L’opinione di Arturo Bortoluzzi: “L’acqua di Parigi e il Lago di Varese”

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Un tuffo nella Senna bonificata

VARESE, 19 luglio 2024-Si è fatto un gran parlare in questi giorni, della Senna a Parigi.  Oltre che una attrattiva mondiale, insieme alla sua città, la Senna dovrebbe fare da vasca di gara per il nuoto in occasione dei Giochi Olimpici 2024, in comprensibile clima di grandeur.

Ma il diavolo pare voglia metterci la coda, spuntano forti dubbi sulla balneabilità delle acque a quindi sulla sicurezza degli atleti.. la Sindaca Hidalgo in persona insieme al Capo dell’Organizzazione olimpica (Tony Estanguet) si è dovuta esibire in una rassicurante nuotata nella Senna.

A questo punto tutti si chiedono: ma come, che si sappia la Francia e Parigi (insieme a Londra), sono stati già nell’Ottocento l’avanguardia del risanamento igienico ed urbanistico delle città europee, Parigi si è dotata di un imponente sistema fognario (dalle parti dell’Alma i turisti visitano il Museo delle Fognature, con tanto di filmati delle operazioni di spurgo e perfino qualche pantegana impagliata in una vetrinetta.Più o meno lo stesso a Londra, dove ci sono seri dubbi sulla compatibilità dello stato delle acque del Tamigi e la sicurezza igienica per gli atleti, ad esempio per le mitiche gare di canottaggio tra Oxford e Cambridge. Potrebbe capitare che un atleta si becchi uno spruzzo di acqua in bocca…Viene qualche sospetto, e allora?

C’è una verità molto semplice, che gli addetti ai lavori se, sono persone esperte ed attente, conoscono benissimo.Si tratta della soluzione impiantistica adottata tradizionalmente – appunto fino dall’Ottocento – per smaltire i reflui fognari delle città: originariamente grossi collettori, dove raccogliere tutte le acque defluenti dall’abitato, quindi sia quelle inquinate dai reflui che quelle naturali piovane o sorgive convogliandole lontano dagli abitati, poi con la modernità le reti fognarie sono state portate fino a degli impianti di depurazione. Ma sulla rete grava il peccato originale, raccogliendo insieme la acque sporche “nere” e quelle naturali, in caso di pioggia la portata può aumentare enormemente.

Sommozzatori della Proezione Civile monitorano fondale alla Schiranna

Si deve quindi smaltire l’eccesso per mezzo di “sfioratori”, cioè condotte di soccorso che scaricano le acque di piena “sfiorate”nel corso d’acqua che si vorrebbe preservare, a Parigi, appunto la Senna.  Altra considerazione tradizionale è che queste acque “sfiorate” sono sufficientemente diluite da essere considerate praticamente pure, o comunque “ammissibili” alla equiparazione con le acque pure. Si tratta di due principi che si stanno rivelando, non da poco tempo, clamorosamente sbagliati. Le acque fognarie urbane contengono anzitutto una importante quota di colibatteri, microorganismi biologicamente molto pericolosi, ma anche insospettabili molecole derivate dalla nostra vita di umani moderni, quali antibiotici e medicinali, stupefacenti, microplastiche, contaminanti “perenni” ecc. .  Tutti contenuti che, seppur molto diluiti, rendono pericolose le acque, soprattutto incrinano fortemente la certezza della loro innocuità.  Il meccanismo dello sfioro fa sì che le piogge, invece da funzionare come tradizione da salvifico lavacro (viene in mente la pioggia alla fine della peste manzoniana), incentivano le portate “sfiorate” e quindi il potenziale inquinamento.

A Parigi, con un grande e frenetico investimento, hanno costruito un enorme serbatoio interrato destinato appunto a raccogliere gli eccessi di acque di sfioro per poi controllarne il deflusso verso la rete fino al depuratore, ma i responsabili tecnico ammettono che solo con l’aiuto della Provvidenza (quella laica, siamo in Francia!), che risparmi piogge e temporali prima delle Olimpiadi ormai prossime le acque della Senna saranno prive di colibatteri & C.

A detto anzitutto che fino dagli anni ’30 a Varese si conosceva benissimo la necessità di non usare il metodo tradizionale delle condotte miste ma di predisporre due impianti specifici, una rete fognaria per le acque “nere” ed una – non necessariamente per condotte interrate, per le acque meteoriche.  Questa soluzione è stata usata appunto fino dagli anni ’30 nel Centro storico per preservare l’alveo del Vellone dalla immissione di acque fognarie. Queste, raccolte in una apposita rete di condutture defluisce, perfino con una galleria di 300 metri dalle parti del Cimitero di Belforte, fino al Pravaccio, la (ex) area agricola dove ora è installato il depuratore della città. Nell’ ultimo decennio purtroppo tale netta divisione è stata colpevolmente abbandonata per la Vale dell’Olona, che attualmente ha appunto una rete “mista”, con gli inconvenienti di cui sopra per lo stato delle acque del Fiume

Con grande intelligenza, quando si è prospettata la necessità di preservare il Lago di Varese dagli scarichi inquinanti, la Provincia, nel commissionare il progetto di un collettore circumlacuale, ha stabilito il principio delle reti separate.Quella che si sta ora faticosamente realizzando, purtroppo con decennali ritardi, è appunto una rete che raccolga separatamente le acque reflue inquinate (più o meno il ritorno di quelle distribuite dall’acquedotto) e le porti al depuratore lasciando quelle meteoriche al deflusso verso il lago, senza “sfiori” di sorta. Sempre purtroppo, al momento, una grossa parte della rete fognaria nel bacino del Lago è ancora a regime “misto”, con ben 90 sfioratori.

Acque naturali e sicuramente indenni, per ora, restano anche per il territorio varesino un obbiettivo lontano.

Il Presidente di Amici della Terra

Arturo Bortoluzzi