BUSTO ARSIZIO, 13 aprile 2023-Fari pasquali puntati sul carcere. Vescovo e prefetto animano la celebrazione della Risurrezione dando voce ai tanti problemi umani e spirituali, istituzionali e operativi che vivono gli ospiti nella Casa circondariale di Busto Arsizio.
Entrambi trovano parole convinte per rilanciare l’attenzione della città e del territorio su questo luogo segnato dalla sofferenza e problemi a non finire. L’occasione per rimettere il carcere al centro dell’attenzione è la messa pasquale celebrata la mattina di Pasqua dal vescovo monsignor Luca Raimondi, invitato dal cappellano don David Maria Riboldi. Ospite il prefetto di Varese Salvatore Rosario Pasquariello, accolto dalla comandante della polizia penitenziaria Rossella Panaro in rappresentanza del direttore Orazio Sorrentini assente per impegni esterni all’istituto, e dal vicecomandante Giuseppe De Girolamo. C’è anche Pietro Roncari, incaricato da pochi giorni dal sindaco di Busto Arsizio Emanuele Antonelli come Garante dei detenuti. Clima disteso, partecipazione attenta, i detenuti animano letture e canti, preghiere e silenzi. Mentre un sole pulito illumina quadri, altare e finestre istoriate come una bella cattedrale fatta in economia.
“Per me voi oggi siete un dono di Dio” tuona don Luca, come lo chiamano qui, con la sua gestualità efficace e la comunicativa travolgente. “Ragazzi, Dio crede in voi anche se siete in galera. Non dimenticatelo: vi cerca, vi aspetta, ha bisogno di voi nella società. Ma
dovete scegliere la vita come ha fatto lui, non la morte. Rovesciate la pietra del vostro sepolcro che vi blocca togliendovi il respiro, come ha fatto Gesù la mattina di Pasqua. La risurrezione ve la dona lui, lasciate che vi tolga la pietra dal cuore, il Signore vi vuole risorti nell’anima perché vi ama. Con lui potete trovare la forza di ripartire, liberi dentro. Come Federica che ho visto morire di tumore a 9 anni, ripetendo: Gesù mi ama da morire”.
Il prefetto Pasquariello prende la parola alla fine della messa. Poche parole ma mettono le ali perché parla del problema dei problemi per i detenuti in uscita dal carcere: il lavoro che manca. “Confermo che ci stiamo confrontando con molta determinazione tra operatori sociali e istituzionali, prefettura, camera di commercio, imprenditori, sindacati e direttori degli istituti di pena. Stiamo esplorando soluzioni praticabili sul territorio per creare opportunità di lavoro per voi. Pensiamo a interventi concreti e condivisi tra tutte le realtà sociali del nostro territorio”. Il prefetto ricorda l’ultima indagine Cnel (Consiglio Nazionale dell’economia e del lavoro) che evidenzia un dato clamoroso: la recidiva si attesta, purtroppo, sul 70%, ma precipita al 2% quando il detenuto in uscita ha un lavoro. Il teorema è solare: il lavoro rappresenta la vera salvezza per il dopo carcere. Il Prefetto sottolinea poi con decisione le riflessioni di don Luca: “Riprendete in mano la vostra vita e ritornerete nella società più forti, per realizzare il vostro destino ed essere a pieno titolo di aiuto alla società”.
La comandante Rossella Panaro insiste con i detenuti sulla necessità di “coltivare una vera cultura ambientale. Rafforzate la cura del vostro ambiente vitale, dalla cella ai luoghi comuni, dalle strutture collettive ai piccoli segnali di attenzione per una quotidianità dignitosa e rispettosa di tutto. La rieducazione passa anche dalla cura dei luoghi in cui viviamo, per amore di chi ci abita ora e per chi ci verrà in futuro”. La comandante vuole poi affiancare la sensibilità ambientale ai valori profondi sottolineati da don Luca e dal prefetto Pasquariello. A sottolineare una intesa perfetta.
Il calore umano è palpabile nella cappella del carcere, emozioni silenziose scorrono su volti rocciosi, mentre don David legge il vangelo delle lacrime della Maddalena davanti al sepolcro vuoto la mattina di Pasqua. Quante lacrime segrete anche qui dietro le sbarre. Il don guida un canto con parole coraggiose all’offertorio: “Siamo nelle tue mani, Signore”. E alla fine altre ancora più folgoranti: “Gesù ti ama, hallelujah”. Pensare che siamo in carcere. Poi tutti escono, in ordine, verso le celle, con in mano un cioccolatino, una brioche e l’immaginetta francobollo stampata dal don con parole graffianti: “Occhio per occhio, dente PERDENTE”. E l’augurio di “Buona Pasqua di LIBERAZIONE”. Appunto >>
Con l’occasione, il Prefetto comunica che, in una riunione tenutasi in Prefettura il 14 marzo scorso, ha trattato l’argomento del lavoro dei detenuti in carcere e fuori dal carcere con il Presidente della camera di commercio, i Direttori e i Comandanti delle Polizie penitenziarie delle Case Circondariali di Varese e di Busto Arsizio, i rappresentanti delle associazioni dei datori di lavoro e delle organizzazioni sindacali, al termine della quale si è stabilito di programmare a breve un convegno per discutere del tema in modo più approfondito e per far meglio conoscere i benefici della legge n. 193 del 2000, la cosiddetta “legge Smuraglia”. I predetti soggetti si riuniranno nuovamente lunedì 17 aprile 2023, alle ore 11,30 in Prefettura per organizzare i dettagli del convegno, che si terrà molto probabilmente nella seconda quindicina del prossimo mese di maggio. Alla predetta riunione organizzativa sono stati invitati a partecipare anche i Parlamentari e i Consiglieri regionali residenti e/o eletti nella provincia di Varese, il Presidente della Provincia, il Presidente del Tribunale di Sorveglianza, gli enti di formazione e gli enti del terzo settore.