Recensioni. Mojo Man: ‘Love&the revolution’

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VARESE, 11 novembre 2024-di GIANNI BERALDO

Dopo i The Tibbs torniamo ad occuparci di un altro super gruppo olandese, di Groningen per la precisione. Stiamo parlando dei Mojo Man e del loro ultimo lavoro discografico intitolato Love&The Revolution.

I Mojo Man è un incredibile super gruppo composto da Reinier Zervaas, Henk Brüggeman, Emiel van der Heide, Robin Bogert e Marco Muusz con una sezione ritmica collaudata e vera Mark Eshuis, Dennis Hemstra , Patrick Cuyvers e Bas van der Wal guidati dal carismatico cantante e chitarrista Marcel Duprix. Il loro stile blues, rock e soul è fortemente influenzato dai suoni degli anni ’60 e ’70. Il rock and roll americano e il soul britannico sono tratti distintivi inconfondibili.

Il loro sound richiama cose del passato. Ma che passato! Dai Rolling Stones d’annata a Otis Redding e Led Zeppelin, senza farsi mancare nulla come proposta in chiave moderna e dinamica ma con quel giusto e sporco retrogusto che sa di passato ma senza nostalgia.

Il ‘tiro’ di questo album lo si intuisce dalla iniziale botta adrenalica derivante dal pezzo Love&the revolution, con un hammond come brevissimo intro a fare da cerimoniere alle altre bocche di fuoco, composte dai fiati che infiammano l’aria già costellata dalla ritmica delle chitarre elettriche, utile tappeto per la bellissima voce e chitarra del leader Duprix. Un pezzo di rythm’n’blues grezzo quanto basta che non lascia spazi a dubbi: qui la qualità non è un optional.

Rock blues nella successiva Happiness con richiami alla J.J.Geils Band con la voce sgrezzata da qualche whisky di Duprix a renderla importante.

Dopo il lentone soul Jealousy, e della successiva Some People, entrambe con l’imprinting sonoro tipico della classica tradizione Muscle Shoals, è la volta di The Losing Blues con intro riuscito di hammond e un crescendo continuo fino al finale incandescente con assolo di chitarra alla Mike Zito che lascia il segno.

Mojo Man (foto da https://www.bepop.nl/bands/mojo-man/)

Divertenti gli oltre 3 minuti di Sexy Lady, con un ritmo funky soul stile Primal Scream per continuare con il rhytm’n’blues di R.I.P., song che di funebre non ha proprio nulla se non per tradizioni del Mississipi.

Tra i brani più originali sicuramente Utopia, un soul rock up tempo difficilmente etichettabile (ma non vorremmo nemmeno farlo), dove le tastiere trovano poco spazio per dare vita a un difficile patchwork di suoni compositi prodotto da chitarre e fiati con un uso della voce anch’esso particolare. T

Tra i brani forse di maggiore impatto il bluesaccio Before we forget, song che si smarca dal resto del lavoro con la prima parte del pezzo dedito a richiami blues con chitarra acustica e armonica, per proseguire in un crescendo di suoni e strumenti dalle sfumature quasi da progressive rock.

Dopo altre due rock soul songs, Untitled e Seventeen (che certamente non sfigurano rispetto alle altre) l’album, il secondo della loro carriera dopo quello prodotto nel 2017, si chiude con Revolution, forse il pezzo migliore e quello che incarna lo spirito di questo gruppo più che dignitoso, un rock blues Led Zeppelin style con chitarre e voce in palla e il resto della band a fare da fortunati comprimari ricordandosi (e noi con loro) delle loro non indifferenti passioni musicali.

redazione@varese7press.it