sant’Antonio di Messina. L’evento è organizzato grazie anche alla collaborazione dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport della Conferenza Episcopale Italiana.
Santuari: la forza evangelizzatrice della pietà popolare, questo il tema del Convegno sul quale interverranno diversi professori della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale nella suggestiva Villa Cagnola di Varese. Oltre ad incontri, celebrazioni e riflessioni, saranno previsti anche due pellegrinaggi ai Santuari di Santa Maria del Monte (Sacro Monte di Varese) e Santa Caterina al Sasso sul Lago Maggiore.
Il Direttorio su Pietà popolare e Liturgia così scrive circa il tema del convegno:
«La pietà popolare, ritenuta giustamente un vero tesoro del popolo di Dio, manifesta una sete di Dio che solo i semplici e i poveri possono conoscere; rende capaci di generosità e di sacrificio fino all’eroismo, quando si tratta di manifestare la fede; comporta un senso acuto degli attributi profondi di Dio: la paternità, la provvidenza, la presenza amorosa e costante; genera atteggiamenti interiori raramente osservati altrove al medesimo grado: pazienza, senso della croce nella vita quotidiana, distacco, apertura agli altri, devozione».
Papa Francesco nell’esortazione Evangelii Gaudium al numero 124, scrivendo sulla pietà popolare:
«è “un modo legittimo di vivere la fede, un modo di sentirsi parte della Chiesa, e di essere missionari”; porta con sé la grazia della missionarietà, dell’uscire da sé stessi e dell’essere pellegrini:“il camminare insieme verso i santuari e il partecipare ad altre manifestazioni della pietà popolare, portando con sé anche i figli o invitando altre persone, è in sé stesso un atto di evangelizzazione”. Non coartiamo, né pretendiamo di controllare questa forza missionaria».
Dichiarazione di Padre Mario Magro, presidente del Collegamento Nazionale Santuari
«Il Convegno nazionale del Collegamento dei Santuari è divenuto ormai un appuntamento molto importante per molti amici, rettori e operatori dei Santuari che anche quest’anno si ritroveranno insieme per vivere un’esperienza assembleare di confronto e condivisione della medesima missione, nella quale, come responsabili e animatori dei Santuari, siamo chiamati a promuovere, evangelizzare, sostenere e incrementare il cammino spirituale dei fedeli e dei pellegrini che liberamente scelgono di frequentare i Santuari come speciali “cliniche dello Spirito”.
Nel 2019 avevamo programmato di tenere il Convegno in quest’area geografica del Nord Italia, proprio a Varese, ma lo scoppio della pandemia ci condizionò fortemente e ci obbligò ad annullare il convegno del 2020. Ripartiremo da qui, in uno dei convegni celebrati fuori Roma, per conoscere nuovi territori e luoghi dello Spirito, farci pellegrini in santuari che non tutti conosciamo.
Sono certo che i relatori della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale ci aiuteranno a meditare, riflettere e dialogare sull’importanza e attualità della Pietà popolare oggi, in particolare sulla sua forza evangelizzatrice, che riattualizza e comunica in forme nuove il Vangelo di Cristo in un mondo che cambia. Non solo ma alimenta anche il cammino spirituale di ogni singolo battezzato e cristiano, di ogni singola persona che si fa pellegrina nei santuari sia per fede che per turismo religioso. Il cammino spirituale che promuoviamo nei nostri santuari non è altro che quel pellegrinare incontro al Signore vivo e presente nel mondo, attraverso l’ascolto della sua Parola, la preghiera, la condivisione e la solidarietà che partecipiamo ai fratelli che incontriamo».
Commento di Padre Mario Magro al tema del Convegno
Quali principi e fondamenti sono alla base della pietà popolare, come forza evangelizzatrice, capace di veicolare e riscoprire nel suo significato più autentico, alcuni valori della tradizione cristiana, orientati al cammino di fede dei fedeli e cristiani, e di coloro che, altrimenti, rimarrebbero ai margini della vita di fede? A questa domanda possiamo dare risposta facendo riferimento ai numerosi documenti ecclesiali che sono stati redatti negli
ultimi trent’anni, documenti che ci aiutano a fare luce sull’argomento sia a livello teologico, che biblico, culturale e pastorale, facendoci capire l’importanza delle molteplici manifestazioni cultuali e devozionali dei fedeli e dei pellegrini che sperimentano nella straordinaria ricchezza di luoghi dello Spirito, cioè i Santuari, di cui è costellata la nostra Nazione. Ma sappiamo che questo tema impregna con i suoi presupposti, sia la programmazione pastorale e spirituale di ogni Santuario, che le molteplici discipline umanistiche, in particolare la sociologia, l’antropologia e la pedagogia, le quali vi intravedono nella religiosità popolare una realtà straordinariamente ricca di valori culturali oltrechè autenticamente religiosi, di fede vissuta in profondità.
Quindi, diciamo subito che le manifestazioni della religiosità popolare non possono essere considerate come un aspetto secondario della vita pastorale. Ce lo ricorda anche Paolo VI nell’esortazione apostolica Evangelii Nunziandi«La pietà popolare o religione del popolo, piuttosto che religiosità, se è ben orientata, soprattutto mediante una pedagogia di evangelizzazione, è un grande patrimonio per la Chiesa, anche perché rivela il suo vero volto, la sua identità profonda di “Corpo di Cristo che si manifesta come popolo di Dio».
Mi permetto di ricordare cosa intendiamo per Pietà popolare. Il Direttorio di Pietà Popolare e Liturgia (Dicastero del Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti) del 2002, al n. 9 così afferma: «la locuzione pietà popolare designa qui le diverse manifestazioni cultuali di carattere privato o comunitario che, nell’ambito della fede cristiana, si esprimono prevalentemente non con i moduli della sacra Liturgia, ma nelle forme peculiari derivanti dal genio di un popolo o di una etnia e della sua cultura. La pietà popolare, ritenuta giustamente un vero tesoro del popolo di Dio, manifesta una sete di Dio che solo i semplici e i poveri possono conoscere; rende capaci di generosità e di sacrificio fino all’eroismo, quando si tratta di manifestare la fede; comporta un senso acuto degli attributi profondi di Dio: la paternità, la provvidenza, la presenza amorosa e costante; genera atteggiamenti interiori raramente osservati altrove al medesimo grado: pazienza, senso della croce nella vita quotidiana, distacco, apertura agli altri, devozione».