VARESE, 24 dicembre 2024 – L’ultimo round di discussioni sulla legge di bilancio 2024 ha portato alla luce una serie di emendamenti da parte della maggioranza che potrebbero compromettere il delicato equilibrio raggiunto con la legge 83/23, approvata nel 2023, in tema di tassazione per i circa 90.000 frontalieri italiani che lavorano in Svizzera. L’approvazione di questa legge aveva segnato un passo importante, ma ora, a meno di un anno dalla sua introduzione, alcune modifiche potrebbero minare il lavoro fatto fino ad oggi, riportando incertezze nella fiscalità del lavoro transfrontaliero.
La legge 83/23: ancora inattuata in parte significativa
Nonostante l’approvazione della legge 83/23, molte delle sue disposizioni non sono ancora state implementate. In particolare, la creazione della nuova NASPI per i frontalieri e la convocazione di un tavolo interministeriale per definire uno statuto nazionale per i lavoratori frontalieri non sono ancora avvenute. Questo ritardo sta alimentando la frustrazione tra i lavoratori, che chiedono azioni concrete per dare attuazione alle normative già approvate.
Gli emendamenti alla legge di bilancio: una “forzatura” contro i frontalieri
Giuseppe Augurusa, responsabile Cgil Frontalieri, ha criticato aspramente gli emendamenti alla legge di bilancio 2024, accusando il Governo di cercare di “fare cassa” a spese dei frontalieri. Tra le modifiche più controverse, Augurusa ha evidenziato l’introduzione di una sanzione che raddoppia l’importo della tassa sulla salute, introdotta nella legge di bilancio 2023, ma che non è mai stata applicata a causa della difficoltà nel reperire i dati retributivi dei lavoratori frontalieri. Poiché le retribuzioni sono imponibili solo alla fonte in Svizzera, l’assenza di questi dati ha reso impossibile l’applicazione della tassa, creando una situazione di incertezza per i lavoratori. Il Governo italiano, secondo Augurusa, starebbe cercando di trasferire l’onere di autocertificazione sui frontalieri, il che rappresenta un abuso delle regole, soprattutto visto che la Svizzera non ha fornito i dati a causa di restrizioni legate ai trattati internazionali.
Doppia tassazione e violazione delle regole OCSE
Un altro punto critico riguarda la proposta di introdurre una doppia tassazione sui lavoratori frontalieri, una misura che, secondo il sindacalista, violerebbe le normative OCSE e potrebbe risultare incostituzionale. Questa disposizione, finalizzata a contrastare la “fuga” dei lavoratori, in particolare nel settore sanitario, non sarebbe solo inefficace, ma rischierebbe di generare un contenzioso legale. Augurusa ha già annunciato che, se la legge venisse approvata così com’è, la Cgil ricorrerà alla Corte Costituzionale per far valere i propri diritti.
I ristorni fiscali: una norma che crea squilibri tra i Comuni
Inoltre, il sindacalista ha espresso preoccupazione per una proposta che prevede l’aumento della percentuale dei frontalieri sul totale della popolazione di ciascun Comune per l’accesso ai ristorni fiscali, portandola dal 3% al 4%. Secondo Augurusa, questa norma potrebbe creare gravi squilibri tra i Comuni, discriminando i più piccoli, poiché stabilisce nuovi limiti di esigibilità per quelli con meno di 15.000 abitanti. La destinazione di questi fondi, inoltre, non è stata chiaramente definita, alimentando il timore che possano essere utilizzati per compensazioni socioeconomiche non trasparenti.
Le speranze per il futuro
Nonostante le preoccupazioni sollevate, Augurusa ha ribadito la speranza che nelle prossime ore, durante il passaggio del disegno di legge tra Camera e Senato, possano essere apportate modifiche per ripristinare il percorso virtuoso che ha portato alla creazione della legge 83/23. In particolare, si augura che la Ministra del Lavoro, nei primi mesi del 2025, convochi finalmente il tavolo interministeriale per il lavoro frontaliero, previsto dalla stessa legge, per definire in maniera definitiva le condizioni di lavoro per i frontalieri italiani.