Fine vita, legge regionale. Appello di oltre 50 giuristi: “Falso che la Regione non possa legiferare sul fine vita”

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Vladimiro Zagrebelsky,

MILANO, 7 novembre 2024-Nell’ultima seduta di Commissione congiunta – Affari Istituzionali e Sanità dello scorso 30 ottobre sulla proposta di legge regionale di iniziativa popolare “Liberi Subito”, promossa dall’Associazione Luca Coscioni per garantire i tempi di risposta e l’erogazione di servizi sanitari previsti dalla sentenza Cappato della Corte costituzionale sul suicidio assistito, la maggioranza ha sostenuto che la Regione non avrebbe il compito di esprimersi sul tema, senza nemmeno discuterne.

Il Presidente Fontana e la maggioranza (con l’eccezione del Consigliere Gallera) hanno scelto di basarsi solo sul parere dei costituzionalisti contrari all’intervento legislativo regionale e hanno ignorato altri esperti che sostengono l’opposto. Fontana, riferendosi al parere dei giuristi contrari alla legge, aveva anche dichiarato “poi che sia vero o non vero non lo so”. Per questo oltre 50 giuristi, tra cui esperti di diritto costituzionale, hanno sottoscritto un appello per confermare che la Regione Lombardia può legiferare su questo tema. In particolare, giuristi di spicco come Vladimiro Zagrebelsky, già giudice della Corte europea dei diritti dell’uomo, Tullio Padovani, accademico dei Lincei e docente di diritto penale, Roberto Bin, professore emerito di diritto costituzionale, Giacomo D’Amico, professore ordinario di diritto costituzionale all’Università di Messina e Corrado Caruso, professore ordinario di diritto costituzionale all’Università di Bologna, hanno ribadito che la sentenza n. 242 del 2019 della Corte costituzionale ha introdotto un quadro giuridico che attribuisce al Servizio sanitario nazionale, e quindi di conseguenza l’azione della sanità Regionale per la verifica delle condizioni e delle modalità per l’accesso al suicidio medicalmente assistito, azioni che devono avere tempi certi di risposta per un malato che ne faccia richiesta. Tali atti possono essere organizzati dalla normativa regionale.

“Che ne è stato degli interventi di tanti altri autorevoli costituzionalisti, accademici e avvocati a favore della legge regionale? Che fine hanno fatto tutti quei contributi secondo cui approvare questa legge regionale sarebbe non solo utile, ma anche un atto di responsabilità istituzionale?”, ha dichiarato Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni. “Bloccando il dibattito anticipatamente i consiglieri di maggioranza hanno scelto di non decidere su una legge che chiaramente non vogliono. Votare ‘no’ a tempi e procedure certi, significherebbe mostrare ai cittadini la loro indifferenza alle urgenze e alla sofferenza dei malati. Per questo si nascondono dietro la ‘non competenza regionale’. Chiediamo al Presidente Attilio Fontana di non voltarsi dall’altra parte, di dimostrare coraggio e coerenza e rispetto della Carta costituzionale e delle persone, come lui stesso inizialmente sembrava essere intenzionato a fare, e di opporsi a questo irresponsabile rifiuto di discutere il tema. La proposta di legge di iniziativa popolare ‘Liberi Subito’, già sottoscritta da oltre 8.000 cittadini lombardi, merita una risposta concreta e tempestiva da parte della Regione, che ha l’obbligo di garantire i diritti di tutte le persone”.

L’Associazione Luca Coscioni, per ribadire la richiesta di non affossare la legge regionale di iniziativa popolare sull’aiuto alla morte volontaria, ha convocato una manifestazione sotto Palazzo Lombardia per mercoledì 13 novembre alle ore 12.

Dichiara Filomena Gallo, avvocata e Segretaria dell’Associazione Luca Coscioni: “Secondo costituzionalisti ed esperti rientra nelle competenze della Regione Lombardia il diritto e il dovere di intervenire, stabilendo le procedure e i tempi necessari in pieno rispetto e attuazione della decisione della Corte costituzionale. La Regione Lombardia ha piena competenza in materia di tutela della salute, inclusa quindi anche l’organizzazione sanitaria. Dichiararsi incompetente sarebbe una rinuncia alle proprie competenze e alle proprie responsabilità, in un ambito che riguarda direttamente l’autodeterminazione e i diritti delle persone malate. Inoltre, adottando la legge regionale si eviterebbe il rischio, già oggi presente, di lasciare alle disomogenee prassi delle amministrazioni sanitarie locali e dei tribunali di merito l’applicazione di una sentenza di incostituzionalità della Consulta vigente. Assistiamo veramente a un paradosso: da un lato le Regioni avanzano sempre maggiori necessità di autonomia e dall’altro rinunciano alle competenze che già hanno. La mancanza di volontà politica nell’approvare una norma che dovrebbe solo garantire per i malati organizzazione e tempi certi di risposta evidenzia una opposizione diretta al dettato della Carta costituzionale”.