Secondo un recente studio riportato da GreenMatch, oltre 500 località marine sono state definite morte

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VARESE, 29 ottobre 2024- L’inquinamento degli oceani viene costantemente monitorato e, negli ultimi anni, è diventato sempre più evidente e allarmante. L’attuale situazione marina è un problema globale urgente che necessita di attenzioni e interventi immediati. Ma da cosa deriva principalmente l’inquinamento marino? Si tratta di una miscela molto complessa formata da metalli tossici, plastica, petrolio, deflussi agricoli e minacce biologiche sempre più frequenti.

Se gli oceani sono i polmoni della Terra, il nostro Pianeta è in serio pericolo. Oggi, le acque degli oceani sono delle vere e proprie discariche piene di elementi inquinanti. Secondo alcuni dati raccolti e analizzati da Our World in Data, OCSE e Statista, si stima che nei nostri oceani siano presenti tra i 75 e i 199 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica e ogni anno entrano nell’ambiente marino poco meno di 15 milioni di tonnellate di plastica. Se si continuerà di questo passo, nel 2050 la plastica supererà probabilmente tutti i pesci presenti nel mare. L’80% dell’inquinamento marino globale deriva dal deflusso agricolo, dalle acque reflue non trattate e dallo scarico di nutrienti e pesticidi. Il 20% dell’inquinamento da plastica degli oceani deriva dalla pesca industriale. Se queste tendenze continueranno, l’inquinamento degli oceani causato dalla plastica triplicherà nel giro di 40 anni, con rifiuti che supereranno un miliardo di tonnellate.

Nonostante la situazione sia grave in tutto il mondo, è bene sapere che si stanno compiendo sforzi concreti per permettere di salvare gli oceani. Riducendo l’uso della plastica, gestendo la pesca in modo sostenibile e mitigando per quanto possibile il cambiamento climatico, ognuno di noi può contribuire a proteggere gli oceani. Proprio in quest’ottica ha parlato Giorgia Serrati, Presidente Emerito di Icat Food, una delle maggiori aziende che lavorano con i prodotti del mare, che ha dichiarato: “Siamo consapevoli che l’impegno per la salvaguardia ambientale unito all’impegno per lo sviluppo sociale siano una scelta irrinunciabile per garantire un futuro migliore alle prossime generazioni. Vogliamo contribuire a questo impegno attraverso un modello di sostenibilità in grado di intervenire concretamente in ogni fase della nostra filiera di attività”.

Ed è proprio in quest’ottica che è stato pubblicato il Primo Bilancio di sostenibilità, una vera e propria sfida, ma anche un’opportunità per capire dove migliorare ancora. Il percorso di sostenibilità di Icat Food, infatti, è iniziato anni fa ed è frutto della volontà di far crescere

l’azienda coniugando la tradizione con la sostenibilità ambientale, tutelando le risorse naturali, sostenendo le comunità e i territori di riferimento e garantendo un luogo di lavoro inclusivo e sicuro. Da più di 170 anni l’azienda lavora sul mare e per il mare nel pieno rispetto dell’ecosistema marino. Le azioni concrete messe in campo spaziano dalla riduzione dell’utilizzo dell’olio di oliva alla realizzazione di un nuovo magazzino ecosostenibile, fino all’abbattimento dell’utilizzo delle plastiche per oltre il 35% grazie all’utilizzo del “Film Green” durante la lavorazione della merce in uscita dai magazzini. Oggi le aziende con l’introduzione della CSRD hanno davvero l’opportunità di percorrere una strada orientata alla sostenibilità.

Le valutazioni ESG permettono di avere una visione completa della capacità delle imprese di generare nuovo valore e di essere protagonisti di azioni e comportamenti che determinano il benessere di oggi e di domani. In ballo ci sono scelte che coprono tutti gli aspetti del fare impresa e fare sviluppo nella salvaguardia delle risorse ambientali e umane! L’uomo cresce e si salva solo salvando l’ambiente.