VARESE, 8 gennaio 2024-di GIANNI BERALDO
Dissacrante, ironico, diretto e sconveniente, questi i tratti distintivi che da sempre
caratterizzano il giornalista, scrittore, opinionista nonché autore teatrale
Andrea Scanzi.
Dopo il grande successo di Renzusconi (2018) e Il Cazzaro verde (2019-
2020), Scanzi ritorna sul palcoscenico con un nuovo spettacolo di satira politica
intitolato La sciagura – Cronaca di un governo di scappati di casa, tratto
dall’omonimo bestseller edito da Paper First. Lo spettacolo è prodotto da Loft
Produzioni S.r.l.
Spettacolo che andrà in scena sabato 11 gennaio al Teatro Sociale di Busto
Arsizio (inizio ore 18, I biglietti disponibili su TicketOne).
Per saperne di più lo abbiamo intervistato.
Andrea spiegaci questo nuovo spettacolo e cosa cambia rispetto agli altri
che hai portato in scena parlando sempre di politica
E’ il mio terzo spettacolo di taglio politico. Faccio sostanzialmente due tipi di
spettacoli: quelli politici e quelli di taglio musicale. Quelli musicali parlano di artisti
con cui sarebbe divertente parlarne. Quindi ho raccontato Giorgio Gaber,
Fabrizio De Andrè Ivan Graziani, ma pure Pink Floyd ecc… Poi ci sono gli
spettacoli di satira che strutturo in questo modo: monologhi di 90-100 minuti
all’interno dei quali racconto, in questo caso, il percorso di Giorgia Meloni e il suo
governo, con un taglio satirico. Quindi, chi viene a vedere lo spettacolo vede un
monologo comico, o comunque satirico. Non è un monologo barboso, divulgativo e
basta ma si ride anche, perché comunque cerco di mettere in luce certi aspetti
caricaturali. Che sono tanti in questo governo.
La prima parte è proprio su Giorgia Meloni e su come sia diventata Meloni Le sue
caratteristiche, il suo percorso, la sua ascesa politica. La seconda parte riguarda il
governo: quello che sta facendo o non sta facendo e alla fine c’è una riflessione
sul fatto se possano esistere delle alternative e nel caso come poter uscire da
questo obbrobrio.
Sul palco ci sono solo io, però utilizzo anche delle musiche, dei video e ci sono
delle foto. Quindi è uno spettacolo multimediale, che integra diversi elementi per
coinvolgere il pubblico in modo completo.
Quindi sul palco sei da solo ma pare di capire che non ci si annoi
minimamente
Infatti, non è che ci sono solo io con un microfono davanti, perché sarebbe una
roba orrenda. Questa è la struttura, quindi c’è musica e video politici soprattutto
della Meloni. Però c’è pure una bella colonna sonora. Per esempio, quando faccio
alcuni interventi o alcuni passaggi, questi sono accompagnati da un certo tipo di
musica che ho scelto con accuratezza.
I numerosi libri che hai scritto su questo tema, sono stati un punto di
partenza per il materiale di questo spettacolo, oppure o nello spettacolo
vi è del materiale nuovo rispetto a quanto avevi già scritto?
Allora, i libri sulla Meloni in realtà ne ho scritti due. Uno pubblicato un anno fa e si
chiamava La Sciagura, quindi sicuramente quella era la prima versione di La
Sciagura Spettacolo. Questa è la seconda stagione. La prima stagione l’ho fatta
tra aprile maggio e giugno, quindi sei mesi fa, non mille anni fa. La prima stagione
aveva chiaramente il testo del primo libro, con altre aggiunte, magari cose
accadute a marzo o aprile. Questo spettacolo è diverso dal primo, perché
chiaramente aggiornato e somiglia di più al secondo libro
intitolato …Continuavano a chiamarla Sciagura. L’ossatura è quella. Perché
comunque la Meloni è quella, non è che cambia. La Meloni fa politica da quando ha
15 anni, quindi quella parte lì non cambia. La seconda parte, ed è il del bello di
fare teatro, è che ogni volta è diversa, quindi chiaramente una data non è mai
uguale né alla precedente né alla successiva. Diciamo che questo spettacolo
somiglia di più al secondo libro.
A proposito, tra i protagonisti a livello di satira, e purtroppo non solo di satira, ce
ne sono tantissimi.
Partendo dal Cazzaro Verde con protagonista Matteo Salvini che proprio
nell’ultima manovra ha ricevuto altri milioni di euro per il ponte di
Messina
La lista è sconfinata. Il Cazzaro Verde è sicuramente uno dei peggiori. Ho fatto
anche un video sul mio canale YouTube parlando anche dello scontro che ha avuto
con Asco sul nuovo codice della strada, lui è davvero uno dei più disastrosi dentro
il governo.
C’è proprio una parte nello spettacolo dove elenco, facendo vedere le foto, una
dozzina di casi tragici del governo o comunque della maggioranza. Ovviamente ci
sono Salvini, Lollobrigida, Valditara, la Rocella, la Santanchè. In qualsiasi
altro paese si sarebbero già dimessi, ma tanto in Italia la questione morale non
interessa a nessuno, nemmeno alla destra. Però sicuramente uno dei grandi
problemi di questo governo, tra i tanti, è la classe dirigente, che è semplicemente
improponibile, con un livello bassissimo, tranne rari casi.
Libri, articoli, interventi sui talk politici, i tuoi interventi che fai anche
pubblicamente sui vari talk, per ogni situazione riscuoti sempre un grande
successo. Prendiamo i tuoi spettacoli dove vi è sempre molta
partecipazione di pubblico per sentire certi temi. Però, poi non c’è una
risposta concreta come la partecipazione al voto o altro per tentare di
cambiare qualcosa. Perchè secondo te?
Ti rispondo con una certa facilità, lo dico un po’ anche nello spettacolo. E’ un tipo
di riflessione che faccio da sempre. Tu evidenziavi il fatto che questi spettacoli
hanno sempre successo, è vero, ma spettacoli fatti e ideati in questo modo li facciamo soltanto in due. Gli unici giornalisti che fanno satira in questo modo
siamo io e Marco Travaglio. Poi ci sono tanti che fanno spettacoli, ormai il teatro
è diventato di moda per qualsiasi giornalista. Lascia che lo dica uno che lo fa da 15
anni: non è che uno si improvvisa teatrante.
In tal senso adesso vi è una moda persino eccessiva. Ora chiunque vuole fare
teatro, ma non arrivano mai a fare questo tipo di satira politica.
Quindi mi stai dicendo che il teatro non è adatto a tutti
La moda del teatro meriterebbe delle riflessioni. La satira politica è un’altra cosa e
nel mondo del giornalismo la facciamo – bene o male – solo io e Travaglio.
Insomma sostanzialmente siamo solo noi due a farla in questo modo. Per
rispondere nel merito, succede la stessa cosa che capitava con Luttazzi. O
con Grillo quando non era un soggetto politico, ma semplicemente un satirico.
Oppure era proposta da comici veri e propri come Guzzanti. Tornando alla
domanda precedente, vanno a teatro quelle persone che si sentono sole, che non
si sentono rappresentate e hanno ancora voglia di indignarsi. Hanno bisogno di
indignarsi, di riconoscersi in persone che non sono necessariamente politici, anzi,
quasi mai politici, ma che dicono quello che loro vorrebbero dire se avessero un
pulpito, un programma televisivo. O addirittura quello che vorrebbero sentir dire
da un partito o un movimento, che però non trovano.
Quella fetta di pubblico è numerosa per fortuna. Toccando ferro, diciamo che su 50
date, 45 sono sold out e 5 sono quasi sold out, quindi nessuno, almeno io
personalmente, non mi lamento. Ma quella fetta è comunque minoritaria nel
paese. Non è che una volta si diceva “urne piene, piazze vuote”? Non voglio dire la
stessa cosa, ma tutto sommato non c’è una corrispondenza diretta tra il fatto che
uno faccia il sold out e che Travaglio faccia il sold out, e che quindi ne consegua
che il centrosinistra, il PD, il Movimento 5 Stelle e Fratoianni abbiano la
maggioranza. No, secondo me è una piccola parte. Non so quanto piccola, ma
comunque siamo minoranze in questo paese.
Mi ricorda qualcosa di Nanni Moretti
Infatti. È un po’ quello che diceva anche Nanni Moretti in Caro Diario, quando
affianca quella persona al semaforo e improvvisamente le dice, senza alcun senso,
“Mi sa che io mi troverò sempre bene con una minoranza di persone.” Ecco, noi
siamo una minoranza di persone. E per vincere, devi convincere quelli che
cambiano voto, quelli che non sono radicati, quelli che, per esempio, sono di
centro, che una volta votano di qua, una volta votano di là. Nella fase attuale,
purtroppo, c’è uno zoccolo duro, indignato e incazzato, che va anche a teatro,
quindi va anche a vedere noi, o non solo noi. Però, in termini elettorali, rimaniamo
una minoranza.
Tre spettacoli in tre periodi diversi a livello politico: quali gli effetti?
Al di là del fatto che, toccando ferro, i teatri sono più o meno sempre pieni, però
cambia proprio l’umore. Lo senti. Quando feci Renzusconi nel 2018, prima delle
elezioni, c’era proprio una voglia di cambiamento, poi magari sbagliata, che
esplose col 33% dei 5 Stelle. Quando Salvini cominciò a fare le cazzate, sempre,
ma soprattutto dopo il Papete, lì c’era proprio la voglia di sconfiggerlo. Oddio, il
Cazzaro Verde vuole il potere, tutti i poteri, aiuto! E quindi ci fu mobilitazione, le
Sardine, succedeva di tutto. Adesso, invece, no. Adesso c’è una fase di stanca,
una fase di indignazione che è anche disillusione. Quindi, in questo senso, la
Meloni è, secondo me, la più pericolosa dei tre, ed è la più longeva teoricamente,
anche per questo motivo.
Senti, secondo te, Dario Fo, ad esempio, troverebbe l’humus ideale per
portare avanti la sua satira in un momento come questo?
La domanda è molto bella. Cerco di rispondere e argomentare. Dario Fo sì, perché
anzitutto era un talento che divideva sempre le cose tra “bene” e “male”. Aveva le
idee molto chiare e pochi dubbi. Oggi farebbe satira con grande forza, come ha
provato a farlo fino alla fine, anche nell’ultimo periodo era uno che si arrabbiava
sempre. Incarnava perfettamente l’intellettuale o il giullare come si definiva lui, il
satirico, sempre sulle barricate. L’esatto opposto, per esempio, di un Benigni.
Dario Fo era incazzato e sarebbe stato indignato e incazzato fino alla fine. Secondo
me, lui lo farebbe ancora oggi, individuando comunque qualcosa a cui appartenere
e, soprattutto, qualcosa da abbattere politicamente.
Oggi il nemico per lui sarebbe la Meloni. La troverebbe, credo, fascista, e direbbe:
“Noi artisti dobbiamo essere contro”. Ce lo vedo fare. E farebbe, secondo me, degli
spettacoli molto belli. Uno che, invece, oggi avrebbe profonda fatica, e proverebbe
profonda fatica nel fare spettacoli nel salire sul palco, per meglio dire nello
schierarsi, è Gaber. Cioè, io non ho nessun dubbio su Dario Fo, perché me lo
immagino. Invece Gaber era già uno che era già profondamente problematico
anche negli anni ’70, negli anni ’80, negli anni ’90. Figurati oggi quanto sarebbe
smarrito, quindi credo che incarnerebbe perfettamente quella disillusione,
incazzata, ma comunque disillusione.
Senti, tra tanta nefandezza politica, però, tu lasci anche lo spazio per il
ricordo di Borsellino nel tuo spettacolo.
Eccome se c’è, e ovviamente lo ricordo con un affetto infinito. Ma lo ricordo anche
con una certa rabbia perché Borsellino è profondamente legato al percorso di
Giorgia Meloni. Giorgia Meloni ha sempre detto e scritto (i suoi libri li ho letti tutti
anche per lavoro) che ha cominciato a fare politica e si è iscritta al Movimento
Sociale Italiano dopo la morte di Borsellino. Io so che questa cosa è vera, perché
minimamente l’ho anche conosciuta e capisco che è sincera su questa cosa.
Il giudice Borsellino aveva simpatie per la destra
Borsellino era un uomo di destra, di profonda destra. Quello che però dico nello
spettacolo, facendo vedere la foto di Borsellino, è: “Ma che cavolo fai oggi a citare Borsellino e a dire che quello che stai facendo al governo lo fai pensando anzitutto
a Borsellino?” Cioè a me va bene che tu faccia politica ispirandoti a Borsellino e
che creda nell’estrema destra, che è un’estrema destra molto diversa da quella in
cui credeva Borsellino. Ma qui si aprono troppi fili. Però adesso tu sei al governo
demandando la giustizia a Nordio. Cioè, a Berlusconi: la giustizia incarnata da
Nordio piacerebbe, secondo la Meloni, a Borsellino? Ma stiamo scherzando?
Borsellino ha dato la vita per la sua idea di Stato, che era un’idea anche utopica, e
questi vogliono smantellare tutto. Questi fanno favori dalla mattina alla sera ai
colletti bianchi, questi vogliono anzitutto salvare il proprio culo. La questione
morale non esiste più, di cosa stiamo parlando?
Quindi il ricordo di Borsellino c’è, profondamente affettuoso, figurati. Io sono
praticamente coetaneo della Meloni. Anch’io non è che mi iscrissi a un partito
politico, però mi iscrissi a Giurisprudenza dopo la morte di Falcone e Borsellino,
con risultati pietosi. Infatti dopo due anni cambiai facoltà. È ovvio che la nostra
generazione è stata devastata da quelle morti e proprio per questo mi incazzo,
perché non hai capito niente dell’idea di giustizia di Borsellino. Cioè, li avrebbe
inseguiti col forcone gente come Nordio, questi pseudo garantisti.
Tu proponi questi spettacoli per l’esigenza di raccontare qualcosa, o per
immortalare una fotografia impietosa di questo paese a livello politico? O
che altro?
Anzitutto, scusa la sincerità, perché mi diverto da morire a teatro. La motivazione
è anzitutto personale. Ho cominciato a fare teatro per caso perché me lo chiesero
nel febbraio del 2011.
Perché uno come Vannacci ha successo?
Perché ci sono tanti italiani che la pensano come loro. Non è che sono degli
usurpatori, ragazzi! Cioè, se uno va al bar, di Vannacci ne incontra mille e in
qualsiasi realtà. Se uno fa un giro sui social, e purtroppo bene o male lo facciamo
tutti, i commenti sotto i post, sotto i video, sono aberranti. Siamo pieni di
Vannacci, siamo pieni di Delmastro. La Meloni non ha vinto le elezioni perché ha
rubato. Ha vinto le elezioni perché, tra i pochi che ancora vanno a votare, molti
sono come Vannacci. E Vannacci, io me lo ricordo prima delle elezioni europee,
facevo questo spettacolo, ho fatto 25 date in un mese, quindi ogni volta dicevo
‘sta cosa, c’era sempre tra il pubblico qualcuno che mugugnava. E io dicevo
proprio questo: “Ragazzi, voi credete che Vannacci non prenda voti, ma è un
errore. Farà il record di preferenze, perché tanti sono come lui in questo paese e il
mondo reale non somiglia alla vostra bolla”. Il fatto poi che ci siano sempre meno
persone che vanno a votare è il segno di una disconnessione. E purtroppo chi sta a
casa fa il gioco della destra.
Però la gente è arrabbiata nonostante tutto
Sempre meno, e sempre più confusamente. La gente si arrabbia, va a teatro,
ascolta la satira, ma poi alla fine si trova intrappolata in un sistema dove la risposta politica che cerca non arriva mai. E quindi, si alimenta una frustrazione che finisce per scegliere soluzioni che sono esattamente quelle contro cui ci si dovrebbe ribellare. Tipo Vannacci, tipo Trump. Siamo al paradosso che i poveri, pur di fare dispetto alle elite di “sinistra”, votano Trump. Roba da matti. Siamo convinti che tutto il mondo ci somiglia. Non è vero nulla. Siamo sempre lì, siamo una minoranza. La maggioranza delle persone, o meglio, la maggioranza delle persone che vanno a votare oggi è così incazzata, così arrabbiata, così rigorosa che si rivede nei deliri di Vannacci. E non solo, se Vannacci viene attaccato da
Saviano, da Scanzi, da Giannini, da Fazio, quella parte di gente che magari non ha
mai letto un libro, per dispetto di quegli intellettuali comunisti, zecche rosse, bla
bla bla, gli compra pure il libro. Io sono convinto che le sue centinaia di migliaia di
copie, questo ha venduto veramente una cifra spropositata, è stata una mossa di
marketing monumentale. La stragrande maggioranza non ha manco letto una
pagina, però era un segnale per dire: “Io lo compro così faccio dispetto”. E il voto
è stato un po’ la stessa cosa per molti. C’è gente che la pensa così. E purtroppo
quelli che giustamente sono indignati di fronte a Vannacci, se vent’anni fa
scendevano in piazza, facevano i girotondi e si incazzavano guardando Santoro,
poi andavano a votare. Non dico tutti, ma oggi molti di loro hanno smesso di
votare. E se smetti di votare è legittimo, lo capisco, però l’effetto concreto che
stando a casa regali il paese alla Meloni.
Torniamo a parlare di satira: cosa pensi di Crozza?
A me piace molto. Non lo sento da tempo, ma non per qualche litigio. Siamo stati
anche abbastanza amici, l’ho pure intervistato quando ero al Mucchio
Selvaggio (storica rivista musicale di tendenza, ndr). Ho anche delle foto insieme.
Ma da allora sono trascorsi circa vent’anni, sarà stato il 2004 o 2005. È molto
bravo, sono contento che sia alla Nove dove ci siamo anche noi con il
programma Accordi e Disaccordi. In televisione è per distacco il più bravo che
c’è. Ha degli ottimi autori, è un grande imitatore, mi piace. Poi, se mi chiedi
proprio la mia classifica dei satirici, trovo che il più bravo di tutti sia il Grillo degli
anni ’90. Per me resta il migliore, così come un Luttazzi. Aggiungerei pure Benigni,
ma quello a cavallo tra i ’70 e gli ’80, quindi ormai siamo quasi a 50 anni fa. Era
strepitoso!
Conduceva una trasmissione di culto alla Rai intitolata Televacca
Esatto. Lui e Carlo Monni. Da toscano, amo la satira ancora più incazzosa, se vuoi.
Il prossimo spettacolo? Speriamo sia incentrato su qualcosa di sinistra,
sul PD o qualcosa di simile che evidenzi il fatto che una parte della
sinistra è al governo.
Sinceramente il prossimo spettacolo credo e spero, possa essere musicale. Lo
spettacolo attuale lo farò finché ovviamente avrà senso farlo. Quindi temo per
molto tempo perché questi governeranno almeno fino al 2027. Però onestamente,
il prossimo spettacolo, che non so quando sarà, come ti dicevo lo vorrei fare
musicale, oppure raccontando un grande della letteratura. Non lo so, sto andando a caso, diciamo che la mia è una sorta di provocazione. La satira funziona se hai un obiettivo chiaro. Se facessi uno spettacolo sulla parte politica a me meno distante o più vicina, so già che buona parte del pubblico mi direbbe “Ma che cazzo fai?”. Ma non escludo nulla.
Sei ottimista?
Per niente, men che meno se si parla di politica italiana. Lì non ha proprio senso
essere ottimisti. Ma figurati. Però qualche volta ho sbagliato i pronostici: magari lo
facessi adesso.